Riceviamo e pubblichiamo da un nostro lettore:
Illustre direttore,
Mi permetto di porre la mia attenzione su un fatto che, son sicuro, non sta passando inosservato in quel di Varese, anche per la sua eloquenza metaforica. L'orologio sulla Torre Civica, da anni perennemente afflitto da cronici ritardi, da qualche settimana è del tutto fermo.
Un guasto che temo fornisca un assist magistrale a coloro i quali si lamentano di una città statica, sempre più vicina al “deserto ben attrezzato” (con il “ben” che a tratti vacilla) che descrisse Indro Montanelli. Ecco dunque la staticità e la desertificazione, fissate in quelle lancette ferme, che nottetempo sono pure retro-illuminate, vedi mai che qualcuno non le noti.
Ma ciò non riguarda solo i fustigatori del tempo attuale: ogni passante, alzando lo sguardo verso la Torre, può ritrovarsi a riflettere su quanto il tempo, prezioso e implacabile, scorra incessantemente mentre l'orologio rimane immobile. L’edificio, simbolo dell’orgoglio civico varesino, restituisce oggi l’immagine di una città imprigionata in un istante senza movimento, come se stesse cercando di fissare un momento (quale poi?) che invece continua a scivolare via. Un dettaglio che risulta ancora più stridente osservando invece l’implacabile puntualità dei quadranti dell’augusto vicino, il campanile del Bernascone… che pur godendo forse di un maggior credito presso le grazie divine, ha evidentemente teste pensanti e braccia operose a badare alla sua efficienza.
Quindi, per favore, riportiamo l’orologio del nostro “campanile laico” all’adeguata puntualità … a meno che non si voglia trasformare una “nota stonata” in un simbolo.
Cordialmente
Manlio Scorsetti