«Missionari lo si è insieme, nella quotidianità della vita, nei gesti di presenza e di attenzione, nella preghiera. Che la nostra intercessione aiuti questo popolo a trovare una via d’ uscita degna e piena di umanità. Buona giornata a...noi tutti missionari! Con affetto, ricordandovi nella preghiera». Sono parole scritte da suor Luisa Dell'Orto, la missionaria lecchese uccisa l'altro ieri da una banda ad Haiti LEGGI QUI, alcuni mesi fa, che ben dipingono i problemi ma anche la volontà.
Parole diffuse dal suor Marcella Catozza, sua amica, in Italia. Per ricordare, per tenere duro, per ribadire che un giorno sarà tutto chiaro, anche se ora fa solo troppo male.
L'inferno e l'abbraccio
Così racconta la missionaria bustocca, suor Marcella: «Eravamo amiche. Abbiamo condiviso tanto in questo paese diventato un inferno che piano piano mangia la bellezza del sole e del mare per fare spazio alla violenza, alla solitudine, al dolore, alla miseria».
Haiti è in balìa delle gang che massacrano, rapinano, sequestrano.
Che cosa è accaduto in quei tragici minuti? «L’hanno uccisa due giorni prima del suo compleanno - spiega suor Marcella - L’ hanno uccisa in strada, tamponandola con la macchina e costringendola a fermarsi, poi uomini armati e mascherati l’ hanno raggiunta e hanno aperto il fuoco. Un proiettile ha tranciato di netto la giugulare. In ospedale è arrivato il suo corpo ma la sua anima era già dentro l’abbraccio del’Eterno. Come Charles de Foucauld di cui aveva abbracciato il carisma: uccisa da quelli che serviva e amava».
Le parole di suor Luisa
Suor Luisa, nella missiva diffusa da suor Marcella, non nascondeva la delicatezza delle cose. Un giorno, deve andare a fare i rifornimenti a piedi e commenta: «Mi direte che sono un po’ folle, visto la situazione di insicurezza, a uscire cosi ma vi assicuro che eravamo quasi tutti a piedi e che lo spostamento era "obbligatorio’"perché dei sindacati e dei gruppi della popolazione hanno proclamato tre giorni di sciopero "duro"».
Unica certezza: «I sequestri continueranno in quanto le gang non fanno sciopero... Ecco il paese dislocato che ho trovato! La popolazione è lasciata a se stessa e cerca di trovare il modo di vivere, di fare un po’ di commercio, di lavorare... Una capacità di resilienza che affonda le sue radici in quella sofferenza stravolgente dell’essere stati sradicati dalla propria e trasportati in una terra sconosciuta per lavorare come schiavi... Da parte mia, per ora riesco ad andare a insegnare all’istituto dei padri Salesiani a una mezz’ora di macchina da casa (è il solo spostamento che faccio); il resto degli impegni sono nel quartiere e il centro occupa tutte le giornate. .. I genitori considerano il centro ancora un luogo sicuro per i ragazzi e si impegnano a proteggerlo».
Proprio ciò rappresenta «la forza e la speranza della nostra zona - spiega suor Luisa nella lettera - tutto l’ampio territorio della parrocchia sembra ancora abbastanza protetto per i sequestri, bisogna fare più attenzione per le manifestazioni e i disordini». In questo modo, suor Luisa continuava a essere tra la gente e in particolare tra i suoi ragazzi. L'angelo dei bimbi, appunto.
«Vogliamo offrire un luogo di crescita ancora più necessario in questo momento di confusione e di tensione che destabilizza la scuola - osserva - ... Perché restare qui? Perché esporsi al "rischio"? Che senso vivere in tale disagio? Non sarebbe meglio che la gente risolvesse da solo i suoi problemi? “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4, 20) Stamattina, l’impiegato che legge il contatore della corrente elettrica (come una volta da noi) è venuto per la sua lettura e abbiamo parlato un pochino della situazione del paese a un certo punto è uscito con questa espressione: “Suor Luisa, tu qui nel quartiere puoi "kouche a tè", cioè dormire in terra in mezzo alla strada tranquillamente e nessuno ti farà niente perché tutti sanno che fai qualcosa per loro e che possono contare su di te in caso di bisogno” ...inaspettato e mi sono commossa».
Parole che oggi fanno veramente male, e il cui senso adesso non possiamo vedere. Nell'inferno di Haiti, di cui non importa a quasi nessuno nel mondo. Tranne a pochi angeli, che si prendono cura di chi lo vive, costi quel che costi, perché il loro sguardo va oltre, e nel profondo.
I messaggi
Così oggi ha espresso il proprio cordoglio il governatore Attilio Fontana.
Ha mandato un messaggio intenso l'arcivescovo Mario Delpini: «Non vanno a cercare i pericoli, ma i segni del Regno di Dio che viene, in mezzo ai poveri, tra coloro che sono importanti solo per Dio e ignorati da tutti. Amano la vita, non vanno a cercare la morte là dove quattro spiccioli contano più di una santa donna; vanno a seminare parole di Vangelo, perché anche ai Paesi disperati si aprano via di speranza. Non vanno con programmi e presunzioni, con dottrine e pretese, vanno a offrire amicizia, in nome del Signore, vanno a dire la loro impotenza perseverando nella preghiera.Non scelgono dove andare, vanno dove sono chiamate dal gemito meno ascoltato, vanno dove sono mandate per diventare preghiera, offerta, amiche, seme che muore per portare frutto».
E sottolinea ancora: «Così vanno tante donne che percorrono le strade più pericolose del mondo, che abitano le case più indifese. Vanno e non fanno notizia. La morte di suor Luisa Dell’Orto, piccola sorella del Vangelo, ci lascia straziati e sconcertati, diventa rivelazione del bene che ha compiuto e della vita santa che ha vissuto, diventa dolore e preghiera. Esprimo a nome della Chiesa Ambrosiana la partecipazione al lutto dei familiari, al ricordo grato e sofferto di quanti l’hanno conosciuta, la certezza che la sua morte, così simile alla morte di Charles de Foucauld, unita alla morte di Gesù possa essere seme di vita nuova per la terra di Haiti e per lei ingresso nella gloria»