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Hockey | 20 gennaio 2024, 21:57

IL COMMENTO Il cielo ha guardato giù e stavolta ha scelto il Caldaro. Ma noi l'abbiamo aiutato...

Le parate decisive di Perla nella finale di un anno fa sono toccate al portiere altoatesino Andergassen, il gol a porta vuota lo hanno segnato loro e non noi, che ci siamo fermati ai pali di Majul e Raimondi. Qualcosa però è mancato: l'impatto del primo tempo e la capacità di indirizzare la partita, il killer sotto porta ma anche o forse soprattutto Fanelli, Massimo Cordiano e Desautels. Metteteli dentro e vediamo come finisce

Il destino ha scelto il Caldaro, ma non ha fatto tutto da solo (foto Alessandro Umberto Galbiati)

Il destino ha scelto il Caldaro, ma non ha fatto tutto da solo (foto Alessandro Umberto Galbiati)

Non si può vincere sempre e bisogna saper perdere, soprattutto dopo che ti sei preso tutto per un anno. Frasi fatte ma che a Varese sappiamo tramutare nella realtà, a differenza di ciò che accade su altre piste, in particolare su una, di Ihl. Negli applausi e nel grazie al Varese, ma anche in quelli al Caldaro. Che ha avuto qualcosa in più e ha meritato la finale. Noi restiamo noi: il pubblico vuole vincere, la società vuole vincere, la squadra vuole vincere. Bisogna solo capire come ritrovare la virgola che è mancata, e che gli avversari hanno avuto, per trasformarla di nuovo in un punto.

Adesso sappiamo cosa ha provato il Caldaro nel perdere uno scudetto a gara 7, anzi a gara 6 quando lo aveva già in pugno, e una finale di Coppa Italia con l'ultimo gol di Franchini subito a porta vuota come oggi è capitato a noi, che quella coppa non potremo andare a difenderla. Il cielo, come temeva Matteo Malfatti, ha guardato giù, ma dall'altra parte. 

Se Rocco Perla ha tolto una Coppa al Caldaro, stasera è stato Alex Andergassen a strappare la coccarda tricolore dalle maglie dei Mastini. Chi la fa, l'aspetti ma questo è solo un titolo per togliersi il peso o il vuoto nello stomaco. C'è di più, molto di più sotto la copertina dominata dai voleri del fato (i pali di Majul e Raimondi, le parate del portierone altoatesino).

E quel di più è la capacità di guidare e indirizzare una sfida senza appello (l'anno scorso le due  gare decisive le abbiamo vinte facendolo noi, segnando per primi in finale di Coppa e in gara 7), la sensazione di una completezza e una pienezza della pista in difesa e nelle incursioni offensive, la capacità di fare male con più uomini alla prima occasione che hanno spostato l'inerzia dalla parte bolzanina.

Il Varese ha vissuto d'impeto e capacità di assediare l'avversario quando gli si è chiusa la vena - è capitato dopo la parata di Perla che ha negato il 2-0 dopo 23 minuti all'altoatesino Selva - e ha giocato a memoria, con quello che ha saputo sempre fare senza che nessuno glielo dicesse, spinto dalla bolgia dell'Acinque Ice Arena ma il Caldaro ha menato i fendenti capaci di lasciarci sulle gambe che noi non abbiamo saputo sferrare. L'istinto killer, l'uomo del destino, l'afflato vincente hanno cambiato lato della storia almeno per una sera.

Come riportarli dalla nostra parte?

Con Fanelli e Massimo Cordiano, stasera assenti, in difesa quando ti giochi la vita: Nicolò è uno dei migliori difensori giovani del campionato, Massimo un concentrato di quell'esperienza vincente che spostano l'asticella da una parte o dall'altra, come accadeva con Piccinelli. 

Con l'arma in più Desautels, quando otterrà il benedetto visto: troppo vincente, troppo importante, troppo empatico, troppo presente nelle pieghe dello spogliatoio, troppo mastino per non averlo, quando potremo, accanto a Naslund.

Con un impatto diverso nel primo tempo: l'inerzia, quando affronti 60 minuti senza ritorno, si sposta lì. Si sposta prima, non dopo perché non sempre, o quasi mai, il sacrificio e la fatica di dover ribaltare una squadra come il Caldaro alla lunga non pretendono un prezzo da pagare con il sangue. 

Con tutte queste poche cose, che in realtà abbiamo già, siamo abbastanza convinti che il Varese possa rigiocarsela e rivincere, sopratutto in un playoff lungo, con il Caldaro, con il Pergine e con tutti. Proprio gli avversari di stasera insegnano come dopo aver perso si può tornare a vincere, restando lì e non mollando mai, contro gli stessi avversari che ti avevano tolto tutto.

Restano un pubblico fantastico e la consapevolezza che siamo arrivati e arriveremo ancora in fondo a giocarcela come quella che il destino, quando bacia Andergassen e restituisce qualcosa al Caldaro, non per questo vuole punire Perla e il Varese. Semplicemente dà e toglie, facendo cadere polvere di stella sui dischi di Majul e Raimondi e mandandoli sul palo. Vorrà dire che quella stella andremo a prendercela, così da evitare che possa rifarlo.

Andrea Confalonieri


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