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Territorio | 08 marzo 2023, 17:08

L'intervista al Pimpa, il Claun diventato cavaliere: «La missione della mia vita è far ridere i bambini vittime delle guerre»

Marco Rodari da Leggiuno ha ricevuto pochi giorni fa la prestigiosa onorificenza del presidente della Repubblica Mattarella che incontrerà al Quirinale nelle prossime settimane: «Il mio sogno è fare un bello spettacolo, il pagliaccio che festeggia la fine di una guerra, magari in Ucraina, con tanti bambini che si abbracciano»

Il Claun il Pimpa in uno dei suoi incontri con i bambini in Ucraina

Il Claun il Pimpa in uno dei suoi incontri con i bambini in Ucraina

Nelle prossime settimane Marco Rodari, meglio conosciuto come Claun il Pimpa, 47 anni originario di Leggiuno, ritirerà al Quirinale dalle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'importante onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per aver dedicato un momento di felicità, un sorriso, ai bambini che vivono nei territori di guerra. 

Questa è la vocazione del "pagliaccio" leggiunese, che regala con i suoi spettacoli momenti di sollievo e di sorriso, negli occhi impauriti e negli animi afflitti dei bambini che vivono sotto gli attacchi delle bombe e della miseria, senza avere nessuna colpa se non quella di essere nati in quelle zone tragiche.

Pimpa quando hai scoperto questa vocazione?

«Sinceramente fare il pagliaccio mi è sempre piaciuto, far ridere i bambini per me è sempre stato naturale. Ho maturato questa scelta di vita nel 2009, andando in Siria, Gaza, Iraq e da un anno in Ucraina. In questi anni ho fondato una associazione che presiedo denominata "Per Far Sorridere il cielo" e porto un sorriso nei Paesi dove i bambini giornalmente vivo lo la guerra con tutti i traumi connessi».

Dove trovi il supporto logistico in questi luoghi?

«Per fare questo mi appoggio ai missionari o alle Organizzazioni non Governative, dove grazie a loro posso avere permessi ed avere una base, poi mi sposto sul territorio con i missionari, dove organizzo gli eventi del sorriso».

Come fai a farti capire dai bambini?

«I bambini e le bambine sono delle spugne, il segreto è entrare in empatia con i loro animi. Il pagliaccio non ha tanto bisogno del linguaggio verbale, ma quello del sorriso, della gestualità, dello sguardo visivo che recepiscono amore, dolcezza, calore umano e voglia di divertirsi. Il pagliaccio deve abbracciare tutto questo e mettere la pallina rossa sul naso e con naturalezza creare un contatto per regalare attimi di felicità».

Cosa hai provato un attimo dopo aver saputo la notizia del ricevimento di questa onorificenza da parte del Presidente della Repubblica?

«Sinceramente non ho realizzato subito, in quanto in quel preciso istante ero a Kharkiv. Avevo appena avuto una grande soddisfazione per aver fatto ridere una bambina di due anni malata, che viveva in un villaggio completamente distrutto. La piccolina,  aveva sicuramente dei traumi di paura e disperazione. La mamma che mi ha interpellato non sapeva più cosa fare. Immaginatevi che momenti, ho imbastito qualcosa con il mio cappellino colorato e la pallina rossa su  naso. Miracolo la bambina si è sboccata e ha cominciato a sorridere; capite il mio stato d’animo. Poi la notizia da Roma, due momenti importanti che non dimenticherò mai nella mia vita». 

A chi dedica questo riconoscimento così prestigioso?

«A tutti i pagliacci del mondo, a tutti i bambini che vivono nelle zone di guerra e a quelli che vivono in zone dove c’è la sofferenza terribile provocata dalla guerra, ai missionari e alle organizzazioni non governative che mi aiutano e mi supportano in questa missione. Ai miei genitori che senza farmelo pesare vivono perennemente in apprensione e alla pace tra i popoli».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«Sicuramente fare il pagliaccio e dare ancora tanto ai bambini che soffrono, questo è il mio progetto di vita. Poi anche un sogno, fare un bello spettacolo di pace magari in Ucraina dove vivo da circa un anno. Il pagliaccio che festeggia la fine di una guerra, questo è il mio sogno, con tanti bambini che ridono e si abbracciano e per questo prego ogni giorno». 

Claudio Ferretti

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