L’anno in cui ha piovuto, anzi diluviato, esattamente per tre giorni su tre.
L’anno, anzi gli anni, del Covid: una “tragedia”. E non solo perché è mancata totalmente una delle stampelle economiche più importanti per una società che permette ai giovani varesini di giocare, crescere e imparare la vita: «La vera tristezza fu dover rinunciare per così tanto tempo all’aggregazione che solo questa festa sa creare».
Calcio di inizio in via Salvore.
Dove stasera ha preso il via la ventesima edizione della Festa del Rugby. Con il sole. Pieno. Ed è stato un sollievo: perché Varese non è Varese senza la sua Festa.
La prima birra è con uno dei padroni di casa, delle colonne (potremmo dire “piloni” ma in realtà quando giocava era una seconda linea) del luogo: «Viene in mente quando siamo partiti 20 anni fa - racconta l’assessore Stefano Malerba, che qui è prima di tutto Stefano - L’idea fu di Alessandro Pizzoccheri, nostro ex giocatore: all’inizio tutto è nato come una “festa” di fine stagione solo per la nostra famiglia biancorossa. Poi abbiamo iniziato a crescere…».
Fino ad arrivare a essere l’evento annuale per eccellenza per i giovani varesini. Migliaia di ingressi ogni anno che non si possono quasi contare, 220 volontari a faticare su tre giorni, concerti in grande stile, ovviamente rugby con tanti tornei diversi e quest’anno addirittura il maxischermo (sponsorizzato Gandini Activ Group) per seguire la finale di Champions dell’Inter (leggi QUI tutte le info utili).
Vent’anni sono anche vent’anni di aneddoti: «Molti non so se si possono raccontare - ride Malerba - C’è stato l’anno in cui abbiamo fatto la partita tra vecchie glorie e io sono uscito con una costola rotta e una distorsione alla caviglia dopo tre minuti. E quello in cui tra le prelibatezze abbiamo inserito anche il panino con la milza, cucinata dai genitori del nostro ex capitano Alfredo Gulisano, che erano siciliani. Ecco: diciamo che a differenza del resto delle cibarie quella non ebbe tanto successo… Morale: mi sono finito quasi da solo 50 kg di milza…».
Si ride, si scherza, ci si vuole bene. Altrimenti questo capolavoro non sarebbe nemmeno nato: «Tutti qui si danno una mano e ciò crea un ambiente unico e un amore che poi dura tutto l’anno e diventa il motore della nostra società».
Non dobbiamo certo insegnarlo a Giacomo Sacchetti, mediano di mischia biancorosso, e Luca Perin, terza linea. Che la pensano così nel video di Stefano Sessarego (oltre a un commento sulla stagione appena conclusa - con una salvezza - del gruppo di Massimo Mamo):
Prima del divertimento, prima della fiumana di astanti inaugurale, prima di birre, salamelle, patatine, musica e tutto, un momento toccante: i presenti si sono radunati intorno al monumento - svelato per la prima volta - in ricordo di Gianmario Rossi, ex giocatore del Rugby Varese e bandiera del club, mancato a 38 anni nel 2019 per un’improvvisa malattia. La scultura, un ovale proiettato verso i pali, è stata pensata dal fratello Ermete, in onore di Gianmario e di tutti coloro che nel rugby biancorosso…. «hanno passato la palla…».
Lo spirito della Festa del Rugby è tutto in questo video: