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Politica | 22 settembre 2022, 10:50

«Nel territorio c’è grande attenzione per il Terzo polo. Importante portare in Parlamento persone competenti»

La risposta alla crisi energetica, tema centrale della campagna elettorale, ma anche le proposte sul fisco e un’attenzione particolare al terzo settore. A colloquio con la deputata Maria Chiara Gadda, candidata capolista alla Camera per Azione-Italia Viva: «Con il progetto del Terzo polo costruiremo una rete nei territori con persone che stanno ritrovando passione per la politica attiva»

«Nel territorio c’è grande attenzione per il Terzo polo. Importante portare in Parlamento persone competenti»

La risposta alla crisi energetica, tema centrale della campagna elettorale, ma anche le proposte sul fisco e un’attenzione particolare al terzo settore, di cui si è sempre occupata durante l’esperienza in Parlamento iniziata nel 2013.
A colloquio con Maria Chiara Gadda, deputata, segretaria regionale lombarda di Italia Viva, candidata capolista alla Camera per il Terzo polo che unisce il partito di Matteo Renzi ad Azione di Carlo Calenda.

Partiamo da quello che è stato uno dei temi centrali della campagna elettorale e lo sarà anche nelle prossime settimane: il caro energia. Quali sono le vostre proposte?
«Bisogna avere uno sguardo sulle urgenze immediate e sulla programmazione. Nell’immediato ci sono delle necessità che riguardano la sostenibilità dei bilanci familiari, delle imprese, ma aggiungo anche enti locali e terzo settore. Ho raccolto un grido di dolore da parte di quegli enti che svolgono attività di interesse generale in campi diversi, dalla disabilità agli impianti sportivi, che rischiano di chiudere. E quando chiudono queste attività si ferma il Paese.

Poi abbiamo una serie di proposte per ridurre nel breve termine la dipendenza dal gas russo e abbassare i prezzi. Innanzitutto scorporare il prezzo dell’energia prodotta da gas da quella prodotta con le rinnovabili, che non hanno avuto gli stessi rincari.
C’è poi l’argomento più importante relativo al mix energetico – dove oggi molti nodi sono venuti al pettine – che deve includere tutte le forme di energia e soprattutto gli investimenti necessari. Noi dal 2001 a oggi abbiamo ridotto la produzione di gas naturale italiano dell’80 per cento.
Bisogna sbloccare, dal punto di vista dei decreti attuativi, tutti quegli interventi che riguardano le rinnovabili, che in Lombardia sono strategici. Senza dimenticare l’attuazione delle cosiddette comunità energetiche.

Spero che sia finita la stagione dei veti e delle ideologie. Io sono stata eletta nel 2013 ed ero nella commissione ambiente e lavori pubblici dove tanti “no” sono stati snocciolati.
Le infrastrutture e gli investimenti vanno fatti. E questo riguarda l’energia ma vale anche per le risorse idriche, un tema che riguarda anche il Nord della nostra provincia.
Ideologica che cosa significa? Per esempio, quando si fanno i cambi di governo, non si deve sempre azzerare quanto fatto in precedenza. Il governo gialloverde, anziché potenziare l’unità di missione Italia Sicura contro il dissesto idrogeologico, l’ha cancellata».

Nella vostra campagna elettorale vi siete concentrati sul tema della riforma fiscale.
«Perché è un’urgenza per il Paese. Qualcuno pensa di comprarsi i voti con l’assistenzialismo, e mi permetto di dire questa frase perché ho scritto una legge che va nella direzione del sostegno alle persone in difficoltà e alla povertà.
Oggi bisogna liberare delle energie, dando maggiore potere di acquisto alle famiglie e alle imprese con decontribuzioni, riducendo il cuneo fiscale e diminuendo il costo del lavoro.

In Parlamento avevamo lavorato su una riforma fiscale che prevedeva la revisione dell’Irpef, l’azzeramento per tutti dell’Irap, la revisione delle regole Iva. Se prima della chiusura di questa legislatura si fosse votata anche al Senato quella legge delega, sarebbero potuti partire i decreti attuativi da ottobre. Nessuno ha voluto farlo e si è persa un’opportunità.
Aggiungo anche che occorre detassare i premi di produttività, consentendo a chi ha merito di vederselo riconosciuto in busta paga».

Lo scontro forse più aspro è stato quello tra Renzi e Conte. Il leader di IV, anche quando ha visitato un’azienda del nostro territorio, non gli ha risparmiato dure critiche. È sintomatico di due visioni opposte di gestione dell’emergenza?
«Sono due modelli culturalmente diversi nel modo di vedere la realtà. C’è anche una questione di stile: Matteo Renzi critica Conte e i 5 Stelle sulla base di visioni politiche. Non ho mai visto invece un ex presidente del Consiglio dire le cose che ha detto Conte.

Dal punto di vista di lavoro, politiche sociali, transizione ecologica e sostenibilità stiamo su due fronti totalmente diversi. L’emblema del Movimento 5 Stelle è il reddito di cittadinanza. Noi siamo contrari non perché non sappiamo che esiste la povertà, ma siamo per politiche vere di inclusione sociale».

Sul terzo settore ha sottolineato, in riferimento al decreto Aiuti, che permangono delle criticità.
«Col decreto Aiuti ter è stato raccolto l’impegno di tanti di noi parlamentari che hanno portato queste istanze in Parlamento ed è stato fatto un primo passo, per esempio nella direzione del sostegno delle Rsa o delle strutture semi-residenziali.

Da persona che lo ha seguito in questi anni, dico che il terzo settore è anche tanto di più: svolge servizi e produce bene in tanti ambiti del nostro vivere. Peraltro dà occupazione a quasi 900mila persone, è il 5 per cento del Pil e impiega in cittadinanza attiva oltre cinque milioni e mezzo di persone.
Ci sono diverse cose da fare, ad esempio chiudere il percorso di riforma avviato nel governo Renzi con l’approvazione del pacchetto fiscale in Europa. Questo significa anche liberare risorse economiche.
Penso poi che una misura come Industria 4.0, fatta durante il governo Renzi con l’allora ministro Calenda, possa essere estesa al terzo settore».

In questa campagna elettorale ci sono stati appelli al voto utile, spesso anche “a discapito” proprio del Terzo polo. Perché, invece, dal suo punto di vista il voto utile è quello per Italia Viva e Azione?
«Credo che sia utile mandare in Parlamento le persone che studiano e hanno le competenze. Nello scenario politico che abbiamo i poli sono quattro, quindi ci sarà bisogno di noi. E Italia Viva ha dimostrato in questi anni di saper determinare passaggi importanti nelle nostre istituzioni, a partire dall’avvento di Draghi.

C’è di più: io ho fatto una campagna elettorale non soltanto in vista del 25 settembre. Il Terzo polo è un progetto politico. L’abbiamo costruito in questa campagna elettorale dove, personalmente, sto raccogliendo consensi personali e politici oltre le aspettative. Un partito che si pone come contrappeso rispetto a chi ha programmi spesso contraddittori all’interno della stessa coalizione, ma soprattutto che guardano alle ideologie del passato, credo sia un’alternativa ottima su cui lavorare. Anche per costruire una rete nei territori con persone che possono ritrovare passione per la politica attiva.

Per me quindi è stata l’occasione per costruire un partito politico e mai come in questa campagna elettorale ho visto tanti giovani avvicinarsi alla politica. E questo dà soddisfazione in un periodo in cui le persone sono sfiduciate e si sentono lontane dal credere che la politica possa incedere davvero nelle questioni della vita quotidiana. Invece c’è attenzione e sono certa che ci saranno anche i risultati, perché ce lo meritiamo. E devo dire che, anche visitando altri territori oltre alla provincia di Varese dove sono candidata, non ho visto in giro tutti questi candidati. Dare per scontato il voto non è una bella cosa».

I.P.E.


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