Giorgia Meloni, da qualche mese la prima donna presidente del Consiglio nella storia d’Italia.
Elly Schlein, da qualche giorno la prima donna segretaria nella storia del Partito Democratico e, più in generale, dei grandi partiti di centrosinistra o sinistra in Italia.
Qualcosa è cambiato davvero. Il numero di donne impegnate in politica è in crescita, anche se – per paradosso – la legislatura segnata dalla prima premier della storia è quella che dopo vent’anni vede diminuire la percentuale di donne parlamentari.
Ma, al di là dei numeri, il cambiamento riguarda il ruolo di Meloni e Schlein. La prima è arrivata a capo del governo dopo una vita di militanza a destra, guidando Fratelli d’Italia in una crescita graduale durata dieci anni.
La seconda si è presa il partito, a cui tre mesi fa non era nemmeno iscritta, contro ogni pronostico.
Non le avevano viste arrivare, ma sono arrivate.
E sono arrivate, fra l’altro, tramite il voto. Degli elettori, che hanno premiato l’unico grande partito fino ad allora guidato da una donna. Dei sostenitori e dei simpatizzanti, che hanno ribaltato il parere degli iscritti.
Non una quota rosa. Non un ruolo da comprimaria. Presidente (declinato al maschile) e segretaria.
Insomma, se da alcuni anni la rappresentanza femminile è cresciuta in Parlamento, nei governi e nelle amministrazioni locali, le donne hanno spesso faticato a ottenere ruoli di potere.
Ora il tempo delle vice è finito. Senza punto di domanda: un auspicio e un atto di fiducia. Verso i partiti più che verso gli elettori, che certo, quando sono stati chiamati in causa, non hanno scelto una donna in quanto tale.
Ma avere una presidente del Consiglio e una segretaria di un grande partito, una di destra, l’altra di sinistra, è un segnale importante per le nuove generazioni.
Niente punto di domanda, dunque. Certo, il gap dei generi resta ancora profondo, e non solo in politica.
Anche alle nostre latitudini: da Varese a Busto Arsizio a Gallarate. Le prime vicesindaco, la prima presidente del Consiglio comunale, una giunta provinciale (per il momento) a maggioranza femminile, con una vicepresidente.
Ma ancora nessun sindaco. Il tetto di cristallo, qui, non si è ancora sgretolato: negli anni, le candidate donne sono state ben poche, con rarissime eccezioni. E pochi sono stati anche i segretari cittadini dei partiti. Almeno fino a oggi.
Chissà che quando questi tre Comuni torneranno - insieme - al voto, anche le segreterie locali dei partiti non si accorgano che il tempo delle vice è finito.