«Quanto accaduto questa mattina all’Enaip è una spia del fatto che l’emergenza educativa non può essere affrontata solo dalla scuola. Il mondo adulto, nella sua totalità, deve prendersi le proprie responsabilità».
Così l’assessora ai Servizi Educativi del Comune di Varese Rossella Dimaggio interviene sull’episodio di violenza che ha scosso Varese nella mattinata odierna (leggi QUI, QUI). Nelle ore immediatamente successive all’accoltellamento da parte di uno studente 17enne ai danni di una professoressa di 57 anni, Palazzo Estense aveva inviato alla stampa locale una nota in cui la stessa amministratrice aveva appunto pronunciato la frase «emergenza educativa».
A VareseNoi.it Dimaggio amplia il concetto: «Non conosco questo ragazzo, né la sua storia, ma in questa vicenda c’è un segno di fragilità di cui tutti noi adulti dobbiamo farci carico. Si tratta della fragilità emersa dall’onda lunga del lockdown, che ha portato i giovani a una sorta di ritiro sociale, una situazione di chiusura che dobbiamo cercare di ridurre affinché essi ritornino davvero protagonisti della loro vita. Ma si tratta anche di una fragilità che viene dal mondo adulto e allora siamo tutti chiamati a riprendere in mano la responsabilità dell’educazione, senza pensare che la scuola o le famiglie o gli educatori sportivi possano farcela sempre da soli».
«Quando dico mondo adulto - continua Dimaggio - mi riferisco anche a tutte quelle agenzie educative che a vario titolo e su tutto il territorio nazionale hanno il compito di farsi carico del percorso dei giovani e di questa crisi sociale di cui i ragazzi ci danno testimonianza. Ci vuole un patto educativo fra tutti i soggetti coinvolti. E non bisogna commettere l’errore di “vivere” i nostri ragazzi in maniera frammentaria: la scuola una parte, la famiglia un’altra, lo sport un’altra ancora… Il soggetto va preso nella sua totalità di persona».
La responsabile dei Servizi Educativi di Palazzo Estense spende parole di grande vicinanza verso l’istituto coinvolto nell’episodio e verso il personale che a vario titolo ivi lavora: «So per esperienza che l’Enaip ha una grande attenzione alla crescita armonica dei ragazzi, perché è una scuola in cui i giovani vengono presi in carico non solo dal punto di vista della formazione, ma anche sotto il profilo delle esigenze personali. E, d’altro canto, noi come assessorato non abbiamo mai avuto sentore che potesse accadere un fatto così grave, in questa come nelle altre scuole cittadine. Pur nella speranza che rimanga un episodio isolato, però, ora una spia si deve accendere e noi, anche come amministrazione, siamo chiamati a riflettere, oltre che a continuare a fare di tutto affinché si crei una comunità in grado di affrontare i problemi in modo solidale. Se c’è una crisi educativa, essa ci accomuna a tutto il Paese, per questo occorre rafforzare il presidio nel mondo della scuola: ci piaccia o no, è il luogo dove tutto accade, dove si educa alle relazioni, all’affettività, dove si cresce. C’è bisogno di un sostegno sotto tutti i punti di vista. Qui a Varese abbiamo il tavolo prefettizio sul disagio giovanile ed è molto importante».
Rossella Dimaggio domani si recherà a far visita alla professoressa ferita ma anche all’Enaip, per portare sia alla donna che all’istituto la propria vicinanza. Ma non dimentica, a differenza di quanto fatto dal Ministro Giuseppe Valditara (leggi QUI), almeno di citare il ragazzo responsabile del reato. Sarebbe altrimenti inutile parlare di fragilità… Nella nota diffusa in mattinata il Ministro dell’Istruzione aveva annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nei confronti del responsabile per “danno di immagine arrecato allo Stato”. Interrogata nel merito l’assessora così risponde: «Mi pare un’espressione fuori luogo. Ricordiamoci sempre che il mondo giovanile è il frutto anche dei nostri percorsi. Io, più che di danno, parlerei di dolore… Il dolore di una comunità, perché il primo pensiero va alla professoressa ferita, alla quale esprimiamo vicinanza e gratitudine; ma il secondo va proprio al ragazzo, che in qualche modo va capito pur davanti a un atto così estremo e così assurdo e pur rivendicando l’esigenza del rigoroso rispetto delle regole e della legge».