Busto Arsizio - 16 luglio 2022, 12:37

Il cardinale Zuppi incontra i detenuti di Busto: «Buttare le chiave non è la soluzione»

«Sono qui per manifestarvi vicinanza. La Chiesa vi vuole bene, è una madre che aiuta e che soffre con voi», ha detto il presidente della Cei dopo aver ascoltato i detenuti durante l’incontro nella casa circondariale

Prima ha ascoltato i messaggio dei detenuti, poi ha donato loro parole di conforto: «Sono qui per manifestarvi vicinanza. La Chiesa vi vuole bene, è una madre che aiuta e che soffre con voi».
Il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale ha visitato questa mattina la casa circondariale di Busto Arsizio, su invito del cappellano don David Maria Riboldi. Con lui anche monsignor Luca Raimondi. «Si pensa che la vera sicurezza sia buttare via la chiave. Non è così», ha detto il cardinale, sottolineando l’importanza di avere la possibilità di lavorare.

«Alla periferia dell’attenzione»

Un gruppo di detenuti si è avvicinato con grande emozione all’incontro di oggi, rinunciando nei giorni scorsi anche all’aria. Dopo un canto, si sono rivolti così al cardinale: «Noi siamo un po’ alla periferia delle attenzioni dell’opinione pubblica. Ma don David ci ha fatto leggere qualche suo intervento e abbiamo capito che a lei le periferie piacciono tanto, per cui forse potremo piacerle anche noi».

«Anche al Papa piacciono le periferie», hanno aggiunto, chiedendo a Zuppi di abbracciarlo da parte loro: «Gli dica che tutte le domeniche recitiamo un’Ave Maria per lui».

Poi un appello sull’amnistia: «Ci piacerebbe che la Chiesa avesse il coraggio di chiedere un gesto di clemenza a chi ha il potere di darlo. Perché non si può dire la parola “clemenza” nei luoghi di potere? Forse per paura? Come possiamo metterci al servizio per lottare contro la paura, noi che l’abbiamo talvolta alimentata?».

I detenuti hanno anche sottolineato le difficoltà degli anni «terribili» della pandemia. «Non abbracciare i propri cari per mesi è stata una tortura. Rivedere i propri bimbi più alti di diversi centimetri è stato quasi uno shock». È stata ricordata la colletta attraverso cui sono stati donati 60 tablet all’ospedale.
Quindi un nuovo appello: «Nelle carceri di tutta Europa hanno il telefono e possono chiamare quando vogliono. Se una persona la sera è nello sconforto e vuole sentire i propri cari, che male fa? Il numero di persone che decidono di farla finita nelle carceri è sempre più alto. Davvero questo isolamento dovrebbe renderci migliori?».

«Anche qui ci sono pezzi di Paradiso»

«Sono qui per manifestarvi vicinanza. Dal 24 maggio sono diventato presidente della Cei, anche se devo ancora capire bene cosa significhi», ha scherzato il cardinale Zuppi.

Dall’accento emergono chiaramente le sue origini romane, ma la madre era originaria di queste zone, per questo una volta l’anno raggiunge il territorio per incontrare i cugini.

«La chiesa vi vuole bene, è una madre», ha detto ai carcerati. Ha citato la Madonna che scioglie i nodi, tanto cara a Papa Francesco: «Quando i nodi sono troppi ci si arrabbia o ci si deprime, ma non è mai detta l’ultima parola. La Chiesa ci dice di guardare avanti e intorno. Anche qui dentro si possono trovare tanti pezzi di Paradiso, ma bisogna saperli riconoscere e farli vedere agli altri».

I Papi e il carcere

Zuppi ha ricordato la prima visita di Papa Giovanni XXIII a Regina Coeli. «“Ho messo i miei occhi nei vostri occhi e il mio cuore accanto al vostro cuore”, disse. Come fa la vostra mamma. Come fa Gesù».
In quell’occasione, il “Papa buono” raccontò di quando uno zio finì in galera per essere andato a caccia senza licenza.

Papa Francesco, invece, ha detto che «quando visita le carceri si domanda perché anche lui non si trovi lì».
Sono entrambi modi per evidenziare «che può capitare a tutti». Ma è importante riconoscere e imparare da questa esperienza.

L’importanza del lavoro

A proposito di amnistia e indulto, ha ricordato l’appello di Giovanni Paolo II. «Ma più che l’amnistia, che nessun politico concederà, è importante ad esempio avere l’opportunità di lavorare, anche all’esterno», ha osservato il presidente della Cei. «A Bologna, dentro al carcere c’è una fabbrica e chi è bravo, quando esce potrà continuare a fare quel lavoro».
Rossella Panaro, comandante della polizia penitenziaria, ha spiegato a Zuppi che nella casa circondariale di Busto è presente una cioccolateria.

«Domina l’ignoranza – ha osservato il cardinale –. Si pensa che la vera sicurezza sia buttare via la chiave. Non è così. La chiave va usata per permettere di costruire qualcosa e di guardare al futuro».
Ed è guardando al futuro, «non alzando i muri, che si vince la paura».

Dopo la testimonianza di un detenuto con la famiglia in Ucraina, un pensiero anche sul conflitto: «L’odio produce odio che non finisce mai. La guerra fa perdere tutti, dobbiamo essere uomini di pace».

Riccardo Canetta