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L'ultima contesa | 14 marzo 2023, 09:37

VIDEO Matteo Librizzi a L’Ultima Contesa: «Il mio sogno è crescere qui a Varese. Quest’anno c’è qualcosa in più»

È stata la giovanissima guardia della Openjobmetis l’ospite di ieri sera del talk show di VareseNoi sulla pallacanestro bosina. Il numero 13 biancorosso ha parlato della vittoria di sabato, dei compagni, del rapporto con lo staff e di molto altro: «Aver battuto Pesaro è stato come togliersi un sassolino dalla scarpa. Brown è un professionista con la P maiuscola. Il coach mi chiede aggressività e di prendere i tiri giusti. Gli avversari che più mi hanno messo in difficoltà? Filloy e Delfino»

Matteo Librizzi, ospite ieri sera de L'Ultima Contesa

Matteo Librizzi, ospite ieri sera de L'Ultima Contesa

Umore ancora altissimo in casa Pallacanestro Varese per la vittoria pesante ottenuta sabato. Si è partiti ovviamente da questo ieri sera a L’Ultima Contesa, il talk show di VareseNoi sul basket di casa nostra.

Ospite della puntata è stato Matteo Librizzi, la giovanissima guardia varesina della Openjobmetis, che ha raccontato le sue impressioni sulla partita di sabato, ma anche dei suoi miglioramenti individuali, dei compagni, della comunicazione all’interno della squadra e molto altro. Altro ospite della puntata è stato il giornalista varesino Matteo Bettoni.

Qui alcune delle dichiarazioni di Matteo Librizzi:

«C’era un po’ di amaro in bocca per le prime due partite, con inizi in cui potevamo fare meglio, parlando anche della Coppa Italia. Da inizio settimana siamo scesi in campo in allenamento con un po’ di concentrazione in più rispetto alle settimane scorse. Aver vinto contro Pesaro è stato come togliersi un sassolino dalla scarpa. Siamo stati bravi a dare la nostra impronta da subito, ma poi siamo riusciti a mantenere sempre la concentrazione e l’intensità ad alti livelli. Secondo me è stata la chiave».

«Markel è un professionista con la P maiuscola, sempre concentrato e sempre disponibile, anche con lo staff e i media: per me è il numero 1 in questo. Nonostante sia un americano che ha giocato in NBA e ha un pedigree di questo genere ha sempre trattato me e gli altri giovani allo stesso modo, non ci ha mai fatto sentire estranei, questa è una parte della forza di questo gruppo. Il gruppo quest’anno è favoloso».

«Anche l’anno scorso il gruppo squadra era super, ci si trovava bene anche fuori, ma quest’anno c’è un qualcosa di più: siamo amici fuori dal campo, oltre che professionisti che provano a fare un buon campionato».

«Quest’anno c’è una grande comunicazione tra staff e giocatori, anche più volte durante il corso dell’anno abbiamo colloqui individuali in cui si prova a instaurare una comunicazione per tirare fuori il meglio da tutte e due le parti. A me il coach ha chiesto da subito grande aggressività, dare una marcia in più in difesa, infatti entro spesso sui giocatori più in gas in quel momento. Parlando dell’attacco di cercare di gestire i palloni, di dettare un po’ di ritmo e di prendersi sempre i tiri quelli buoni e quelli che il flow ti danno».

«Il mio ruolo è differente rispetto all’anno scorso, ma sono fiero di fare parto di questo gruppo e di questo progetto. Quando ho iniziato a giocare l’anno sorso era un momento complicato, invece quest’anno siamo quarti in classifica e far parte di un sistema vincente, seppure in parte minore, mi rende orgoglioso».

«Lavoro molto sul tiro da tre, sia da spot-up che dal palleggio, perché non è mai stato parte del mio gioco. Adesso mi sento molto più sicuro dall’arco, grazie al lavoro di ogni giorno».

«Il consiglio migliore che mi è stato dato questa stagione, soprattutto nel periodo in cui giocavo molto poco, è stato di tenere sempre duro e che il duro lavoro alla lunga paga. Ogni giorno cerco sempre di andare ad allenamento con la testa giusta e dare il massimo».

«Se me l’avessero chiesto l’anno scorso, mi sarebbe piaciuto giocare un anno in A2, magari da titolare, ma al momento credo nel progetto e nelle promesse che mi sono state fatte. Il mio progetto per l’anno prossimo è di rimanere, sperando anche in un ruolo più importante. Il mio sogno è crescere qui a Varese. L’esperienza europea poi sarebbe il disegno perfetto».

L’avversario che più l’ha fatto soffrire? «Filloy, dal momento che ha visto che ero io a difendere su di lui, è riuscito sempre a trovare il mezzo secondo in cui ti distrai per riuscire a prendere il tempo e prendere vantaggio. E poi Delfino: quando Pesaro è venuta qua l’anno scorso nei primi tre minuti mi ha portato a scuola».

Qui sotto il video della puntata integrale.

Lorenzo D'Angelo


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