Il Varese torna in serie D dopo la retrocessione sul campo. La Lega nazionale dilettanti, dopo il Consiglio federale della Figc odierno, ufficializza il ripescaggio dei biancorossi nella massima categoria dei dilettanti. In serata il club ha diffuso un comunicato che mette nero su bianco la decisione odierna (leggi sotto).
Il Varese è in serie D. Non è in serie D perché la squadra o la società se lo sono meritate sul campo, ma perché il numero delle squadre che verranno ripescate/riammesse e la sua posizione in graduatoria lo riportano proprio lì (1) e perché, aggiungiamo noi, se le regole sono le regole (2), le porte di un campo di calcio devono essere regolamentari. Punto e basta.
Dopo questa ennesima vittoria a tavolino, dovuta quasi esclusivamente al calcio-caos italiano (in quel "quasi" ognuno può immaginarsi ciò che vuole, un'idea noi potremmo averla), sarà ora che il Varese, per una volta, si conquisti qualcosa sul campo e non grazie al suo nome e a chi non lo abbandonerà mai.
Questa non può più essere solo la squadra che acquisisce titoli o viene riammessa ai campionati, seppure legittimamente, e in categorie che comunque non sono affatto degne della sua storia, della tifoseria e della città. La D dovrebbe fare arrossire, ma non di gioia.
Il Varese sarà davvero tale non soltanto per i fedelissimi che lo seguono ovunque o per il suo retaggio ma per l'intera città e per le migliaia di appassionati che tifano in silenzio, quando avrà l'appoggio e il sostegno di tutti (1) e una società (2) con le qualità, la competenza, la passione e le disponibilità per sostenere un ritorno in serie C o in B. Abbonarsi alla D o all'Eccellenza, senz'altra prospettiva o potenzialità economica per andare oltre, trasformerebbe la mediocrità in normalità. È questo che si vuole?
Vivacchiare, cambiare e ricambiare figurine a piacimento (in campo, in panchina - Sassarini, Rossi, Porro I, De Paola, Porro II, Cotta - e nell'area tecnica: Scandola, Califano, la commissione Amirante-Merlin-Vago-ecc., Raineri...), esaltarsi per poco o nulla, considerare le rare voci critiche mosse da chissà chi o chissà come e non dalla realtà (rare perché ridotte al lumicino dal disamore collettivo): è questo il Varese che volete e che vogliamo? Dove l'ambizione non fa più rima con promozione? E dove la riammissione alla serie D arriva sempre da Roma, o da Milano, o addirittura da Busto e non dal campo del Franco Ossola?
Noi, no. Noi pensiamo che il Varese meriti molto di più. In società e in campo. Se invece a voi va bene così, esultate pure per la serie D riconquistata e andate avanti così, fino al prossimo ripescaggio.
Ecco il comunicato del Varese:
«Accogliamo con soddisfazione che la nostra domanda di ammissione alle Serie D è stata accettata. Ci tengo a sottolineare ancora una volta come il progetto sportivo del Città di Varese sia a medio-lungo termine e passa dalle strutture al Settore Giovanile fino ad arrivare alla Prima Squadra dove l’obiettivo è quello di tornare nel calcio professionistico. Poter disputare il prossimo campionato in Serie D ci permette di guardare a questo obiettivo piú da vicino, ben consapevoli del nostro percorso complessivo da portare avanti». Queste le parole del Presidente Paolo Girardi.
«Dire che siamo felicissimi è banale. Il Direttore aveva già allestito una formazione che potrà dire la sua in Serie D e siamo consapevoli che ci manca ancora qualche tassello per poter diventare protagonisti. Eravamo pronti ad accettare l’Eccellenza, ma lasciatemi dire, con un pizzico d’orgoglio, che Varese e i suoi tifosi meritano di stare a questi livelli e anche sopra. Ora starà a noi parlare sul campo per riaccendere quell’entusiasmo che solo piazze come la nostra possono dare» il pensiero di mister Cotta a caldo.