Non è un mistero: le società sportive dilettantistiche, in tutta Italia, sono alle prese con le novità della Riforma dello Sport che impongono di modificare, anche radicalmente, il loro modo di operare. Generando confusione, interrogativi, in qualche caso dubbi sulla stessa possibilità di andare avanti. Il Coni, regionale e provinciale, e Assb, con il Comune di Busto Arsizio, hanno organizzato incontri con professionisti (VEDI QUI) per provare a orientare le varie realtà. Iniziativa partecipata e apprezzata (VEDI QUI). A colloquio con Giuseppe Abenante, Dg dell'Antoniana, centinaia di iscritti, tante belle pagine di calcio e socialità alle spalle.
Punto di partenza: inizio luglio 2023. In quel momento, le società sportive iniziano a misurarsi con il nuovo corpus di regole. E con nuovi portali telematici. «Ce ne sono due – ricostruisce Abenante - su uno devi registrare l’organigramma, l’altro serve a tesserare. Non è possibile andare avanti parallelamente su entrambi, occorre effettuare un primo iter e, solo una volta ricevuta conferma del corretto completamento, mettersi sul secondo. Noi ci siamo mossi immediatamente ma abbiamo ricevuto l’ok per passare dall’una all’altra procedura più o meno a metà settembre. Settimane di attesa, con il periodo delle vacanze estive di mezzo, mentre sbrigavamo gli impegni di sempre e le scadenze, a cominciare dall’inizio della stagione, si avvicinavano. E i ritardi on line non sono acqua passata, basti pensare che ancora adesso non è possibile scaricare i contratti degli allenatori».
Al di là dei tempi, completare le procedure non è proprio una passeggiata. «Occorre svolgere una mole senza precedenti di lavoro informatico, anche complicato. Non sono più sufficienti le competenze del segretario, o della segretaria, di una volta. Serve una figura con una formazione aggiornata. E anche questa deve sgobbare. Noi ci siamo dati da fare pure di notte e ce l’abbiamo fatta. Ma nel nostro mondo ci sono tante realtà piccole, poco strutturate. Agli oratori, per esempio, non si è pensato? Dal livello nazionale della Figc non sono stati messi a disposizione servizi di tutoraggio. Da ringraziare, invece, Assb e Coni locale, oltre che Sergio Pedrazzini, presidente del Comitato Regionale Lombardia della Lega Nazionale Dilettanti. Ha compreso tante delle nostre difficoltà, sostenendoci».
In generale, l’opinione di Abenante (ma il giudizio è diffuso, non solo a livello locale) è che la società sportiva dilettantistica venga considerata, e deve comportarsi di conseguenza, come un’azienda a tutti gli effetti. «Per quanto riguarda i compensi – prosegue il Dg – c’è una soglia fissata a quota 150 euro. Al di sotto, chi “lavora” per la società ottiene una sorta di rimborso spese a seguito di rendicontazioni. Capisco la logica ma si tratta di una pratica impegnativa, pensiamo a quei direttori sportivi che vanno a vedere tutte le partite dei piccoli: devono presentare le pezze giustificative ogni volta. E, di nuovo, c’è bisogno di un addetto che segua puntualmente il tutto».
Peggio va se il compenso supera la soglia. «Chi conosce le nostre realtà sa che spesso non è possibile stare al di sotto. Per esempio se un giocatore della prima squadra viene da fuori e deve percorrere certe distanze per raggiungerci, con le spese del caso. A quel punto, anche se il compenso è modesto, bisogna formalizzare un contratto ed erogare quelle che sono buste paga a tutti gli effetti. Quindi, alla figura del commercialista che già abbiamo, dobbiamo aggiungere quella del fiscalista, con i costi che questo comporta».
Ed è solo l’inizio. «Ovviamente, a questo punto, l’atleta ha diritti come malattia o congedi per maternità/paternità. Li abbiamo sempre garantiti, comunque la filosofia della riforma ha una sua ragion d’essere. Ipotizziamo, però, che qualcosa vada storto sotto il profilo personale. Può nascere un’incompatibilità del giocatore con allenatore e compagni, possono verificarsi litigi, screzi, magari mancanza di serietà negli allenamenti. Succede. Fino a oggi, in questi casi, ci si è sempre messi d’accordo, per esempio con una cessione anticipata. Ora la questione diventa molto più complessa. Intanto, la società dovrebbe continuare a elargire il compenso all’atleta fino al termine della stagione. E poi, in caso di iniziative come l’esclusione dalla rosa o simili, si rischia un’accusa di mobbing. C'è chi prefigura ricadute penali».
Una situazione che può minare la serenità di tutti ma, in particolare, delle figure apicali. «Non si è pensato che anche quelle meritano tutele?» si chiede Abenante, che aggiunge: «Senza l’impegno dei presidenti, tante realtà come le nostre, semplicemente, non esisterebbero. La ricchezza dello sport sui territori si deve anche a loro. Poi si aggiunge un’altra questione. Se, per evitare guai, devo mantenere in squadra un piantagrane, per giunta pagandolo, che esempio do ai suoi compagni? Ai ragazzi e ai bambini delle giovanili? Per l’Antoniana, come per una miriade di società sportive, a Busto e in Italia, il discorso educativo è importante».
Tutela e pratica di determinati valori, del resto, toccano anche altri aspetti. Le regole sui compensi, per esempio, hanno lo scopo di mettere ordine con punti fermi. Ma il rischio è che si arrivi a un risultato ben diverso. «Chi fatica a rispettare i paletti, o semplicemente il furbetto di turno, potrebbe mettersi a pagare sottobanco. Una scorciatoia per non sottostare all’obbligo delle contrattualizzazioni con relative buste paga. Ovviamente ciascuno si assume le sue responsabilità, ma il rischio è alimentare il nero e la concorrenza sleale tra società. Nasce un’enorme questione legata ai controlli».
Il quadro è in divenire, con tempi che si stanno dilatando e interminabili attese di correttivi che possano sciogliere dubbi, rasserenare, fornire indicazioni definitive (al momento si riscontrano interpretazioni differenti da parte degli stessi addetti ai lavori). Nel frattempo, Abenante riflette: «Anche le intenzioni migliori, a volte, finiscono col generare conseguenze disastrose».