«Ci sono davvero ragioni concrete perché si torni alla prescrizione sostanziale, con l'abbandono delle discusse riforme Bonafede e Cartabia, ma anche degli eccessivi casi di sospensione del corso della prescrizione introdotti nel 2017 dall'allora ministro Orlando. I tempi della prescrizione sono stabiliti dall'articolo 157 del Codice Penale e sono tempi adeguati ad una ragionevole durata del processo».
Lo ha detto Andrea Pellicini, deputato varesino di Fratelli d'Italia, componente della commissione Giustizia della Camera e relatore sulla riforma della prescrizione.
«Tra l'altro, è fondamentale ricordarlo, è venuta meno una delle principali cause di rallentamento dei processi e cioè la possibilità di rinnovare l'istruzione probatoria nel caso di sostituzione del giudice unico o di uno dei componenti del collegio - ha continuato il parlamentare -. Il nuovo articolo 495 comma 4 ter del Codice di procedura penale stabilisce infatti che, in tali casi, la rinnovazione è esclusa quando l'esame dei testi è stato ripreso mediante mezzi di riproduzione audiovisiva. A questo punto, non vi è più nemmeno ragione di sospendere il corso della prescrizione a seguito delle sentenze non definitive come prevedeva la riforma Orlando. I processi vanno iniziati e terminati nei termini abbondanti stabiliti dalla legge. Altrimenti una persona, a prescindere dall'esito del processo, rischia di subire un pregiudizio ingiusto e irreparabile proprio a causa dell'eccessiva durata del processo medesimo. E questo - ha concluso Pellicini - in uno Stato di diritto non può essere tollerato».