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Basket | 03 dicembre 2023, 22:05

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Le domande da farsi prima di fischiare (e silurare) coach B.

Vedi Cremona e pensi: perché Varese no? Perché sono stati commessi tanti errori, che vengono prima della supposta inadeguatezza dell’allenatore

Foto di Fabio Averna

Foto di Fabio Averna

Si rischia di morire di invidia, ultimamente, a Masnago. 

Un paio di scommesse azzeccate (Zegarowski e Golden, classe 1998) messe vicino però (e fa tutta la differenza del mondo) a giocatori di esperienza (Pecchia, Lacey, Zanotti, Adrian…) e a stranieri che conoscono il basket europeo (Mccullogh). In panchina un allenatore che può dettare un gioco - semplice, efficace, onesto: nessun apparente “obbligo di sistema”, nessuna pericolosa pervicacia su idee che non funzionano sul breve e medio periodo. Al loro posto duttilità, creatività da contadini del basket (ed è un complimento), visioni che non vanno oltre qui e ora (ed è un bene, talvolta).

Ah già, anche un budget che sarà forse superiore a quello di Varese - sinceramente non lo sappiamo - ma di certo non assomiglia a quello di Paperon dei Paperoni.

Vedi Cremona e pensi: perché Varese no? E la risposta viene prima dei fischi e delle aggressioni verbali a Bialaszewski e a Cauley-Stein, frutto di un’adrenalina che non vede che in un rapporto di causa-effetto le disgrazie hanno una paternità più certa.

Proviamo una grande empatia nei confronti dell’attuale allenatore della Pallacanestro Varese. Metterlo in discussione alla settima sconfitta in campionato è legittimo dei costumi nostrani e lo faremmo a cuor leggero anche noi, ma solo se qualcuno prima ci spiegasse due o tre cose. 

Ci spiegasse per esempio perché è stata costruita una squadra che non è in grado di giocare il basket che si vuole giocare, in quanto mancante dei presupposti che c’erano lo scorso anno. E allora uno non può essere uguale a uno.

Ci spiegasse perché è stato scelto un centro che non vede un pallone in attacco (oggi due tiri dal campo per Cauley-Stein…), difende non più di due azioni a partita e approccia ogni impegno agonistico con timore e sonnolenza. 

Ci spiegasse perché non è stato preso un giocatore in grado di servire i compagni con continuità o perché - e sono gli errori più gravi - è stata messa sul piatto una schiera di esordienti senza mischiarli con un vissuto cestistico consistente e senza salvaguardare l’apporto di chi conoscesse l’ambiente, la pressione, i tifosi, le salite e le eventuali discese.

E poi, ancora più importante: quanto spazio ha per incidere davvero chi sta in panchina? Dove e come sbagliano Bialaszewski e chi allena con lui se lo spartito non si può cambiare? In che cosa e in quanto pesa l’allenatore sull’insufficiente - finora - cammino stagionale? 

L’impressione è che prima di essere sbagliato B., siano sbagliate tante altre cose. E che sia difficilissimo ammetterlo.

Fabio Gandini


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