L'Acif, l'associazione dei Comuni di Frontiera guidata dal sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino interviene, con una nota, con alcune proposte nel dibattito scaturito dall'approvazione, lo scorso 24 novembre, da parte del Consiglio dei Ministri, di un disegno di legge di ratifica dell'accordo fiscale tra Italia e Svizzera e sull'imposizione da imporre ai lavoratori frontalieri, che va a sostituire il precedente accordo risalente al 1974.
Nei prossimi giorni in Senato, le Commissioni riunite 3ª (Affari Esteri e Difesa) e 6ª (Finanze e Tesoro) inizieranno l’esame della proposta di legge.
L’associazione dei Comuni Italiani di Frontiera che nel dicembre del 2020, assieme ai sindacati frontalieri CGIL, CISL e UIL, OCST e SUNIA, ha sottoscritto con il Ministero dell’Economia un Memorandum d’Intesa contenente disposizioni normative atte a garantire ai Comuni di Frontiera le risorse derivanti dalla attuale compensazione finanziaria (i cosiddetti ristorni) oltre a puntuali indicazioni di misure fiscali, previdenziali e normative volte a limitare la sperequazione tra i frontalieri regolamentati con le attuali regole derivanti dall’accordo del 1974 e quelli regolati dalle nuove norme in discussione, ha successivamente avanzato nell’audizione in Senato del 8 marzo 2022 alcune osservazioni che l'Acif chiede siano inserite nel testo in fase di conversione in legge:
- riconoscere la specificità e il ruolo dei Comuni di Frontiera circa le problematiche transfrontaliere oggetto dell’accordo in discussione, includendo l’Associazione tra i soggetti facenti parte di diritto della Commissione mista prevista dall’articolo 6, comma 1 del nuovo accordo fiscale;
- garantire in via strutturale ai Comuni di frontiera le risorse finanziarie, attraverso trasferimenti dallo Stato in conto capitale e in parte corrente (quest’ultima elevata fino al limite massimo del 50% dell’importo annualmente attribuito), assicurando che non vi siano riduzioni delle risorse attualmente disponibili derivanti dal versamento dei ristorni da parte dei Cantoni in applicazione dell’Accordo del 1974 e pari, con riferimento all’anno 2019, a 89.000 milioni di euro;
- rivedere i termini e le modalità di determinazione dei ristorni e in particolare della soglia del rapporto frontalieri/popolazione residente (oggi in Lombardia pari al 4%) per l’attribuzione diretta ai Comuni;
- finanziare progetti di sviluppo economico e sociale nei Comuni dell’area di Frontiera, come individuati all’art. 2 del nuovo accordo, a valere sulle eventuali maggiori entrate derivanti dall’applicazione dell’Accordo, attraverso l’istituzione di un fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine da utilizzare con il coinvolgimento dei Comuni dell’area di Frontiera;
- introdurre per tutti i frontalieri italiani che si recano a lavoro nei paesi confinanti o limitrofi all’Italia l’aumento della franchigia a 10.000 euro; la non imponibilità degli assegni familiari erogati dal Paese di lavoro; la deducibilità dei contributi per prepensionamento di categoria; l’impegno a rispettare la parità di trattamento in caso di smart working; l’innalzamento della Naspi in relazione all’anzianità di servizio; l’istituzione del tavolo interministeriale sullo Statuto dei lavoratori frontalieri.