La deputata varesina di Italia Viva Maria Chiara Gadda, vicepresidente della commissione Agricoltura della Camera, ha visitato le campagne alluvionate della Romagna, tra Forlì e Ravenna. «La gente di Romagna si rimbocca le maniche, ma questa volta non potranno farcela da soli», osserva al termine di una intensa giornata. Gadda evidenzia l’importanza di «attivare in modo più convinto un tavolo tra governo, parti sociali e mondo assicurativo» e di mettere «da subito in campo un piano di rateizzazione». Precondizione per ripartire: «I fiumi devono essere messi in sicurezza». Di seguito la sua riflessione.
Rientro dalle campagne alluvionate della Romagna, tra Forlì e Ravenna. Una giornata intensa, da ogni punto di vista. Montagne di mobili accatastati ai bordi delle strade. Una casa dietro l’altra, con porte e finestre spalancate, e una umanità operosa a ripulire dal fango quanto rimasto dei ricordi di una vita. Si stringe un nodo in gola solo a ripensarci. Ci vorranno settimane per contare i danni, mesi per ricostruire, e probabilmente alcune attività non riapriranno nemmeno più.
Tra i più danneggiati gli agricoltori, quelli che grazie alla loro tempra e capacità hanno contribuito nei secoli a cambiare in meglio il paesaggio della Romagna. Diventata, da area paludosa, una delle terre più fertili d’Europa. La melma, ora diventata dura quasi come il cemento, ha sommerso per giorni le campagne. Chi non è stato colpito, a breve avrà bisogno di acqua per irrigare i campi. E si deve immaginare quanto questo sia complesso in un’area dove le acque chiare si sono fuse con liquami e carburanti. In collina c’è paura, è cambiata addirittura la morfologia del terreno.
Sono morti migliaia di capi tra galline, suini, oche, conigli. I raccolti di questa stagione sono distrutti, ma bisognerà fare i conti, anche dal punto di vista degli indennizzi, con le coltivazioni che dovranno essere reimpiantate e non torneranno a dare i loro frutti prima di due o tre anni, come nel caso di peschi e albicocchi. Per altro molte imprese, con fatica, si stavano rialzando dalle gelate che avevano distrutto le produzioni nel 2020 e 2021.
È giunto il tempo di attivare in modo più convinto un tavolo tra governo, parti sociali, e mondo assicurativo, per trovare soluzioni efficaci sul fronte degli eventi catastrofali che l’agricoltura subisce ben più di altri settori. La gente di Romagna si rimbocca le maniche, ma questa volta non potranno farcela da soli. Bene la sospensione delle rate dei mutui e dei tributi, ma è necessario che il governo metta da subito in campo un piano di rateizzazione altrimenti in autunno nessuno sarà in grado di pagare gli arretrati. E soprattutto le risorse devono arrivare in fretta.
Oltre a questo, c’è una precondizione per ripartire che tutti hanno sottolineato. I fiumi devono essere messi in sicurezza, altrimenti gli argini si romperanno ancora. I canali di bonifica, un fittissimo reticolo costruito nei decenni, hanno assorbito parte della violenza dei fiumi ma non è stato sufficiente. Desidero ringraziare i tecnici del Consorzio di Bonifica della Romagna, che grazie ad alcune scelte lungimiranti hanno consentito di evitare ulteriori drammi nelle prime ore dell’alluvione. Gli ingegneri vanno dritti al punto, allo sviluppo urbanistico del Paese non sempre è corrisposta una seria pianificazione dei corpi idrici. Anche su questo bisognerebbe fare una riflessione, e dotarsi degli strumenti adeguati di risorse e programmazione. Ma anche di snellimento burocratico, perché non è pensabile che in un Paese civile la pulizia di un fiume o di un canale sia un percorso ad ostacoli.
In situazioni drammatiche come queste, ci sono sempre tante persone che sono in grado di fare la differenza. Penso alla Cooperativa Agricola Braccianti Territorio Ravennate, la C.A.B. TER.RA. che ha accettato di farsi allagare volontariamente ettari di terreno per fare defluire l’acqua. Meglio salvare anche una sola casa, ha detto il presidente, perché chi ha avuto tanto da quella comunità deve anche sapere restituire. Penso al Prefetto di Ravenna, persona chiave nel coordinamento degli innumerevoli attori coinvolti. Ho avuto il dono prezioso di ringraziare e vedere all’opera gli uomini e le donne delle Misericordie della Toscana, fianco a fianco con la Protezione Civile francese, slovena e slovacca. Ed infine grazie al Presidente del Consorzio di Bonifica della Romagna, Stefano Francia, e al presidente Danilo Misirocchi della CIA, che mi hanno accompagnato in questa intensa giornata di visita e confronto franco presso le aziende agricole del territorio.
L’agricoltura è un settore strategico perché produce il cibo per il nostro sostentamento, ma troppe volte diamo questo settore per scontato. Dovremmo soprattutto aprire le nostre vedute, perché attorno alle politiche alimentari ruotano molti equilibri del mondo. Al dibattito pubblico e alla politica, gioverebbe iniziare a concepire il settore primario come alleato nella manutenzione del territorio, nello sviluppo sostenibile e nel contrasto ai cambiamenti climatici. Per questo gli agricoltori della Romagna si meritano risposte concrete. Subito!