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Busto Arsizio | 25 novembre 2022, 08:50

VIDEO. “Le luci della cura”: la violenza sulle donne raccontata da chi la combatte ogni giorno

La lotta contro la violenza sulle donne dal punto di vista di chi se ne occupa, di chi accompagna le vittime in un percorso. Sul palco del Sociale di Busto tante protagoniste. Elisabetta Scorbati, ginecologa: «L’operatore deve riuscire a suscitare empatia, ascolto e accoglienza»

VIDEO. “Le luci della cura”: la violenza sulle donne raccontata da chi la combatte ogni giorno

Al Teatro Sociale “Cajelli” di Busto Arsizio è andato in scena giovedì “Le luci della cura”, non uno spettacolo ma un mix di voci e arte per puntare i riflettori su chi combatte ogni giorno la violenza sulle donne al fianco delle vittime. L’evento, infatti, è stato a cura di Eva Odv, centro antiviolenza territoriale, e rientra tra le iniziative coordinate dal comune di Busto Arsizio per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Tra gli sponsor, oltre all’Istituto Clinico San Carlo, con cui Eva Odv collabora da tempo con il “Progetto Empatia”, la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate e Ceriani Auto, CiQuattro Dimensione Salotto, Associazione Musicale “Rossini”, Icma, Royal Time, Ricola e Marchini Piante.

Presenti alla serata diverse figure istituzionali: Emanuele Antonelli sindaco di Busto Arsizio, accompagnato dalla vicesindaco Manuela Maffioli, l’assessore ai Servizi Sociali Paola Reguzzoni e l’assessore alle Politiche Educative Daniela Cinzia Cerana; da Gallarate l’assessore al Welfare Chiara Maria Allai e l’assessore alla Sicurezza Francesca Caruso; il sindaco di Cairate Anna Pugliese; Carlo Alberto Lafiandra, sostituto procuratore del tribunale di Busto Arsizio; Roberto Scazzosi, presidente della Bcc; Massimo Fogliani, dirigente responsabile della rete territoriale antiviolenza; Marco Colombo, consigliere regionale; Cristina Rocca, responsabile dell’ufficio comunicazione dell’Asst Valle Olona; Francesco Caseri, luogo tenente dei carabinieri di Busto Arsizio; Francesca Acampa, assistente capo della Polizia di Stato di Busto Arsizio.

La presidente di Eva Ovd, Emilia Barni, ha presentato la serata: «Ci verrà permesso di accendere i riflettori sulle varie declinazioni della cura. Intesa sia come interventi professionali multidisciplinari, che caratterizzano la mission del nostro centro antiviolenza, sia rispetto ad altri tipi di interventi. Ci verranno raccontati da diverse figure che ci raccontano il loro modo di vedere la cura, rispetto a questo fenomeno così complesso che è quello della violenza di genere e della violenza domestica».



Anche il sindaco Emanuele Antonelli sul palco, che dopo una gag sul suo obiettivo di “eliminare le donne dalla giunta” e aver salutato proprio quelle presenti in sala ha detto: «Devo dire che io sono orgoglioso: in piazza mercato abbiamo un numero di telefono gigantesco, che è quello dell’associazione Eva Odv. E quel numero da quando l’abbiamo messo salva un sacco di donne, ne ha salvate tantissime: lo vedono, prendono coraggio e chiamano».



Poi il via agli ospiti, a partire da un inserto musicale di Serena Buzzi e Andrea Diani dell’Accademia Musicale Rossini e Manuela Carnini che sul palco ha dipinto un’opera, poi spiegandone il significato.

Le prime due a salire sul palco sono state Olimpia Bossi, procuratrice della Repubblica al tribunale di Verbania, e Elena Paganini, psicoterapeuta di Eva Odv. A moderare la serata, Marco Linari, che ha subito chiesto alle due: «Cosa rende differente la violenza di genere?» Elena Paganini ha risposto: «La prima cosa che mi viene in mente è che si distingue per la matrice culturale che la sostiene», ma oltre a questo Olimpia Bossi ha aggiunto: «La vergogna che si prova nell’essere vittime di questa violenza. Se mi rapinano denuncio, se mi scippano anche, invece di questo tipo di violenza la donna si vergogna». Poi le due hanno toccato anche i vari termini utilizzati nei casi riportati dai media in passato: «Al di là del fatto che spesso sono semplificazioni e che ora si sta facendo strada un linguaggio più appropriato. Ma queste espressioni enfatizzano solo il fatto che c’è un eccesso di cose positive, l’amore e la gelosia. “Troppa” va a sminuire la realtà». E infine, hanno affrontato il tema della dipendenza affettiva che spesso «lega le donne a filo doppio con i loro maltrattanti».

Il presidente dell’Università Liuc, Riccardo Comerio, dopo aver letto un passo di una favola del primo secolo avanti Cristo, ha portato sul palco tre riflessioni: «Qual è il ruolo culturale dell’uomo, del maschio?». Poi: «La storia ha di fatto prodotto una cultura patriarcale». E infine: «Il cambiamento passa dalle leggi, ma a prescindere da questo, cosa siamo disposti a fare oggi?». Riflessioni che hanno portato a una sola conclusione, detta dalla dottoressa Paganini: «Le donne riescono a combattere la violenza se hanno autonomia».

Toccanti anche le parole di Gabriele Lazzaro, attore e regista: «Quando si ha a che fare con la violenza, non solo di genere ma in tutte le sue forme, il sapere e il sottrarsi alla verità ti sporca le mani indelebilmente. La lotta all’omertà è un’altra delle basi per contrastare la violenza». E rivolgendosi al pubblico in sala: «Possiamo far capire che fischiare a una ragazza che passa per strada ha la stessa identica matrice di violenza di uno stupro?»

Saba Najafi, artista iraniana specializzata in arte terapia, è salita sul palco con un cartello “Donna, vita, liberà” riferito alla situazione nel suo Paese di origine, per poi parlare della terapia dell’arte: «Ci permette di costruirci uno spazio, per avere un incontro con noi stessi, per poter esprimere e incontrare le nostre emozioni. Non è importante il prodotto, ma il processo, è lì che comincia la cura».

Clement Chammah, il quale non ha potuto essere presente, ha voluto mandare un messaggio in cui, oltre ad analizzare gli aspetti della cura della vittima ha sottolineato: «Anche l’aggressore può essere stato vittima».

La dottoressa Elisabetta Scorbati, ginecologa dell’Istituto Clinico San Carlo ha detto: «L’operatore deve riuscire a suscitare empatia, ascolto ed accoglienza» per poi parlare delle vittime di violenza.



Ultimo ma non ultimo, l’intervento di don David Maria Riboldi, cappellano del carcere di Busto Arsizio, preceduto da una lettera scritta da un detenuto l’anno scorso proprio ad Eva Odv, che ha raccontato com’è nata la donazione all’associazione: «Avevano visto in televisione il caso di Greta Baccaglia, che aveva smosso gli animi. Spesso in carcere pensano che per chi ha commesso questi reati la condanna del magistrato non basta, ma non bisogna combattere la violenza con altra violenza».

E infine, Manuela Carnini chirurgo dell’Istituto Clinico San Carlo e artista, che era già sul palco a dipingere, raggiunta da Umberto, ragazzo di 17 anni che l’ha aiutata a completare l’opera. Fridami - il suo nome d'arte - ha spiegato: «Ho voluto scegliere una figura adolescente proprio per dare un’educazione per il rispetto della donna e soprattutto di rispetto verso la donna, già nell’età dell’adolescenza».



Risalita sul palco, la presidente di Eva Odv, ha voluto ringraziare tutte le figure che fanno parte dell’equipe psicosociale.

Michela Scandroglio

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