Nuove conoscenze, antica passione: è la seconda a nutrire le prime. Queste espressioni, racchiuse in un ricordo speciale, conducono con naturalezza agli ormai imminenti novant’anni della Mario Cavelli di Busto Arsizio. Il mondo sembra travolto dai cambiamenti, rispetto a quando mise in piedi il fondatore, figlio di un falegname.
Antica passione
Eppure c’è qualcosa che resta scolpito: quell’antica passione, appunto, affidata alla terza generazione in azienda, Cristiano, Matteo e Alessandro, e all’impegno di ricerca storica di Chiara. È proprio lei - ricorda Matteo - a scrivere così “interpretando” il nonno: «Mi chiamo Mario Cavelli e ho fondato quest’azienda nel ’33. Allora era tutta un’avventura, ma io e mio cognato – Antonio Genellina, ndr - abbiamo sognato di cavarcela da soli, come aveva fatto mio padre che seppur orfano, ha voluto studiare e diventare falegname. Io me ne sono andato nel ’75, troppo presto, ma in tre generazioni ho visto la mia azienda fiorire e i tessuti con il mio nome andare in cinque continenti. Tendaggi, tessuti, tovaglie e ora persino tessuti tecnici»·
Si commuovono a rileggere quelle righe, i nipoti. Matteo ricorda quel corridoio che attraversava da bambino per andare da nonno: oggi che quella parte dell’edificio è stata abbattuta, ha mantenuto proprio un pezzo di corridoio a casa. Come a tenere aperto anche fisicamente quel passaggio e a poter idealmente sempre correre da lui ad ascoltarlo: «Se siamo qui ancora adesso, è per il nonno. Oggi stiamo producendo appunto anche tessuti tecnici e il nostro obiettivo è fare più export che Italia».
I passi, i timori e le chance
Tutto iniziò in corso Italia, oggi ci si trova nella zona industriale di Sacconago. Mario venne richiamato alle armi, ma si salvò dalla tragica spedizione in Russia perché gli nacque una quarta figlia e la legge dispose il suo congedo.
L’azienda cresce, c’è la stamperia in via Rossini, poi la tessitura a Lurago Marinoni: dopo Mario entrano Sergio e Mauro, quest’ultimo presidente. Orgoglio e fiducia sono il carburante, non la sete di guadagno, riecheggiando Einaudi. «Il vero passaggio è investire, con i nuovi designer – spiega Matteo Cavelli – infatti a gennaio presenteremo la nuova collezione a Francoforte. Io come presidente di Tessilivari mi batto perché vengano riconosciuti gli investimenti, dando un’opportunità a chi fa il made in Italy! Credo nell’importanza di valorizzare le nostre aziende. I prodotti belli li facciamo noi… Anche quelli tecnici, dobbiamo essere capaci di farli conoscere. Un’altra possibilità enorme è la richiesta europea sulla quota di prodotto riciclato, un’occasione anche per la nostra identità e la tracciabilità. E poi vorrei lanciare il tax credit perché siamo bravi, non perché siamo in difficoltà».
La ricerca è un cardine, trovare figure professionali - l'azienda ha una trentina di dipendenti - una sfida. `«Abbiamo riconfermato tre persone in tessitura e una in ufficio – osserva – sono tempi difficili? La barca va avanti insieme. Abbiamo anche una ragazza in apprendistato, di 20 anni, e un altro giovane che verrà assunto a gennaio».
Le difficoltà del settore sono enormi, ma in ugual misura ci sono le occasioni. Parola di visionari, ovvero di imprenditori: «C’è la crisi energetica? Ecco i tessuti scaldanti. L'entusiasmo che ci spinge ad andare avanti viene dal vedere che i nostri prodotti saranno apprezzati».
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