Varese - 30 luglio 2022, 20:51

FOTO Signori, si chiude: Eugenio tira giù la cler in punta di piedi. La sua bottega alle stazioni dava colore a Varese e sapore alla vita

Oggi è stato l'ultimo giorno di lavoro per Eugenio Dell'Ova e il suo negozio di frutta e verdura buone e anche belle, con le maglie dei corridori appese sopra pesche e albicocche, l'entusiasmo contagioso per qualche specialità di luoghi lontani, le vetrine a tema: scompare un altro pezzo di città a misura d'uomo e di parola. «Me ne andrò a seguire la vendemmia in Svizzera»

FOTO Signori, si chiude: Eugenio tira giù la cler in punta di piedi. La sua bottega alle stazioni dava colore a Varese e sapore alla vita

Signori si chiude. Dopo 22 anni non vedremo più la bicicletta di Eugenio appoggiata alla ringhiera del sottopasso di viale Milano, il suo camice giallo svolazzante mentre sistema le cassette di verdura, la vetrina multicolore, con le primizie e le specialità, non ascolteremo i racconti sulla Varese bella e felice del boom economico, quando lui, giovane garzone di Enrichetta, la boutique della frutta allora in piazzetta San Giuseppe, portava gli acquisti nelle case di sciori, che spesso mandavano l’autista in negozio a ordinare.

Eugenio Dell’Ova, a 81 anni appena compiuti, dice basta a una vita di lavoro e di entusiasmo, e oggi, 30 luglio, tira giù per sempre la clèr, quella dei negozi di una volta che spariscono come la neve sui ghiacciai, vittime della grande distribuzione e dell’omologazione, degli affitti monstre del centro e della incomprensibile gestione dei lavori nell’area stazioni, diventata una sorta di no man’s land che non invita né alla sosta né all’acquisto. Sparita l’edicola dell’Anna e dell’Augusto, demolito il chiosco di fiori diventato poi kebabbaro (con le rovine scandalosamente lasciate sul posto), chiuso il Brumana, eclissato Moreno, resistono Colombo & Marzoli, il bar Regina e, dall’altro lato, la salumeria macelleria Carni Italiane, comunque penalizzata dagli infiniti cantieri.

Con la bottega delle stazioni, gestita dal nipote di Eugenio, Saverio Dell’Ova, scompare un altro pezzo della città a misura d’uomo e di parola, luoghi in cui si esercitava ancora la maieutica e si scoprivano, in presa diretta, le novità varesine in ogni settore dello scibile e, perché no, anche qualche pettegolezzo piccante.

Nato a Carinola, in provincia di Caserta, il 21 luglio 1941, da una famiglia di contadini e ortolani, e arrivato a Varese diciottenne nel 1959, Eugenio è un eccezionale raccontatore di storie, un po’ alla Piero Chiara, e lo si starebbe ad ascoltare per ore, tanti sono gli aneddoti e i ricordi di vita, le persone conosciute, i luoghi di lavoro cambiati con lo scorrere degli anni. Dopo l’esperienza da “Enrichetta”, nel 1974 si è dedicato alla grande distribuzione, responsabile del reparto frutta e verdura di Gs fino al ’78, poi negozio proprio assieme ai fratelli in via Carrobbio fino all’89, quindi apertura di punti vendita in diversi centri commerciali in Lombardia, Piemonte ed Emilia e alla fine uno spazio frutta e verdura alle Corti da Varese Carni, prima del negozio di viale Milano, aperto nel 2000.

«Ora me ne andrò a seguire la vendemmia in Svizzera», dice fintamente contento l’Eugenio, «poi farò qualche viaggetto in Trentino e Alto Adige, dove avevo i miei fornitori», ma si capisce che gli mancherà da matti la vita di bottega, l’aprire ogni giorno prestissimo, dare una mano a Saverio da pensionato assieme alla moglie Michela Vanoli, andare a bere il caffè al Regina, inforcare la bici per qualche consegna, raccontare di questa o quella varietà di mela, dei vini del lago di Caldara, e delle volte che il re Farouk o il Borghi entravano da Enrichetta.

«Non scrivere niente della chiusura, ce ne andiamo in punta di piedi». Eh no, caro Eugenio, scrivo eccome, perché non posso dimenticare la tua amicizia, l’essere venuto a casa nostra con un cesto di frutta gigantesco per i 100 anni di papà, i regali delle primizie che mi facevi assaggiare in anteprima, e soprattutto i tuoi straordinari racconti sulla Varese che tutti ricordiamo con rimpianto, quella di Pino l’ombrellaio della Piazzetta San Giuseppe, del libraio Caravetta e del suo chiosco in via Manzoni, del salumaio Tagnocchetti, del Sandro parrucchiere pescatore e del Cervini ciclista. E poi le tue vetrine a tema: gli asparagi di Cantello, i kiwi, i peperoni speciali di Carmagnola, i meloni, i funghi, ogni verdura e frutta parlavano della passione per la ricerca e per il mestiere, di anni di esperienza e di conoscenza. Vetrine che mi facevi fotografare per l’archivio e che racconteranno la tua storia di negoziante speciale che Varese ha perso, proseguendo nel suo impoverimento umano e culturale.

Caro Eugenio, con la tua bottega sei stato una pennellata di colore nel grigio uniforme della città, con le bandiere tricolori sventolanti per le ricorrenze, gli striscioni rosa esposti davanti al negozio per il passaggio del Giro d’Italia da viale Milano e le maglie dei corridori appese sopra pesche e albicocche, l’entusiasmo contagioso per qualche nuova specialità che arrivava da luoghi lontani e bisognava subito assaggiare.

Sono certo che la tua ricerca nel bello e nel buono proseguirà anche adesso, da pensionato bis, perché la passione non muore mai e dai tuoi viaggi porterai a casa nuove specialità per tua personale cultura. A me mancherà infinitamente il negozio che vide la spesa di mia mamma e di mio papà, che tornavano a casa dicendo: «Guarda cosa ho trovato dall’Eugenio!», l’incrociarti in bicicletta il mattino presto dalle parti di via Vittorio Veneto con la cassetta delle consegne sul portapacchi, e il fotografare le magnifiche composizioni colorate con frutta e verdura mai vista che facevano fermare i passanti.

Da domani la tua vetrina sarà un’orbita vuota, l’ennesima, di una città che si auto distrugge giorno dopo giorno, disconoscendo memoria e tradizione in nome di un anonimato e di una omologazione sempre più evidenti. Un altro occhio luminoso si chiude nel buio dell’indifferenza.

Mario Chiodetti

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