2 maggio 2015: il Varese retrocede dalla serie B e, di lì a poco, sparisce dal panorama del calcio che conta, senza tornarci più. Di tutte le squadre con una storia gloriosa scomparse o fallite, è l'unica che non è più riuscita a riconquistare almeno la serie C. Quel giorno su "La Provincia di Varese" titolammo a tutta pagina: "Torneremo in serie B". Passati nella polvere gli ultimi 8 anni, che a volte sembrano 80, tra rinascite illusorie e campionati minori, quel concetto e la lezione alla base di quella scomparsa sono validi anche e soprattutto oggi. È il minimo che si possa augurare al Varese nel rispetto dei suoi 113 anni di vita che vanno ben oltre la stringente e umiliante attualità.
2 maggio 2015
L’incubo è finito. Il Varese è retrocesso, viva il Varese. Adesso andatevene tutti a casa e fateci tornare bambini. Perché i bambini non sanno dire bugie, se rubano una caramella poi ti chiedono scusa, fanno casino solo per dimostrare la loro gioia e non perché hanno secondi fini, quello che pensano dicono: sono trasparenti, puliti, innocenti, veri, autentici. Qualcuno piange, qualcun altro ride (il presidente Cassarà scende dalla tribuna cinque minuti prima della fine: complimenti), qualcuno si insulta perché ama la stessa cosa in modo diverso (la curva e il resto dello stadio), qualcuno è scappato da mesi.
Nell'ultima riga di questo triste capitolo di storia, da molto prima di ieri alle 16.48, meritano di finire tutti tranne i tifosi (quindi anche Bettinelli, allenatore per passione), Neto con qualche giocatore e Spartaco Landini perché è tornato dalla leucemia pur di rimanere vicino alla squadra fino alla morte. La battaglia a presidenti, amministratori e dirigenti vari andava fatta prima, magari insieme a noi, non adesso che è finita da un pezzo: è come sparare contro nessuno.
Alfredo Luini, che sulla sua carrozzina vicino alla panchina biancorossa c’era ai tempi della penultima B e forse dell’ultima A, ma anche nei dilettanti («Ripartiamo dall’Eccellenza» urla la curva e lui batte i piedi) se ne va a casa con il pallone perché a lui basta che ci sia una partita del Varese e un pallone per continuare a vivere e sognare.
Morto un sogno, se ne fa un altro: più grande della serie B, c’è solo il ritorno in serie B. E noi lo coltiviamo non da ieri ma da mesi, anzi dal giorno in cui Luca Sogliano se ne andò (e, insieme a lui, se ne andò il suo cuore: Ricky), il vero inizio della fine: «Un giorno tornerò, e faremo a modo mio». A chi non se ne vuole ancora andare a casa, portando in fretta in tribunale i libri di una società già fallita nei fatti (prima fuori, e poi in campo) e circondata da un cordone sanitario, accordandosi per il bene di tutti su come restituire all’erario e ai vari creditori il dovuto, urliamo solo tre parole: torneremo in serie B.
Torneremo in serie B perché ce lo dicono Sean e Ricky Sogliano, i papà a cui hanno portato via un figlio: «Sarà lunga, ma ci torneremo».
Torneremo in serie B perché se non passiamo dalla B non possiamo arrivare alla nostra destinazione finale, che è la serie A.
Torneremo in serie B perché vogliamo rivedere il nostro Varese, quello che lotta ed è credibile, e non una pantomima o una recita, a costo di andarlo a cercare di nuovo sul campo del Fanfulla.
Torneremo in serie B perché anni ricchi di gioia ma anche di profonda tristezza per colpa di gente senza scrupoli saranno un monito per chi gestirà il prossimo Varese. E perché il tempo corre molto più velocemente di trent’anni fa, quando la perdemmo per l’ultima volta.
Torneremo in serie B perché adesso la gente sarà molto più attenta all’aspetto societario, alla dignità, alla pulizia e all’oculatezza dei dirigenti.
Torneremo in serie B perché la storia non si cancella né con una retrocessione né con i dilettanti. E perché la gente del Varese (l’Alfredo, la curva) saprà resuscitare anche i morti. E anche perché in questi cinque anni abbiamo visto tutti che la magia e le emozioni che regala Masnago a certi livelli non le dà nessun altro stadio.
Torneremo in serie B perché gli anni più belli della nostra vita da tifosi del Varese non si possono dimenticare. E chiunque avrà le redini del nuovo Varese sentirà addosso il sudore, la passione, i sacrifici di chi è passato. Passato ma non dimenticato.
Torneremo in serie B perché l’abbiamo già fatto, ci siamo già riusciti. E sappiamo come si fa.
Torneremo in serie B perché la malattie, quando sembra che debbano ucciderti, in realtà fortificano (chiedete a Landini).
Torneremo in serie B perché Giorgio Scapini, Sean Sogliano, Filippo Brusa, Ricky Sogliano, Devis Mangia, Beppe Sannino, Rolando Maran.
Torneremo in serie B perché ripartiremo dalle persone giuste che creeranno di nuovo un clima familiare e sano attorno alla squadra dove tutti, tifo stampa società, saranno una cosa sola con un solo obiettivo.
Torneremo in serie B perché anche il calcio è una piazza, una caserma, un teatro da ricostruire.
Torneremo in serie B perché il Varese sta facendo pace col suo passato.
Torneremo in serie B perché continueranno a esserci i cani da guardia come La Provincia che incalzeranno sempre non chi sta sotto, o fuori, ma chi c’è in alto.
Torneremo in serie B perché c’è gente che non ha paura di scomparire per ritrovare ciò che è stato portato via da altri. E che non pensa che esista solo la serie B per potersi chiamare Varese. O che la serie B sia un mezzo (è un fine).
Torneremo in serie B perché ritroveremo dignità, onestà, umiltà, cuore, lacrime, onore, competenza, passione.
Torneremo in serie B perché siamo come un ciliegio: tutti i bimbi vanno ad assaporare i frutti dell’orgoglio varesino ma ogni tanto la pianta si ammala a causa dei parassiti. E ha bisogno di una bella potatura per tornare più forte di prima: ma ha comunque radici sane e forti radicate in serie B.
Torneremo in serie B perché è la nostra casa, la nostra dimensione. Perché è stata nostra per 21 volte e perché da questa B non ci siamo staccati nemmeno per il sogno della A e a questa B ci siamo aggrappati con i denti ma senza rabbia. Perché è la nostra Champions, il nostro sogno, la nostra sofferenza. Perché tra 2, 5 o 10 anni saremo ancora qui e ci sembrerà di non essercene mai andati.
Torneremo in serie B non si sa come e non si sa quando ma ci torneremo a costo di aspettare altri 25 anni per continuare a ricambiare l’amore di una vita.
Torneremo in serie B perché quel dito che sfiorava il cielo della A, è sempre il nostro dito.
Torneremo in serie B perché la prossima estate saremo ancora tutti al primo allenamento: qualcuno attaccherà il mister, qualcun altro lo difenderà. Tanto poi ci sarà sempre un’altra Novara in cui esultare assieme.
Torneremo in serie B perché ci sarà qualcuno attaccato a questi colori che avrà voglia di rimettersi in gioco. E poi ci sarà sempre il simbolo della curva Nord, Peo Maroso, a darci una mano nel momento in cui tutto sembra perduto.
Torneremo in serie B e soprattutto in serie A: perché lo cantavamo a Spino d’Adda e lo contavamo anche ieri dopo la retrocessione.
Torneremo in serie B perché dopo ogni rovinosa caduta ci siamo rialzati più forti.
Torneremo in serie B perché tutti questi “perché” sono stati scritti dalle persone, piccole e grandi, che sanno cos’è il Varese. Da Sannino a Maran, urlano con noi: «Torneremo in serie B».