Il mio primo ricordo di Ettore Mocchetti si lega a un alto recente lutto, la scomparsa di Pier Fausto Vedani, allora vicedirettore di quella “Prealpina” che mi vide muovere i primi passi nel mondo del giornalismo. Fu Mocchetti, nel 1984, a chiamare Vedani per comunicargli che mi avevano assunto alla Giorgio Mondadori, come redattore di “Airone”, allora la punta di diamante della casa editrice, alla corte di Egidio Gavazzi.
Da varesino, l’architetto aveva messo di certo una buona parola, e quando sbarcai a Milano 2, prima sede dell’Editoriale, andai a conoscerlo e a ringraziarlo alla redazione di “AD” che aveva fondato nel 1981 e di cui era il dominus indiscusso. Era poi il direttore artistico dell’intero gruppo, sempre attorniato da belle donne, e lo ricordo elegantissimo alle feste per il debutto delle nuove riviste che ideava, da “Bell’Italia” a “Bell’Europa”, testimoni di un modo nuovo e affascinante di trattare il turismo culturale.
Lo incontravo ogni tanto ai mercatini, a quello di Azzate soprattutto, anche lui cercava rarità, oggetti di design, libri, ci si scambiava pareri sul Bello e sul senso del collezionare, era un uomo di idee, un grande architetto di interni, perfino scenografo in gioventù e grafico del giornale cattolico varesino “Michelaccio”, palestra di futuri grandi giornalisti come Cesare Chiericati, Nuccio Madera e Robi Ronza. Con Franco Giannantoni, invece, aveva impaginato alla sua rivoluzionaria maniera “Cinquant’anni di calcio a Varese” un libro dedicato alla storia del Varese Calcio dalla copertina arancione e dal formato arditamente verticale, molto prima che arrivassero i romanzi Iperborea.
Nato a Solbiate Comasco il 24 agosto 1941, laureato in architettura al Politecnico di Milano, specializzato in graphic design e in interior design, Mocchetti collaborò anche con il celebre architetto Oscar Niemayer, autore del progetto della grande Mondadori a Segrate e divenne direttore artistico di “Epoca”, rivista capofila del gruppo. Dopo una parentesi in Rizzoli, dove riprogettò la grafica de “L’Europeo”, l’avventura, dal 1980, con Giorgio Mondadori, transfuga dalla casa madre e fondatore dell’Editoriale a suo nome. L’architetto-giornalista continuò poi la direzione di “AD” e “Traveller” in Condé Nast fino al 2019.
Il nome di Ettore Mocchetti rimarrà legatissimo anche a Varese, poiché negli anni ’90 ridisegnò il centro storico, con fontanelle e alberi, e aveva in mente un tunnel sotterraneo che togliesse il traffico da via Magenta fino a via Sacco, lasciando così le vie del passeggio di proprietà di pedoni e ciclisti.
Lo vidi le ultime volte all’assegnazione del Premio Chiara alla Carriera, faceva parte degli Amici e i suoi suggerimenti sui candidati erano sempre centrati. Assieme ricordavamo i tempi della Giorgio Mondadori, quando lo vedevo passare nei corridoi dell’open space con in mano le bozze della rivista oppure dare consigli ai suoi grafici, una squadra di altissima professionalità. La testimonianza di un’editoria di somma qualità di cui, purtroppo, si sono perse le tracce.
I funerali di Ettore Mocchetti, che lascia la moglie e cinque figli, si svolgeranno nella Cappella del Cimitero Monumentale di Milano martedì 11 aprile alle ore 11,45.