«Non sto mai fermo». Da Merano agli Usa, dagli Usa alla Finlandia, dalla Finlandia a Varese, dai pattini alla tavola da windsurf, dalla difesa all'attacco, dove ha giocato (e segnato). Michele Vignoli, 23 anni, è il Superman dei Mastini, non solo per un fisico bestiale (193 centimetri per 93 chili) ma anche perché, a quell'età, ha forse già percorso la strada che in tanti non esploreranno mai. Sorriso che conquista, Vignoli prepara la sfida di sabato al Caldaro - «Sarà una gara di mille azioni e mille emozioni, con la disciplina e in cinque contro cinque ce la giochiamo» - in una Varese che gli piace tantissimo: «Attorno ci sono anche le montagne, in centro locali bellissimi. E il nostro pubblico è enorme».
Michele Vignoli Sanin. Perché Sanin?
È il cognome di mia mamma Margherita.
Meranese e...
...ferrarese come mamma e bolognese come papà.
La prima volta sul ghiaccio?
A tre anni e mezzo, sempre grazie alla mamma. Vengo da una famiglia di sportivi: papà Massimo è un ex giocatore di hockey, Margherita è stata pallavolista e maestra di sci.
Com'è giocare a hockey da bimbo?
Sono gli anni migliori: ti diverti e non pensi a niente, cadi e ti rialzi.
Sei un globettotters del ghiaccio: partiamo dagli Usa.
Il primo anno ho giocato in Oregon: mi arrivò la proposta alle 2 di notte, cercavano un difensore giovane con un fisico maturo. Ho risposto: mandatemi il contratto e arrivo. Tre settimane dopo ero là. Nel secondo per metà stagione a Seattle e per l'altra metà agli El Paso Rhinos: una settimana prima di vincere il campionato è arrivato il Covid e abbiamo chiuso. Un colpo alla schiena, avrei giocato l'ultima finale anche con un menisco rotto. Nel 2021 sono tornato in America, Salt Lake City, Utah: la Peaks Ice Arena è qualcosa di pazzesco.
Come arrivi in Finlandia?
Il mio sogno era quello di andare a giocare in un college Usa: l'ho sfiorato grazie a una borsa di studio ma, purtroppo, durante il Covid hanno tagliato i fondi... a quel punto mi sono posto tre strade: tornare in Italia, smettere o andare in Finlandia. Ho scelto quest'ultima grazie al mio ex allenatore finlandese di Merano, Sami Sumkin, con cui sono cresciuto tantissimo. Quando arrivò ero il capitano dell'Under 16 e facemmo un patto: io gli avrei insegnato l'italiano e il tedesco, lui l'inglese.
Cosa ha visto in te Sami?
Voglia e passione che mi portavano ad allenarmi anche con due squadre diverse, ero il primo ad arrivare agli allenamenti e l'ultimo ad andarsene. Mi disse: «Se ci credi, vai in Finlandia». Sono state due stagioni toste, tra piccoli infortuni e uno più serio alla mano sinistra il secondo anno.
Il fisico lo vedono tutti: raccontaci il resto.
In America il mio allenatore Paul Taylor ha visto qualcosa in più del difensore che ero, uno "scouring touch" (letteralmente: tocco abrasivo). In difesa tendo a puntare l'uomo, cosa che può anche sfociare in penalità, così ha iniziato a schierarmi come ala. Risultato: 7 punti nelle prime 5 partite, poi molti altri. Anche perché corro tanto, mi piace il forecheck e, forse, quando i difensori avversari mi vedono arrivare con il mio fisico possono aver paura e qualcosa riesco sempre a creare. In Finlandia, infatti, ho giocato là davanti, così come facevo fino all'under 14. Le convocazioni in azzurro, dopo la super stagione dell'under 16 a Merano da vicecampioni d'Italia, sono comunque arrivate da difensore.
Attacco, difesa, attacco: coach Czarnecki ti ha portato per la prima volta davanti sabato scorso a Dobbiaco. Hai fatto una discesa a tutta pista, sfiorato il gol e, sul rimbalzo, Perino ha messo dentro il 5-1...
Diciamo questo: se gioco in difesa, so come pensa un attaccante. Se lo faccia in attacco, so come si comporta un difensore.
Ai Mastini come va?
Sono contento di avere accettato la proposta di Malfatti e di essere qui. I tifosi sono enormi e ti seguono sempre. Ci ho messo un po' a entrare nel meccanismo, anche perché ci sono tante aspettative e, soprattutto all'inizio, si sentiva la pressione o, in alcuni casi, il paragone con i giocatori dell'anno scorso che non ci sono più e che per quello che hanno fatto avrebbero meritato di esserci. La miglior partita? Feltre. Poi è arriva la carica da dietro con l'Appiano e ho dovuto fermarmi un po': ma Michael Mazzacane è stato bravo a tenermi al guinzaglio...
Come sta il Varese?
Bene. Abbiamo forse risentito un po' dell'assenza di Niklas, ma ora che è tornato stiamo subendo meno gol e siamo sulla buona strada. Forse avremmo dovuto concretizzare di più e vincere prima una delle tante partite finite all'overtime o ai rigori ed essere più disciplinati. Ma quando premiamo sull'acceleratore, non molliamo nulla.
Veniamo al Caldaro: al momento è la squadra più forte e in forma?
È davanti a tutti, ha perso una sola volta ai rigori: tanto di cappello. Giocare contro il Caldaro, però, è "bello" e stimolante. Quali armi dobbiamo usare? Per prima cosa dico la disciplina: in cinque contro cinque ce la giochiamo. Poi l'intensità. Sarà una partita dalle mille azioni e dalle mille emozioni.
Dall'America alla Finlandia e a Varese: com'è la città?
Bellissima, mi sento a casa anche grazie alle montagne che la circondano e alla natura. Il centro è carino, ci sono bellissimi locali: con i miei compagni ci troviamo spesso al Birbante o da Ultimo.
Durante l'estate slacci i pattini e infili una tavola...
Sono un maestro di windsurf a Porto Pollo in Costa Smeralda. Nasce tutto da quando ero piccolo e non dormivo mai: l'unico modo per riuscire ad addormentarmi era quello di legare la culla a un windsurf con poco vento e prendere il largo con l'acqua calma. A 16 anni ho iniziato a lavorare come aiuto istruttore al Rupi's, dove proseguo tutt'ora la mia attività. La stagione inizia molto presto, a inizio aprile, e finisce molto tardi, ai primi di novembre: io ovviamente ad aprile non ci sarò...
Cosa ti dà il windsurf?
Una via d'uscita dall'hockey e da otto mesi vissuti sui pattini: mi rigenera. È molto duro quando c'è vento, ma anche insegnare con l'acqua calma non è semplice. Diciamo che vivo sull'acqua, anche se non sempre è ghiacciata.
Con i tuoi compagni sei stato al palazzetto a vedere l'Openjobmetis: sensazioni?
Ambiente incredibile, ma abbiamo anche noi un pubblico enorme: aspettiamo il tutto esaurito. Credo sia magnifica, oltre alle vittorie, la risposta data dalla città: i giocatori dei Mastini vengono riconosciuti, ci sono un aumento esponenziale degli iscritti al vivaio e tanta gente che fa sacrifici per l'hockey. Tutto questo significa che qui stanno costruendo il futuro e che a Varese questo sport è conosciuto e amato. In tanti vogliono far giocare i loro figli in questo ambiente: non è bellissimo?
Sedicesima giornata - Giovedì 30 novembre
Stasera (20.30): Como-Valpellice.
Domani (20.30): Appiano-Dobbiaco (20), Caldaro-Bressanone, Pergine-Feltre, Alleghe-Valdifiemme. Riposa: Varese.
La classifica
Caldaro 39. Varese 33. Pergine* 32. Appiano* 24. Feltre 23. Alleghe 22. Valdifiemme* 17. Como* 15. Bressanone 10. Valpellice 7. Dobbiaco 3. *una in meno
Diciassettesima giornata - Sabato 2 dicembre
Ore 18: Bressanone-Valpellice. 18.30: Varese-Caldaro (clicca QUI per i biglietti). 19.30: Valdifiemme-Appiano. 20: Dobbiaco-Alleghe.
Domenica 3, 18.45: Como-Pergine. Riposa: Feltre.