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Politica | 05 dicembre 2022, 14:30

Regionali, Farioli: «Disponibile a mettermi in gioco con passione ed esperienza»

Il percorso compiuto da Letizia Moratti in Lombardia è accostabile a quello attuato a Busto dall’ex sindaco. L’esperienza che sta nascendo attorno all’ex vicepresidente regionale, dice Gigi Farioli, «conferma la giustezza di quelle scelte»

Regionali, Farioli: «Disponibile a mettermi in gioco con passione ed esperienza»

Le dimissioni dalla giunta e la candidatura contro un centrodestra giudicato sempre più sbilanciato a destra. È il percorso compiuto da Letizia Moratti in Regione, ma è anche quello – con le differenze del caso – attuato a Busto Arsizio da Gigi Farioli. Dopo essersi candidato a sindaco nella sua città nel 2021, Farioli si è messo in gioco con il Terzo polo alle ultime elezioni politiche, nell’impossibile sfida dell’uninominale per la Camera.

Ora è tempo di regionali. Farioli, già capogruppo di Forza Italia al Pirellone, a domanda diretta risponde che «non sarò certo io a imporre una mia candidatura. Ma vorrei mettermi in gioco e credo di poterlo fare con la passione, la coerenza, l’esperienza anche regionale che la mia storia mi concede».

Gigi Farioli, ritrova delle analogie tra il suo percorso e quello di Letizia Moratti?
«Sarebbe troppo facile, egocentrico e forse narcisistico dire oggi “io l’avevo detto prima”.
Il percorso nasceva dal locale ma pescava in una profonda variazione politico-culturale di quello che era stato il centrodestra dal ’94 in poi, e che ormai non era che un fantasma che camminava,

L’esigenza forte di cui il Paese Italia ma soprattutto la Lombardia, come motore avanzato dell’Europa, hanno necessità è quella di riportare al centro la forza della società civile, l’innovazione, la capacità delle famiglie e delle imprese, la sussidiarietà. In uno con quel liberalismo responsabile, cristiano, popolare, innovativo di cui negli anni Ottanta erano stati portavoce i liberali e i socialisti riformisti, insieme alla Democrazia Cristiana più moderna, e di cui dal ’95 in poi era stata sintesi Forza Italia».

Moratti è sostenuta dal Terzo polo, che si avvia alla federazione tra Azione e Italia Viva.
«Che oggi, a livello nazionale, sia nata e stia nascendo una forza che si pone l’obiettivo serio, ambizioso e quanto mai indispensabile di creare un ancoraggio in unione con le principali culture del Novecento, quelle che pongono al centro l’individuo, l’impresa, la società, in una visione liberale, innovativa ed europea, e ancor più, l’esperienza che sta nascendo attorno a Letizia Moratti, danno conferma della giustezza di quel percorso e della necessità di accettare e lanciare questa sfida.

Ieri con grande calore è nato il processo di federazione ufficiale di Italia Viva e Azione. Cioè che serve è qualcosa di ancora più ambizioso, cioè la nascita aperta di un partito liberaldemocratico che sappia porre al centro le migliori culture del Novecento: la liberale delle prediche mai inutili di Einaudi, la popolare dei Liberi e Forti di don Sturzo, la socialista-riformista dei fratelli Rosselli, e il miglior craxismo riformista.
Guarda caso, le forze che hanno fatto diventare Milano e la Lombardia motore d’Europa e che necessitano oggi attorno alla Moratti di rilanciarsi rispetto a una decadenza inerme di un qualcosa che non era più il centrodestra formigoniano e berlusconiano, ma una destra che non risponde più alle necessità del momento».

Il suo sostegno a Letizia Moratti si può tradurre in un impegno in prima persona? Detto più chiaramente: in una candidatura?
«Non può mancare il sostegno a un percorso in cui ho creduto, non dico da solo, perché a Busto ci aveva creduto gran parte di Forza Italia fino all’inspiegabile dietrofront dell’ultimo secondo, insieme ad Azione, Italia Viva, i civici.

È ovvio che la mia passione, la mia disponibilità, la mia persona sono a disposizione. Non sarò certo io a imporre una mia candidatura, ma vorrei mettermi in gioco e credo di poterlo fare con la passione, la coerenza, l’esperienza anche regionale che la mia storia mi concede. Per Busto, per la Lombardia, per una forza liberaldemocratica che riponga al centro l’individuo, l’impresa e le sue libertà».

Il fatto che Moratti debba confrontarsi col centrodestra e col centrosinistra rende la sfida molto complicata.
«È vero che la politica è la conquista del potere attraverso forme democratiche. Ma è vero che a volte occorre fare battaglie anche a medio termine. Soprattutto quando sono doverose nel rispetto di ciò che è veramente l’esigenza del nostro Paese, un’Italia protagonista in Europa, ma soprattutto della Lombardia. La Lombardia è motore d’Europa. Ma dopo una spinta propulsiva col centrodestra, si è caduti in una sorta di inerte e secondo me non efficace crescita innovativa negli ultimi anni. Servono una scossa e un cambiamento nel nome dei valori, della tradizione e dei principi lombardi.

Ho apprezzato la determinazione di Letizia Moratti, che mette al servizio la sua storia, la sua credibilità, la sua esperienza di persona che seppe portare Expo a Milano e che ha avuto il coraggio di raccogliere la sfida quando gli fu posta nel momento più difficile del Covid e della campagna vaccinale, e che ha avuto il coraggio di prendere le distanze quando il governo di destracentro ha dato segnali di contraddizione sulla pandemia».

Pensando alla sua recente lettera aperta sulla sanità del territorio, è facile immaginare che questo sarà un tema prioritario…
«Il tema della sanità e della salute è oggi centrale. Ho scritto quella lettera aperta per dovere di cittadino, di bustocco, di amante della politica e riconoscente alla storia della sanità locale. E per l’intuizione felice che insieme sapemmo lanciare nel 2015 quando, al di là delle divisioni politiche tra Gallarate e Busto, unimmo le forze di tutte le realtà politiche, associative, professionali, mediche del Basso Varesotto e imponemmo, fatto forse unico, un emendamento al Consiglio regionale partito proprio da Busto, che creò i presupposti e le premesse per il più grande investimento pubblico sul nuovo ospedale.

Ahimè, a questo è succeduta una colpevole forma di stallo che oggi è sotto gli occhi di tutti. Non dobbiamo aspettare le elezioni, che purtroppo in Italia sono un momento in cui si cerca solo propaganda e non un confronto e che in questi anni hanno portato a procrastinare e rimandare. Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma non si può restare in silenzio davanti al grido degli operatori sanitari e dei fruitori dei servizi della sanità pubblica e pubblico-privata. Abbiamo buttato via sette anni, non roviniamo il presente, il passato e il futuro».

Riccardo Canetta


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