Un migliaio di capi, circa 450 da mungitura, 20 mila litri di latte al giorno per un totale annuo che si aggira attorno ai 7 milioni. Sono alcuni dei numeri da record prodotti dalla Cascina Poscalla. Numeri che sono valsi alla famiglia Bergamaschi il riconoscimento consegnato sabato scorso al signor Carlo per la produzione di latte da vertici mondiali (leggi QUI).
Alla fine della zona industriale di Arcisate, proprio quando la strada sembra terminare, si apre uno scenario fatto di stalle, campi, balle di fieno, trattori e, ovviamente, vacche. Il tutto anticipato dal cartello che recita "Cascina Poscalla". È qui che Carlo, dal 1965, abita e porta avanti con il fratello e la famiglia la sua attività.
«Io sono del 1949 - racconta proprio Carlo - che è l’anno in cui mia mamma e mio papà arrivarono ad Arcisate. Papà era dipendente in un’industria, ma poi la passione ha prevalso, e ha iniziato comprando una mucca».
Nel 1955 la famiglia si stabilì alla Colombera, un’area di Arcisate che, vista oggi, risulta difficile immaginare con la presenza di stalle che potevano ospitare i capi della famiglia Bergamaschi, che nel giro di una decina di anni erano saliti a una quindicina.
«E poi, alla fine del 1965 ci siamo stabiliti qui. Eravamo in comodato, e poi dal 1982 è diventato nostro. Ricordo che nel trasferimento perdemmo una mucca bellissima che si spaccò una gamba».
Il resto è storia: dalla quindicina di bestie del 1965 al mal contato migliaio di oggi, con tutto ciò che c’è stato in mezzo, fatto di continui studi ed esperienze che hanno affinato sempre di più i meccanismi per sostenere e perfezionare una produzione di questa portata.
«Sono stato in America più volte, a visitare stalle e a imparare da altri. Allo stesso modo capita che vengano qui persone o studenti universitari da tutto il mondo a visitare le stalle. Consiglio sempre a chiunque di girare il mondo per imparare più cose possibili».
Alla Cascina Poscalla i capi sono rigorosamente classificati e seguiti nella crescita e nell’alimentazione: si va dai vitelli appena nati, alle manzette, fino alle manze da latte. «L’anno scorso abbiamo avuto circa 500 parti».
La mungitura avviene tre volte al giorno: alle 6, alle 14 e alle 22. Ogni otto ore, quindi, circa 450 capi vengono a turno condotti fino alla sala mungitura. Il latte munto viene raccolto in un enorme frigorifero dalla capacità di circa 24 mila litri, che viene riempito quasi interamente ogni giorno. Il latte è a questo punto pronto per partire, destinato alla vendita.
Inutile dire quanto si sia evoluto il modo di lavorare da quando Carlo iniziò la sua attività: «È veramente cambiato tutto. In primis controllo gestionale tramite i computer: con questi numeri non puoi più pretendere di ricordarti tutto, puoi farlo fino a quando hai venti vacche, ma poi basta. E poi gli studi sull’alimentazione, che ora è molto più adattata a periodo e produzione. E poi la questione genetica: una volta ci si limitava a far riprodurre il più possibile la vacca che produceva più latte, ora si considerano molti più aspetti».
Quello che non cambia è la trazione famigliare dell’attività, dai fratelli capostipiti Carlo e Luigi fino ai loro cinque figli e altri sette dipendenti, a sottolineare come il successo di un’azienda passi sempre e comunque dal lavoro di squadra. Che è quello che ha portato la famiglia Bergamaschi ai vertici mondiali della produzione del latte.