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Busto Arsizio | 09 giugno 2023, 18:49

Disturbi alimentari in crescita tra i più giovani. Inaugurata la mostra fotografica “Io non esisto”

L'evento a Palazzo Gilardoni: lo organizza la fondazione Ananke di Villa Miralago. L'assessore Paola Reguzzoni: «Dopo il Covid si è abbassata l’età d’esordio anche a nove anni»

Disturbi alimentari in crescita tra i più giovani. Inaugurata la mostra fotografica “Io non esisto”

Una mostra fotografica per gridare che loro ci sono, non sono invisibili. Non lascia di certo indifferenti la mostra fotografica inaugurata nel pomeriggio di oggi, 9 giugno, nel cortile di Palazzo Gilardoni. Click in bianco e nero che vogliono parlare di una malattia, in aumento vertiginoso specie dopo il Covid e che coinvolge anche bambini dagli otto anni. Fino al 17 giugno è possibile visitare “Io non esisto”, la mostra fotografica narrativa che racconta il mondo dei disturbi del comportamento alimentare. Promossa e sostenuta dalla Fondazione Ananke di Villa Miralago che si occupa di prevenzione, formazione, ricerca e informazione nel campo dei disturbi alimentari, ha l’obiettivo di far conoscere queste patologie attraverso i click, le testimonianze e il dolore di chi ne soffre e dei familiari.

L’assessore Paola Reguzzoni

Ad aprire l’evento è spettato all’assessore all’inclusione sociale e salute Paola Reguzzoni che in conferenza stampa ha dato il la al problema evidenziando due aspetti: «Purtroppo assistiamo a una crescita esponenziale – ha sottolineato – un aumento vertiginoso e un abbassamento dell’età media: se prima colpiva soprattutto l’età adolescenziale, ora si è abbassata anche ai 10 anni. Complici anche i Social, noi come amministrazione ci batteremo perché questi contenitori vengano limitati. In settembre apriremo un centro d’ascolto sostenuto da Ananke nell’ampliamento della sede dei servizi sociali di via Roma». Un altro aspetto significativo evidenziato dall’assessore: «Purtroppo spesso i genitori si ritrovano soli – Da qui l’importanza di fare rete: chi meglio di altri genitori può dare una mano?»

Il presidente del Lions Host Alberto Rivolta

Anche i Lions hanno pensato bene di aiutare genitori e ragazzi colpiti dal problema. «Abbiamo creato un punto di ascolto – ha detto il presidente – Da maggio è possibile avere indicazioni telefonando al “Punto di ascolto Lions per i Dca” creato in collaborazione con il Centro di Studio e di psicoterapia della Persona. Il numero di telefono è 345 645 09 09. Si potrà chiamare tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30 o scrivere su WhatsApp oppure sulla pagina Social».

Cinzia Fumagalli presidente dell’associazione Ananke Family

Ha evidenziato l’importanza di creare una rete tra genitori. «Non si ammala solo il figlio, ma tutta la famiglia – ha rimarcato – La nostra associazione crea un ponte di sostegno con i professionisti. Alla nostra associazione arrivano da tutt’Italia. Organizziamo incontri di sostegno con professionisti per aiutare i genitori, dare una mano anche dal punto di vista economico. Anche le liste d’attesa sono lunghissime persino nel privato. Il genitore che ne viene colpito non sa cosa fare, talvolta gira a vuoto. Si tratta di una malattia psicologica, talvolta i genitori si vergognano e mettono la testa sotto la sabbia. Hanno paura dei farmaci, gli psicofarmaci. Da qui il senso di questa mostra: il bisogno di essere visti e non invisibili. Abbiamo intervistato cento persone, ragazze uscite dalla malattia, genitori disperati, professionisti che hanno offerto consigli sul piano umano non clinico, persino abbiamo intervistato la signora delle pulizie e il cuoco, che non è una figura secondaria, ma purtroppo si trova ad agire in un contesto dove il cibo fa paura. Poi abbiamo intervistato anche i rappresentanti delle istituzioni. Insomma i ragazzi vanno incontro alla morte con la stessa leggerezza con cui vanno incontro alla vita. In mostra, visi decontestualizzati in bianco e nero con didascalie».

La psicoterapeuta e psicologa Nikla Bene

Ha esordito preferendo evitare di chiamare la malattia con il nome “Disturbi alimentari”. «Il cibo è semplicemente uno strumento che si utilizza per comunicare qualcosa che non si riesce a fare – ha detto – Io con i miei pazienti non parlo mai di cibo. Sono persone che hanno interrotto le comunicazioni, si blocca in modo profondo la relazione con l’altro, quindi si cerca un altro canale e l’inconscio sceglie il cibo. Critico gli approcci clinici dove l’unico obiettivo è la ripresa del peso o il blocco del vomito. C’è tutto un mondo sommerso che lo psicoterapeuta deve riportare a galla. Si parla troppo poco di obesità, si trascurano le obesità infantili. Dopo il Covid si è abbassata notevolmente l’età d’esordio anche agli 8 anni. Occorre prestare attenzione ai piccoli, non sottovalutare i bambini che vogliono mangiare sempre o rifiutano il cibo. Possono essere momenti passeggeri, a volte no. Occorre andare a fondo e comprendere quello che non funziona anche nel sistema familiare».

Altri interventi, del nutrizionista Mattia Resteghini che ha sottolineato come un punto importante sia l’ascolto e del consigliere Alessandro Albani: «Una tematica – ha fatto notare – spesso sottostimata, complessa. Nell’ultimo anno sono stato sollecitato da numerosi genitori perché l’amministrazione potesse farsene carico». Presente anche l’europarlamentare Isabella Tovaglieri.

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Toccanti pure le parole di Giulia Borin e il padre Emilio. Giulia ha raccontato la sua storia da quando è stata colpita dalla malattia durante il Covid, i ricoveri al Niguarda e l’approdo a Villa Miralago. «Non è stato un percorso semplice – ha evidenziato – Ho incontrato professionisti che mi hanno fatto capire che è bello vivere e che io merito di essere felice. Oggi ho ancora tanto da fare, ma ce la sto facendo».

Il papà ha voluto coinvolgere altri genitori colpiti dal problema, invitando la gente a rivolgersi ad associazioni come Villa Miralago.

 

Laura Vignati

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