Ieri sera in sala Tramogge a Busto Arsizio si è tenuto il convegno “Enrico (Richino) Castiglioni – Architettura e ideale”. Organizzato dal Fai delegazione del Seprio con il patrocinio di Busto Arsizio che ha voluto approfondire, tramite diverse voci autorevoli nel capo dell’architettura e dell’arte, la figura dell’architetto bustocco nel panorama mondiale. Infatti, come relatori erano presenti: Elena Brusa Pasquè, presidente dell’Ordine degli Architetti di Varese, il professor Paolo Bossi e la professoressa Barbara Galli del Politecnico di Milano e il figlio di Richino, Stefano. Ma anche il Capo delegazione Fai del Seprio Antonella Franchi e l’assessore alla Cultura, nonché vicesindaco della città di Busto Arsizio, Manuela Maffioli.
«Oggi ci sono stati quasi 450 visitatori, che per essere sabato è veramente un successo – ha rivelato Antonella Franchi – tutte le mostre che abbiamo aperto sull’arte moderna hanno avuto scarsa affluenza, ma questa volta è stata egregia».
Poi parola ai relatori, a partire dalla presidente dell’ordine, l’architetto Brusa, che ha raccontato la figura di Castiglioni tramite ricordi della sua vita, in quanto lavorava spesso con il padre: «Insieme realizzarono il progetto di un palazzetto dello sport a Busto Arsizio per un concorso, che però non fu mai realizzato, si ispirarono a un cappello di mia madre che era una stilista». Ma la cosa che la colpiva di Richino è che «era affascinante nei suoi modi signorili, quasi nobiliari». E non solo: «Lui culturalmente era un passo avanti, guardava al mantenimento del paesaggio e della cultura del nostro territorio».
Paolo Bossi, professore al Politecnico di Milano, si è occupato di raccontare la storia professionale di Castiglioni, a partire dalla sua formazione accademica per poi mostrare una cartina dei punti che raccolgono le opere dell’architetto: un concentrato a Busto Arsizio e nel territorio bustese, che poi si espande in Europa e nel mondo, fino a Buenos Aires.
Tra gli interventi cittadini si sono ricordati quelli nella chiesa di san Giuseppe, altare e presbiterio, la vincita del concorso per una fontana ai caduti in piazza Santa Maria che non verrà mai realizzato, il primo progetto del condominio di via Milano, la biblioteca capitolare, la Casa della Cultura, il presbiterio della chiesa dei Frati, il villaggio Sant’Anna e tanti altri. Ma anche il progetto del concorso per la stazione di Napoli, che non vinse, ma vide poi nella realizzazione delle sue colonne che fu la sua «consacrazione». L’architetto Bossi ha concluso il suo intervenuto con un rapido affondo sull’eredità professionale lasciata da Richino.
La professoressa Galli, invece, ha incentrato il suo intervento sugli edifici scolastici da lui realizzati: «Un suo cardine era creare luoghi per le generazioni future, quindi spazi che possono essere modificati. Protagonista sono la funzionalità e l’adattabilità e un esempio è la sede dell’Enaip di Busto, nata come scuola elementare. Un grande impianto con un corpo trasparente che mette in relazione l’interno con l’esterno».
Un uomo che, sulla carta era architetto e ingegnere, ma che nella realtà era un artista visionario e che potranno essere visitati anche oggi dalle 10 alle 18 (leggi qui i luoghi).
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