Nuove possibilità di terapia per i pazienti affetti da mesotelioma, il tumore della pleura causato dall’amianto. Le cure mirate per questa patologia asbesto correlata sono vecchie di 20 anni e soltanto nell’ultimo periodo la ricerca si è concentrata per aggiornarle. Dopo che le aziende hanno nascosto gli effetti del mesotelioma sulla salute umana per anni il mesotelioma è stato considerato una malattia in decrescita. Il picco di patologie legate all’asbesto era stato previsto qualche anno fa, ma poi è stato spostato al 2025 e adesso al 2030. Di mesotelioma, quindi, si continua a morire. Questo a causa della lunga latenza della malattia rispetto all’esposizione all’amianto e a causa, anche, della mancata attuazione delle bonifiche.
“I casi di mesotelioma – ha spiegato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona - censiti dal VII rapporto ReNaM dell’INAIL, che li registra dal 1992, anno della messa al bando dell’amianto in Italia, non sono poi completi. Mancano tutti quelli per cui fu difficile una diagnosi, per esempio, e quelli di alcune regioni relativi agli ultimi anni, perché gli uffici preposti hanno sospeso le attività. Per questo la ricerca sulla cura del mesotelioma è fondamentale, perché tantissimi saranno ancora i casi in futuro, delle mogli che lavavano le tute degli operai e addirittura dei figli che abbracciavano i padri ancora con addosso la tuta di lavoro e i capelli pieni di fibre di amianto, dopo una giornata estenuante. E ancora dei nuovi esposti ambientali che vivono, loro malgrado vicino a siti contaminati. Per non contare tutti quei casi in cui le conseguenze dei cancerogeni si sommano tra loro provocando altri tumori”.
Per questo l’Osservatorio nazionale amianto porta avanti la battaglia a livello giuridico, perché le famiglie delle vittime possano avere giustizia, ma sostiene anche la ricerca. Con il nuovo studio di fase III, IND.227, è stato somministrato ad oltre 400 pazienti con mesotelioma pleurico avanzato o metastatico non operabile, il pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia con platino e pemetrexed. I risultati sono stati incoraggianti, con una aumento della sopravvivenza significativo. La ricerca è stata condotta dal Canadian Cancer Trials Group con l’Istituto tumori Pascale di Napoli (INT-Napoli) e l’Intergruppo cooperativo sui tumori toracici francese.
Il farmaco pembrolizumab, aggiunto alla chemioterapia, ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale, riducendo il rischio di morte del 21%. Anche la sopravvivenza a 3 anni è migliorata ed è del 25% contro il 17% dei pazienti vivi a 3 anni. La sopravvivenza libera da progressione è risultata significativamente migliore. Gli eventi avversi di questo nuovo trattamento sono quelli che i ricercatori si aspettavano. I dati sulla qualità della vita, invece, sono ancora in fase di analisi.