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Politica | 19 settembre 2022, 14:00

Cattaneo: «Noi Moderati rappresenta il centro. E il vero voto utile»

Raffele Cattaneo, assessore regionale in Lombardia e candidato al Senato, illustra il progetto di Noi Moderati, spiegando perché a suo avviso la lista rappresenti il vero centro e il voto utile per gli elettori moderati, marcando le differenze con il Terzo polo

Raffaele Cattaneo. Sotto, il simbolo di Noi Moderati

Raffaele Cattaneo. Sotto, il simbolo di Noi Moderati

Dall’unione di Noi con l’Italia, Udc, Coraggio Italia e Italia al Centro nasce il progetto di Noi Moderati.
Una lista che si colloca nel centrodestra per evitare che la coalizione «perda il centro».
Lo spiega Raffaele Cattaneo, assessore regionale in Lombardia e candidato come capolista al Senato con Noi Moderati, precisando perché a suo avviso questo progetto rappresenti il vero centro e il voto utile per gli elettori moderati, marcando le differenze con il Terzo polo.

Come nasce il progetto di Noi Moderati e con quale obiettivo?
«Il progetto di Noi Moderati nasce dall’aggregazione di quattro partiti nell’area di centro del centrodestra con l’obiettivo di rafforzare la presenza dei moderati e della cultura politica di cui essi sono portatori nel centrodestra. Questa cultura politica è quella dei cattolici, dei popolari, dei liberali, dei riformisti che tanto hanno contribuito alla storia politica e al governo dell’Italia, ma che oggi nel centrodestra sono meno rappresentati che in passato.

Oggi il centrodestra, rispetto a quello tradizionale che abbiamo conosciuto, si sta certamente spostando più a destra. Da un lato per il grande consenso che sta raccogliendo la Meloni con Fratelli d’Italia, dall’altro perché Salvini ha trasformato la Lega dal partito federalista e del sindacato del Nord in un partito nazionale che non a caso ha scelto di stare con la Le Pen. Purtroppo Forza Italia negli ultimi tempi si è molto schiacciata sulle posizioni di Salvini. Dunque il centro del centrodestra è sottorappresentato. Lo scopo di Noi Moderati è evitare che il centrodestra perda il centro e rimanga solo destra».

Vi proponete quindi di essere un riferimento per i moderati che tuttora si riconoscono in quest’area?
«Noi riteniamo che la nostra sia la vera proposta di centro. Storicamente il centro, dai tempi della Democrazia Cristiana, poi di Forza Italia e del Popolo della Libertà, è sempre stato alternativo alla sinistra e distinto dalla destra. Io credo che la collocazione del centro nel centrodestra sia naturale. Ci viene in aiuto il riferimento alle famiglie politiche europee. I popolari, in tutta Europa, sono il principale gruppo alternativo ai socialdemocratici che rappresentano la sinistra. Il centro sta in una collocazione alternativa alla sinistra e nel nostro Paese la coalizione alternativa alla sinistra è il centrodestra. E noi siamo sempre stati lì, nel centro del centrodestra».

Com’è il rapporto con gli altri partiti della coalizione?
«Noi siamo appunto una coalizione. Se avessimo identità di vedute su tutto saremmo un partito unico. Siamo invece portatori di proposte e visioni un po’ diverse. Noi, per esempio, siamo certamente europeisti, siamo da sempre a sostegno dell’integrazione europea, non siamo sovranisti. E non siamo mai stati per lo statalismo. La destra storica nel nostro Paese tante volte ha avuto posizioni più interventiste dello Stato nella vita economica e sociale. Queste differenze impediscono di stare insieme? No. Io sono in una giunta regionale di centrodestra e le differenze al nostro interno non hanno mai impedito alla coalizione governare insieme. Mi sembra che oggi se c’è qualcuno che soffre le differenze tra i vari partiti è certamente di più la coalizione di centrosinistra.

Che cosa ci accomuna, invece? Sicuramente l’idea del primato della società sullo Stato: la politica non deve “dare la felicità”, non è lo Stato che deve intermediare qualunque soluzione ai problemi collettivi, che si risolvono anche con la collaborazione del privato, con l’approccio sussidiario. Come le giunte di centrodestra, in Lombardia in particolare, hanno sempre fatto. Si pensi al modello sanitario lombardo rispetto a quello tosco-romagnolo, o ai programmi sulla scuola della nostra coalizione rispetto a quelli della coalizione di sinistra».

Al centro dello scacchiere politico attuale c’è una sorta di assembramento. Perché Noi Moderati rappresenta il vero centro?
«Non mi pare che tutti rivendichino un posizionamento di centro. Gli unici a farlo sono Calenda e Renzi. Ma è difficile pensare a un centro che viene costruito da un ex segretario del Pd e da un ex europarlamentare del Pd. È un centro se non rosso almeno rosé.

Su alcuni temi particolarmente sensibili per l’elettorato cattolico, quelli che la Chiesa chiamava i principi non negoziabili (la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, l’idea della famiglia naturale come quella da sostenere, la visione dell’educazione), la posizione di Calenda e Renzi è sempre stata distante dalla nostra. E poi Calenda ha cominciato a fianco di Montezemolo, poi è passato con Monti in Scelta Civica, poi nel Pd che ha lasciato per fondare Azione, dichiarando che non sarebbe andato con Renzi. Dopodiché ha cercato di fare l’accordo col Pd che ha rotto cinque giorni dopo e si è messo con Renzi. Che affidabilità ha il fatto che il centro resterà il suo posizionamento politico? La mia storia politica ha una storia politica lunga più di trent’anni che è sempre stata tutta percorsa all’interno delle formazioni politiche che rappresentavano il centro, che avessero tanti o pochi voti.

Calenda e Renzi hanno messo nel simbolo “Renew Europe”, che è il gruppo di Macron e dei liberali in Europa. Non è quello dei popolari, dove stanno le forze centriste. Si rifanno a una cultura politica, come dice il nome, che è quella degli azionisti. Il Partito d’Azione è stato fondato da un gruppo di partigiani che si dichiarava non comunista e non cattolici. Noi invece ci richiamiamo alla tradizione dell’impegno dei cattolici in politica».

In questa campagna elettorale non sono mancati appelli al voto utile. Perché dal suo punto di vista il vero voto utile è quello per Noi Moderati?
«Intanto per una ragione oggettiva, matematica. Sempre parlando della competizione al centro fra noi e il cosiddetto Terzo polo, non si può ignorare la legge elettorale, che spinge a fare le coalizioni. Chi sta fuori dalle coalizioni non ha possibilità di eleggere parlamentari nei collegi uninominali.

Un elettore moderato dovrebbe sostenere un Terzo polo che, prendendo il 5 o il 7 per cento, eleggerebbe parlamentari solo nella quota proporzionale? Quindi, col 5 per cento, una dozzina di deputati e cinque o sei senatori. Che possibilità reale ha questa rappresentanza parlamentare di incidere sulle scelte politiche? Io credo nessuna. Potrebbe avere un ruolo solo se mancasse qualche voto al centrodestra per fare la maggioranza. Ma a quel punto si alleeranno al centrodestra? Beh, allora è più lineare quello che proponiamo noi. Oppure punteranno a fare una grande accozzaglia di sinistra con dentro tutti quelli che han detto che non avrebbero mai voluto? Oppure punteranno sull’ingovernabilità? Mi sembra una proposta politica che oggi non ha prospettiva.

La nostra, invece, ha una prospettiva chiara. Noi siamo i moderati centristi del centrodestra. Vogliamo rafforzare il centro del centrodestra. Votando noi, soprattutto se riusciremo a superare il 3 per cento, avremo una rappresentanza parlamentare di circa venti deputati e dieci senatori. Una rappresentanza che può incidere e contribuire a orientare le scelte di governo del Paese. Per questo si tratta di un voto utile per gli elettori moderati. E anche non superando il 3 per cento, i voti resteranno nell’ambito della coalizione di centrodestra».

I.P.E.


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