Acinque è un partner naturale e comunque il 30% delle quote rimane ad Agesp Energia, nell'interesse di Busto.
Ha trascorso pochi mesi, Francesco Attolini, alla guida della società bustocca ma commenta così la svolta, avvenuta in questi giorni con la presentazione di un'offerta vincolante da parte di Acinque per il 70% delle quote: «Era nell'ordine delle cose».
Lei si era insediato appena lo scorso maggio: che società ha trovato?
Mi ritengo soddisfatto di quello che ho trovato: io vengo da un'azienda privata e ho trovato una mentalità frizzante, agile. Il mio ingresso sarebbe dovuto accadere un anno prima, ma insieme alle segreterie politiche del centrodestra si era deciso di procrastinare, visto il momento complicato delle materie prime.
Della serie, mai cambiare un giocatore prima di un calcio d'angolo?
Sì, era un periodo destabilizzante, era necessaria stabilità e tutti erano d'accordo. Poi si è calmato quel periodo, con la discesa del prezzo del gas il mercato si è normalizzato. Come le dicevo, ho trovato una società che si era risollevata. Il 2022 è stato chiuso in positivo. Nel 2022 Agesp Energia ha registrato ricavi per 89,5 milioni, un Ebitda di 3,3 e un utile netto di 645 mila euro. I clienti ammontano a 39.300, in calo di 2.700 unità sul 2021 (di cui 1.800 finiti in ultima istanza per risoluzione del contratto di trasporto di uno dei fornitori). I volumi venduti sono pari a 35,5 milioni mc di gas (-37%) a circa 27.700 clienti (-6%) e 48,5 mln kWh di elettricità (+5%) a 11.590 clienti (+2,2%). È una struttura snella, con 31 dipendenti.
Torniamo alle ragioni e alla modalità della vendita?
A questo proposito si è cominciato a ragionare nel 2017 a Busto, per via della legge Madia: le partecipate dei Comuni non possono detenere quote in società commerciali. Non ha dato un taglio netto, ma per non farci cogliere impreparati ci siamo mossi. Dunque, le ragioni sono la legge Madia e il mercato. E poi il discorso del teleriscaldamento e il piano industriale. La città di Busto ha bisogno di ulteriore potenza e avrebbe dovuto ampliare la centrale termica. Mettendo insieme il puzzle, si sposava con la ricerca di un partner solido che proponesse un piano industriale lungimirante sul territorio.
Perché tenere il 30%?
Volutamente lo teniamo, perché rientra in una sorta di forma di controllo del territorio. Dobbiamo essere d'accordo entrambi a sviluppare la città in una determinata direzione. Il partner concorderà cioè con noi lo sviluppo.
Gli elementi vincenti del nuovo partner per voi?
Siamo molto contenti dell'operatore che si è affacciato, perché è molto legato al territorio della Lombardia e si sposa bene con il nostro taglio... Sono ex municipalizzate che si sono messe insieme, parliamo la stessa lingua. Piuttosto che una multinazionale estera, con le sue logiche basate sulla legge dei grandi numeri.
Ricordiamo le tappe allora, a Busto?
Commissione, consiglio comunale, poi si dovrebbe finalizzare entro la conclusione dell'anno.
Per la presidenza?
Si privilegerà la continuità, salvo imprevisti. Comunque, ripeto, a chi chiede se non potevamo aspettare... Rischiavamo di fare in fretta la vendita, con il pericolo di essere oggetto di speculazione.
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