«Stanchi ma allegri». I muscoli che dolgono non attutiscono il sorriso dell'intrepido gruppo di 35 ciclisti del Gsc Borsano in viaggio a Sanremo da Busto Arsizio. LEGGI QUI
Quasi tutti hanno percorso 300 chilometri. «Una giornata magnifica, con il sole - rileva il presidente Antonio Sechi - Era molto caldo, ma abbiamo resistito. Molto traffico, sì, e questo ci ha scombussolato un po'. Soprattutto gli ultimi 100 chilometri, perché purtroppo il furgone e l'ammiraglia sono rimasti indietro e abbiamo proseguito da soli. Ma il gruppo ha mantenuto costanza e unità e siamo arrivati a Sanremo».
Un viaggio scandito da begli incontri come quello a Sassello: lì la polizia locale ha dedicato lo spazio al gruppo, dolci donati e scambio di gagliardetti con il rappresentante comunale. Non tutti sono riusciti ad affrontare le due salite finali ma ma con 290 km il 90% e passa del gruppo è arrivato fino all'hotel a Sanremo». Quindi i preparativi per la cena, la stanchezza che non vinceva sulla volontà di trascorrere una bella serata insieme: a dare il benvenuto, l'assessore Faraldi. Anche in questo caso, scambio di gagliardetti e invito a ripetere l'esperienza sanremese.
Compagno silenzioso lo striscione "La strada è di tutti", messaggio affidato dalla Fondazione Scarponi a cui poi si devolveranno i fondi raccolti. LEGGI QUI Messaggio che anche questo impegnativo viaggio ha confermato cruciale. Spostiamo per un attimo lo sguardo dalle strade ai social: l'immagine ha scatenato il dibattito, a volte con toni polemici sul comportamento da adottare in strada.
Il punto è questo: «Abbiamo constatato come le strade non danno piena accoglienza al cicloamatore o al cicloturista. Il lato destro, meno pericoloso, non è così facile da percorrere. Durante il viaggio dei carabinieri con molta tranquillità ci hanno invitato "Ragazzi, cercate di stare a destra". Mi sarebbe piaciuto fermarci e dire: "Provate a guardare sulla destra... abbiamo cercato di fare il possibile, andare in fila indiana, rispettare le regole, il codice stradale, precedenze, semafori e via, ma la strada non è così simpatica da percorrere».
Queste difficoltà non hanno smorzato la felicità, anzi il gruppo ha proseguito compattissimo. Un viaggio che rimarrà impresso e che si conclude con un'osservazione: «Noi non abbiamo un palazzetto, non abbiamo un campo, non abbiamo un'area cintata dove poterci allenare o gareggiare. Noi usiamo la strada. Impariamo a condividerla con rispetto uni con gli altri».