Cultura - 18 maggio 2023, 16:01

Geometrie, Design, Ambienti: tre firme, tre insiemi che si contengono, tre vite che si toccano alla Fondazione Morandini

Domenica prossima 21 maggio, nello scrigno culturale in centro a Varese, verrà aperta una rassegna che unisce l'arte del padrone di casa Marcello Morandini alla cinetica internazionale di Gianni Colombo e ai manifesti di AG. Fronzoni. Un omaggio a due "colleghi" e a due persone fondamentali nell'epopea del maestro mantovano (e varesino d'adozione). L'occasione vale anche un'autobiografia: “I miei primi 60 anni”

Geometrie, Design, Ambienti: tre firme, tre insiemi che si contengono, tre vite che si toccano alla Fondazione Morandini

Geometrie, Design, Ambienti. Tre “firme”, tre insiemi che si contengono, indispensabili l’un l’altro, tre vite che forse anche per questo si sono realmente toccate. E che oggi si ritrovano in quello scrigno di arte e cultura del centro di Varese che è la Fondazione Morandini.

Nella casa museo domenica prossima 21 maggio verrà aperta (e durerà fino al 22 ottobre) una mostra che unisce il padrone di casa, Marcello Morandini, ad A.G. Fronzoni, grafico, designer, architetto ed educatore, e Gianni Colombo, considerato uno dei maggiori esponenti dell'arte cinetica internazionale, ma anche un anticipatore di tendenze attuali dell’arte.

Si tratta di un omaggio del maestro mantovano (e varesino d’adozione) a due "colleghi" che hanno avuto un’impronta fondamentale lungo il suo sentiero di crescita artistica e professionale. E di un ricordo reso opportuno dal calendario: i 100 anni dalla nascita di Fronzoni e il trentennale della scomparsa di Colombo.

Erano gli anni Sessanta quando Morandini, allora agli inizi della sua carriera, conobbe Angiolo Giuseppe Fronzoni. La sera, dopo il lavoro come disegnatore alla Atlantic e in contemporanea alla frequentazione dell’Accademia di Brera, andava infatti a lavorare nel suo studio milanese, come grafico. Fu questa un’esperienza arricchente per la sua ricerca, fondata sull’uso esclusivo del bianco e nero e sulla semplificazione, lezione appresa da Fronzoni, pioniere del design minimalista e sostenitore del "less is more”: «Da lui - ha affermato Morandini - ho imparato il valore dell’essenzialità. Ho capito che nella vita artistica si può lasciare un segno anche con un bianco di fianco e un nero sopra. Stiamo parlando di uno dei massimi grafici calvinisti italiani: massima razionalità, minima espressione grafica per la massima comprensione».

Nella sala dedicata Fronzoni, al piano terra della Fondazione, sono esposti circa 20 manifesti, più una serie di documenti, foto, materiali d’archivio ed editoriali selezionati da Lars Müller (Oslo, 1955), grafico e fondatore della nota casa editrice svizzera Lars Müller Publishers, specializzata in architettura, che ha curato l’esposizione venendo a Varese personalmente da Zurigo. 

Un arco e la storia continua, senza pause, rendendo perfettamente l’idea di una voluta commistione di anime. Ecco la parte “morandiniana” della mostra: l’Opera Omnia, una serie storica composta da opere, progetti, disegni, sculture, foto e testi di 21x21 cm che formano un percorso lineare di immagini e forme lungo 35 metri: «Una passeggiata nella geometria» la definisce lo stesso Morandini, quasi un portfolio tridimensionale della sua epopea e, per il visitatore, un viaggio nella curiosità e nell’immaginazione, senza pari perché effettuato vicino all’autore, prodigo nello spiegare genesi, dimensioni reali, location e parabola esistenziale di ogni elemento prodotto e qui riportato.

Si sale le scale e il luminoso primo piano, che concede allo sguardo, attraverso ampie vetrate, riposanti squarci del verde del giardino secolare, ecco l’omaggio a Gianni Colombo. A essere esposti tre lavori che agiscono sulla percezione fisica e sensoriale dello spettatore, al quale l’artista richiede, con le sue opere e i suoi ambienti, una partecipazione attiva: il lavoro ambientale Luce/Ombra X, il cui gioco di luci e ombre coinvolge il visitatore, e due esemplari della serie delle superfici Spazio elastico degli Anni Settanta. 

Si tratta dello stesso “Spazio elestico” che valse a Colombo nel 1968 il premio per la pittura alla Biennale di Venezia. Morandini era con lui: «Io arrivai a Venezia quattro anni dopo aver pensato di essere un artista, mentre lui era già un grande professionista. Era l'anno della contestazione studentesca: furono giornate straordinarie e dure, in quanto tutti noi artisti invitati ricevemmo telegrammi, telefonate, pressioni e minacce perché ci ritirassimo o chiudessimo le nostre sale. Alcuni aderirono e nascosero le loro opere, girandole contro il muro, come segno di contestazione. Io ero il più giovane e non avevo alcuna intenzione o pensiero funesto di avallare culturalmente le ragioni di questa inutile contestazione; solo Gianni Colombo condivise con me questa scelta». 

Fondamentale, nel portare Colombo a Varese, la collaborazione di Marco Scotini, direttore del NABA e dell’Archivio Gianni Colombo, Giorgio Pizzagalli, presidente dell’Archivio Gianni Colombo, e di Stefano Boccalini, consulente scientifico dell’Archivio Gianni Colombo e docente del NABA. I tre, presenti questa mattina all’anteprima, hanno avuto il merito di ricostruire, insieme allo stesso Morandini, anche i tratti caratteriali di Colombo: «Una persona straordinaria dal punto di vista umano. Da lui apprendevi l’ironia e la semplicità dello sguardo verso il mondo».

La circostanza odierna è valsa anche l’occasione per tracciare il futuro espositivo della Fondazione: «Vorrei continuare a ospitare tra queste mura una parte delle opere di un museo diverso ogni anno - ha spiegato Morandini - La Fondazione è nata per questo: un museo internazionale che presta le proprie opere dà grande credibilità e permette di ammirare i lavori di più artisti contemporaneamente».

È già successo con "Colours in a Square - Works from Marli Hoppe-Ritter Collection", approdo per la prima volta in Italia della collezione Marli Hoppe Ritter, e proseguirà con la collaborazione con il museo Mart di Rovereto.

Le novità non si esauriscono qui: Morandini ha dato alle stampe “I miei primi 60 anni” autobiografia «che inizia dal 1940 a arriva fino al 1998 anno di nascita della mia prima figlia. Se avete pazienza, scriverò fra un po’ anche quella dei sessanta successivi…».

 

 

INFO UTILI

Geometrie • Design • Ambienti. M. Morandini, A. G. Fronzoni, G. Colombo dal 21 maggio al 22 ottobre 2023

Apertura al pubblico dal venerdì alla domenica Visita guidata due domeniche al mese, alle ore 15:00. info@fondazionemarcellomorandini.com fondazionemarcellomorandini.com

Fondazione Marcello Morandini Via Del Cairo 41 – 21100 Varese Tel.0332.1610525

 

CENNI BIOGRAFICI

AG Fronzoni, all'anagrafe Angiolo Giuseppe Fronzoni, nasce a Pistoia nel 1923. Arriva a

Milano negli anni del dopoguerra.

La sua lunga e intensa carriera abbraccia molti ambiti: grafica, architettura, design, editoria e didattica.

Tra i suoi lavori più famosi ed emblematici, i numerosi manifesti, molti dei quali oggi conservati nelle raccolte dei più importanti musei nel mondo.

In particolare, quello progettato per la mostra di Lucio Fontana alla galleria La Polena di Genova nel 1966, il manifesto della mostra di Gio Ponti alla Galleria de Nieubourg di Milano e quello per il Museo sperimentale di Torino, entrambi del 1967.

Dal 1965 al 1967 cura l’impaginazione della rivista Casabella, allora diretta dall’architetto Gian Antonio Bernasconi, collaborandovi anche in qualità di redattore fino al 1967.

Nel 1967 inizia la sua attività didattica che proseguirà instancabilmente nel corso degli anni. È stato docente presso la Società Umanitaria, l’Istituto d’Arte di Monza e l’Istituto delle Industrie Artistiche di Urbino. Fino a fondare a Milano una scuola-laboratorio sperimentale.

“Mirare all’essenziale, eliminare ogni effetto superfluo, ogni inutile fioritura, elaborare un concetto su basi matematiche, intorno ad un'idea fondamentale, ad una struttura elementare, evitare con accanimento sprechi ed eccessi”

In queste poche ed incisive parole è riassunta la sua filosofia.

 

Gianni Colombo. Nato a Milano nel 1937, studia all’Accademia di Belle Arti di Brera e diventa presto un protagonista della fervida scena artistica cittadina degli anni Cinquanta. Nel 1959 espone alla prima collettiva della Galleria Azimuth, derivazione della rivista fondata da Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Nello stesso anno fonda il Gruppo T con Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi, ai quali si aggiunge presto Grazia Varisco.

Le mostre del collettivo, che diventerà uno dei tra i più importanti gruppi di Arte cinetica e programmata in Italia, vengono chiamate Miriorama (mille immagini) e numerate progressivamente per sottolineare la continuità di un programma comune. Già nella prima mostra emergono i temi che caratterizzeranno tutta la ricerca di Colombo, così riassunti dall’Archivio Colombo: “Lo spazio con l’invasione dell’ambiente, il tempo inteso come movimento, divenire, e la provocazione di una reazione fisico-psichica nello spettatore tramite lo stupore.”

 La prima personale di Colombo è Miriorama 4, in occasione della quale espone le opere cinetiche Rilievi intermutabili, Superfici in variazione e Strutturazioni pulsanti.

Dal 1964, dopo l’ultima mostra collettiva del Gruppo T, Miriorama 14, la ricerca si focalizza sullo spazio ambientale, progettato come luogo di attiva sollecitazione di eventi percettivi, sensoriali e comportamentali, che coinvolgono direttamente gli spettatori

Nel 1964, a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs del Louvre, in occasione dell’esposizione Nouvelle Tendance, Colombo realizza il suo primo ambiente abitabile: Strutturazione cinevisuale abitabile.

Nel 1968 vince il premio per la pittura alla Biennale di Venezia con lo Spazio elastico, il suo ambiente più celebre con cui trasforma lo spettatore in attore dell’opera.

 

Marcello Morandini nasce a Mantova nel 1940 e abita a Varese dal 1947.

È uno dei maggiori rappresentanti dell’Arte Concreta in Europa. Inizia la sua attività nel 1964 con una personale curata da Germano Celant; nel 1967 è invitato alla IX Biennale di San Paolo in Brasile e nel 1968 con una sala personale alla XXXIV Biennale Internazionale di Venezia. Nel 1972 realizza una retrospettiva alla Kestnergesellschaft di Hannover. Nel 1977 è invitato a Documenta 6 di Kassel. Negli anni Ottanta collabora con studi di architettura a Singapore e a Kuala Lumpur in Malaysia. Nel 1984 progetta in Germania la facciata di 220 metri della fabbrica di porcellane Thomas a Speichersdorf. Dal 1984 al 1986 allestisce esposizioni personali in diversi musei: Tokyo, Bochum, Verona, Darmstadt, Mannheim, Helsinki.

Nel 1988 progetta una scultura di 40 metri, come simbolo esterno del museo di Ingolstadt. Nel 1993 allestisce una mostra antologica di arte e design al Museo Die Neue Sammlung di Monaco e al Palacio Galveias di Lisbona nel 1994. Dal 1995 al 1997 è docente di arte e design all’Accademia estiva di Salisburgo; dal 1997 al 2001 all’Ecal di Losanna e nel 2003 all’Accademia di Brera di Milano. Nel 2004 viene eletto membro onorario della Royal Society of Arts di Londra. Il Wilhelm-Hack-Museum di Ludwigshafen gli dedica 3 importanti mostre personali e gli commissiona inoltre una scultura di 10 metri per la piazza del museo. Nel 2005 inaugura con una mostra personale il nuovo Ritter Museum a Waldenbuch. Nel 2007 progetta l’architettura del centro culturale “Das kleine Museum” a Weissenstadt in Germania. Nel 2008 il Museo Ca’ Pesaro di Venezia organizza una sua importante esposizione, poi trasferita l’anno successivo al Neues Museum di Nürnberg.

Nel 2010 inaugura una sua scultura di 11 metri, come simbolo dell’Europäisches Industriemuseum di Plößberg e realizza inoltre una retrospettiva alla Casa del Mantegna di Mantova. Nel 2014 è presente con una mostra personale al Kunstmuseum di Bayreuth e una importante retrospettiva alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nella prima metà del 2017 allestisce una completa retrospettiva al Museo MA*GA di Gallarate e all’inizio del 2018 una importante mostra alla Scuola Grande della Misericordia di Venezia. Nel 2019 pubblica il suo importante Catalogo Ragionato edito Skira e attualmente si occupa della Fondazione Marcello Morandini e della ristrutturazione della sua sede in Varese, con l’obiettivo di realizzare un museo a lui dedicato e un centro per l’Arte Concreta internazionale in Italia. 

Fabio Gandini

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