Seconda puntata de L’Ultima Contesa, andata in onda in diretta ieri sera, allietata dalla presenza di Max Ferraiuolo, ex giocatore e storico team manager della Pallacanestro Varese, ora anche responsabile del nuovo progetto Varese Basketball.
Insieme al conduttore Fabio Gandini e all’altro ospite, Alessandro Burin di Varese Sport, Ferraiuolo ha analizzato e scambiato opinioni, a partire dalla recente attualità
Ecco alcune delle sue dichiarazioni.
Sulle ultime due sconfitte di Varese: «Un peccato. Sicuramente abbiamo giocato due ottime partite per 30 minuti abbondanti. Siamo una squadra che ha un’identità definita e che ha le caratteristiche che si volevano dare. Abbiamo un solo modo per stare in campo: grande energia, rimbalzi, velocità e volontà di trovare soluzioni rapide. Finora, ahimè, non siamo stati abbastanza cinici».
«Questa squadra, indipendentemente dalle situazioni, deve cercare di giocare il suo basket. Non è nelle nostre corde l’idea di gestire la partita. Abbiamo pagato in difesa quando abbiamo calato l’energia, che ti permette di recuperare palloni, prendere rimbalzi e correre. Questo gioco sta piacendo al pubblico di Varese, è sicuramente accattivante ed entusiasmante».
«Brown è il giocatore che meglio identifica e rappresenta questa Varese: energia pazzesca in difesa, lotta sempre a rimbalzo, fa spesso canestro da fuori e sa procurarsi falli. Ha voluto venire qui quando Brase l’ha chiamato, e ha grandissima dedizione al lavoro».
Su Woldetensae: «A volte capitano periodi che non vedi il canestro e fai fatica a fare le cose più semplici. Tomas sta cercando una sua identità, difensivamente mi sembra che sia molto migliorato: difende su quasi cinque ruoli e non ha paura del contatto fisico».
Sul progetto del settore giovanile congiunto Pallacanestro Varese e Robur et Fides: «A questo progetto abbiamo lavorato davvero tanto e c’era grande volontà di farlo. Le decisioni vengono prese insieme e portate avanti insieme, ma Varese Basketball va al di là dell’unione: Pallacanestro Varese deve tornare a essere il punto di riferimento di tutto il movimento giovanile del nostro territorio».
«L’idea di un responsabile tecnico come Herman Mandole va proprio nella direzione di portare l’idea di come ci si allena e di come si gioca anche nel settore giovanile. Stiamo riscontrando dei risultati molto positivi: le famiglie ci dicono di come i loro ragazzi abbiano voglia di venire ad allenarsi. È l’inizio di un percorso lungo e non facile, ma che tutti stanno affrontando con grande entusiasmo. Dobbiamo passare ai ragazzi anche un senso di appartenenza e legarli a noi».
Qui la puntata integrale: