Michele Sanguine, gallaratese di Cajello, ha un’officina sempre aperta di idee e progetti. Ha una laurea, conseguita alla Liuc – Università Cattaneo. Ha composto e interpretato pezzi rap, ha scritto e diretto una serie per il web (Nonno seduto), ha calcato il palcoscenico del Fratello Sole, a Busto, con cabarettisti di rilievo nazionale. Ha la distrofia di Duchenne e, ovviamente, un buon seguito sui social. Nei giorni scorsi ha utilizzato i suoi canali per dare visibilità alla manifestazione che si terrà a Gallarate domani, 8 giugno, dalle 21, in piazza Giovine Italia. Iniziativa, come noto, indetta dalle realtà del Terzo Settore, a sostegno dei servizi sanitari necessari alle persone fragili, dell’ospedale cittadino, del personale impegnato al Sant’Antonio Abate, delle associazioni che lavorano sul campo.
«È vero – ammette – ho pubblicizzato la serata. Anche se io non ci sarò. Sono un po’ acciaccato. E poi, domani mi viene consegnata la mia nuova sedia, serviranno ore di prove. Non sarà una passeggiata». L’appoggio a “Riaccendiamo insieme il nostro ospedale”, però, non è in discussione. «Assolutamente. Lo confermo anche in seguito a esperienza personale. In passato ho frequentato un centro specialistico in provincia di Lecco, oggi vado a Milano, al don Gnocchi. Ma per un periodo significativo ho utilizzato i servizi di ambito pneumologico offerti dagli ospedali di Somma e di Gallarate, con la dottoressa Bertini. Prima ancora sono stato seguito, dopo un intervento ai tendini, per una riabilitazione, dal dottor Zaro, allora al Sant'Antonio Abate. Ospedale che, oggi, sembra malato, si indebolisce come uno che ha la distrofia di Duchenne. Noi che abbiamo patologie muscolari e genetiche siamo seguiti, tendenzialmente, da centri di Milano. Ma è un dispiacere pensare che, qui, potremmo non avere l’appoggio che avevamo prima. L’ospedale della propria città deve essere primo punto di riferimento».
Il pensiero corre, fra l’altro, a quello che potrebbe succedere in caso di emergenza. «Mi è capitato di finire al Pronto soccorso di Gallarate per un problema serio. Me l’hanno risolto. In certi casi, la vicinanza, per tutti ma soprattutto per quelli come me, è fondamentale».
In attesa di scoprire eventuali sviluppi sull’emergenza urgenza prospettati per il “Casermone”, lo sguardo si allarga: «Forse sono ancora in tanti a ignorare le questioni che si stanno vivendo a Gallarate o a pensare che non tocchino tutti. Ma è vero il contrario». E a quanti saranno in piazza, che messaggio lanciare? «Credeteci, dobbiamo farcela. Anche se spesso arrivano segnali negativi, bisogna lottare perché qualcosa si smuova».