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Malinverno V), Banfi (V) su rigore, Moussaif (B)

Varese

 / Territorio

Territorio | 11 settembre 2023, 11:14

L'incontro tra la comandante della polizia locale di Brebbia e il ragazzo salvato quest'estate: «Vale la pena credere in questo lavoro»

L'emozione di un abbraccio e di un sorriso senza quasi bisogno di parole, per dire grazie a Marina Finazzi che lo scorso 17 agosto gli ha salvato la vita dopo un incidente sul lavoro nel quale ha rischiato di morire dissanguato: «Ho guardato la loro bambina dormire serena nel seggiolino e nel vetro della macchina si rifletteva la mia divisa»

La comandante della polizia locale di Brebbia Marina Finazzi

La comandante della polizia locale di Brebbia Marina Finazzi

Credere in ciò che si fa quotidianamente, portare con orgoglio la divisa della polizia locale, il destino, la casualità, le coincidenze della vita che possono fare la differenza tra la vita e la morte, l'essere al posto giusto nel momento giusto: c'è un po' di tutto questo nella storia del salvataggio di una vita umana avvenuta lo scorso 17 agosto sulla superstrada Besozzo-Vergiate. (LEGGI QUI)

La comandante della polizia locale di Brebbia Marina Finazzi, durante un pattugliamento, aveva salvato un ragazzo che si era gravemente ferito ad un braccio in un incidente sul lavoro e che rischiava di morire dissanguato.

Nei giorni scorsi al comando della polizia locale brebbiese, il ragazzo salvato si è presentato con la sua famiglia per ringraziare la comandante. 

E' lei stessa a raccontare le emozioni scaturite da questo incontro. 

«Ero in ufficio immersa nei verbali - racconta la comandante Finazzi - e il pensiero era agli ultimi avvenimento accaduti nei due giorni precedenti. non ero né triste né felice, solo pensavo se valesse ancora la pena di credere in questo mestiere». 

Poi, all'improvviso, entra una persona in ufficio.

«Alzo gli occhi e lui era lì, sulla porta, senza dire niente - continua la comandante -un braccio al collo e un grande sorriso sulle labbra. Lo fisso per un secondo e capisco. Ci siamo abbracciati e abbiamo riso».

Era proprio il ragazzo a cui aveva salvato la vita lo scorso agosto

«Era venuto insieme alla famiglia per ringraziarmi - continua - abbiamo parlato, riso e guardandoci negli occhi abbiamo capito che quel giorno qualcuno: Dio, Allah, Maometto, l'Universo come vogliate chiamarlo voi, esiste. Perché una serie di coincidenze hanno portato al salvataggio di una vita».

«Ho guardato la loro bambina dormire serena nel seggiolino e nel vetro della macchina si rifletteva la mia divisa - conclude Marina Finazzi - ecco che, ancora una volta, qualcuno rispondeva alla mia domanda: vale ancora la pena credere in quello che sto facendo perché la gente può pensare quello che vuole di me, mi può reputare imperfetta, impreparata, improvvisata ma la realtà è che finché avrò la capacità di fare anche solo un piccolo gesto giusto, io sarò perfetta e nessuno, dico nessuno, potrà mai togliermi questo». 

Matteo Fontana

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