Voce e speaker dei Mastini e storico esperto di football americano, nonché addetto stampa degli Skorpions. Due ruoli, un nome solo: Roberto Rizza.
Sabato alle 18.30, al palaghiaccio, i Mastini saranno impegnati in gara 1 dei quarti di finale dei playoff contro il Bressanone; in contemporanea, alle 18 al Franco Ossola, gli Skorpions inaugureranno il proprio campionato nella IFL, la massima serie riconquistata dopo trentatré anni, contro i campioni d’Italia dei Guelfi Firenze.
Abbiamo condiviso con Roberto le emozioni relative a questi due mondi, che sabato accenderanno la passione degli sportivi varesini.
Cosa unisce lo spirito sportivo del football e dell’hockey?
Lo spirito del sacrificio e la passione. Sono due sport che in Italia si praticano a livelli dilettantistici o semiprofessionistici, sia per la IFL sia per i Mastini. Quello che muove i ragazzi è la passione e l’aggregazione, non sono sport individuali, ma la squadra è una e unita. La filosofia è questa.
Sabato sarai con la voce al palaghiaccio e con il cuore al Franco Ossola. In questi Skorpions rivedi qualcosa dei Mastini?
Al Franco Ossola l’anno scorso c’era un bellissimo ambiente, uno spirito simile a quello dell’Acinque Ice Arena. C’è grande entusiasmo e voglia divertirsi e vivere l’evento a 360 gradi, con musica, ballando e cantando. Il pubblico è simile, tifosi e giocatori degli Skorpions sono stati al palaghiaccio e hanno riscontrato lo stesso ambiente.
Cosa c’è dietro la scalata che ha riportato il football americano varesino a questi livelli? E dove possono arrivare gli Skorpions?
L’organizzazione. Gli Skorpions partono da lontano: conosco molto bene alcuni dirigenti e il general manager Enzo Petrillo, hanno programmato da tempo questa scalata. Hanno programmato prendendo Nick Holt, un coach con un pedigree importante che ha allenato in college di altissimo livello. Ma soprattutto la società ha puntato sul settore giovanile, in cui ha investito tantissime risorse, e i risultati le hanno dato ragione.
È possibile sabato un’impresa contro i campioni d’Italia?
Il cuore mi dice che sarebbe bellissimo, ma la mia esperienza mi dice che sarebbe un’impresa o un miracolo. Confido in una partita non troppo scontata. Loro hanno un’organizzazione di gioco che l’anno scorso ha prodotto molto e non hanno cambiato molto.
Come possono gli Skorpions riportare allo stadio i varesini, come accaduto per i Mastini al palaghiaccio?
Con la novità. Il football a questo livello mancava dal 1990. Stanno facendo campagna mediatica attraverso i social e stanno intraprendendo una serie di iniziative per portare pubblico allo stadio, anche se già l’anno scorso avevano un pubblico più che discreto per il livello. Quest’anno poi un network americano dell’Ohio trasmetterà una partita alla settimana del nostro campionato, e l’Italian Bowl si giocherà proprio negli Stati Uniti, a Toledo, sempre in Ohio.
Com’è nato il tuo amore per questi due sport?
Per l’hockey quando ero bambino, vedendo i riassunti delle partite sulla tv svizzera. Nel 1978 è arrivato dal vivo al palaghiaccio, e fu amore totale: uno sport entusiasmante e fisico, tutto quello che serviva per piacermi. Per il football nel 1981, con la prima trasmissione di un SuperBowl in Italia, poi nel 1984 gli Skorpions disputarono il primo campionato. Due amori da cui non sono riuscito a separarmi.
Ci sono punti in comune tra i due coach, Claude Devèze e Nick Holt?
Sono due programmatori, studiano avversari e partite, hanno in comune la strategia del gioco. Pur essendo due sport diversi, sono due strateghi, competenti nella propria materia: non lasciano nulla al caso.
Chi è l’uomo in più degli Skorpions?
Ci sono tanti buoni giovani. Cito Stefano Granelli, un ragazzo polivalente, schierabile in diverse posizioni nel contesto della squadra, ha la capacità di essere poliedrico e utilizzabile in più ruoli. Abbiamo due nuovi ingressi importanti, due uomini di linea: Andrea Scola e Carlo Grassi. I due americani sono oggetti misteriosi, vedremo quanto potranno incidere, se si riveleranno validi gli Skorpions potranno giocarsi una fetta di playoff, sono curioso.
C’è uno spirito varesino in campo e sugli spalti negli Skorpions?
Assolutamente sì, per due terzi sono giocatori cresciuti nei vivai di Varese. C’è un senso di appartenenza da parte del nucleo della squadra e anche per i tifosi vale la medesima cosa, ci seguono in casa e in trasferta. Un concetto non troppo dissimile dall’hockey.
Per concludere: perché andare a vedere gli Skorpions?
Perché non avete mai visto una partita di football. È uno sport spettacolare e divertente. Va capito: le dinamiche sono molto diverse dall’hockey. E poi perché è uno sport estremamente spettacolare. Ci sono tante pause, ma sono sempre riempite da musiche e da spiegazioni così da essere coinvolgente. Sono due sport in cui, comunque vada la partita, succede sempre qualcosa di spettacolare. Di sicuro non ci si annoia.