Hockey - 15 giugno 2022, 18:09

Andrea Vanetti capitano a vita: la sua conferma emblema di radici e futuro. «Sogno il palaghiaccio pieno»

L'attaccante che compirà 32 anni ad agosto continuerà a indossare una maglia che per lui è una seconda pelle: «Ci sono le premesse per una stagione bellissima. Progetto serio e organizzato»

Andrea Vanetti capitano a vita: la sua conferma emblema di radici e futuro. «Sogno il palaghiaccio pieno»

Senza Vanetti, non c'è Varese. Arriva l'attesa conferma di uno dei simboli dell'attaccamento alla maglia, della varesinità e, con tutto il rispetto, dell'idea da seguire per il futuro e cioè che i Mastini devono nascere e crescere al Palalbani, e solo al Palalbani (anche se la trafila giovanile di Andrea è targata Ticino, il suo spirito, il suo tifo, il suo amore per i gialloneri sono nati e cresciuti in via Albani).

Andrea, che compirà 32 anni il prossimo 25 agosto, è l'emblema di quel gruppo, di quella familiarità, di quella complicità che sono stati un po' persi nelle ultime stagioni anche a causa dell'esilio e che andranno rinsaldati con il ritorno in via Albani. E, infatti, si riparte da lui. Capitano a vita. (a.c.)

Le parole della società

Arriva una conferma importantissima per i Mastini e porta una firma decisamente griffata, ossia quella di Capitan Vanetti che prolunga di un anno il suo sodalizio in giallonero. “Quando si inizia?”. Questa è la domanda che si è posto Vanetti dimostrando il suo grande desiderio di giocare il prima possibile nel nuovo Palalbani colorato di giallonero.

L’attaccante di 31 anni è sicuramente un simbolo di questa squadra, un giocatore sul quale i compagni fanno affidamento, sempre presente e uomo spogliatoio. Sa farsi voler bene dai tifosi con i quali si è instaurato un feeling particolare e si è sempre messo a disposizione degli allenatori, anche quando gli è stato chiesto un “lavoro più sporco” in pista che lo ha portato ad essere un po’ meno presente in zona gol, ma perno centrale in altre situazioni di gioco.

Il ragazzo si appresta a vivere la sua quinta stagione consecutiva con la maglia di Varese, la terza da capitano, ruolo del quale ne è sempre andato fiero anche quando le cose non andavano bene.

Andrea Vanetti ha sempre parlato della “chiusura di un cerchio”, sapendo che un giorno sarebbe tornato a Varese, dove aveva iniziato a pattinare fin da piccolo.

Ha sempre sperato di poter tornare a giocare in un Palalbani rinnovato e davanti a un pubblico importante ed è anche per questo che ha deciso di rimanere in giallonero, lui che il mastino ce l’ha nel cuore.

La sua conferma ritrova grande risonanza poiché certifica un grande attaccamento alla maglia e ai colori, sposando il nuovo progetto HCMV Varese Hockey con la convinzione del vero capitano.

Le parole del capitano

Non riesco ancora a vedermi lontano dal ghiaccio in un futuro lontano e nemmeno ci penso. In un futuro, che poi è pure il presente, vedo la mia voglia di iniziare la prossima nuova stagione per tornare il prima possibile al palaghiaccio di Varese e giocare davanti ai nostri tifosi. Non vedo l’ora di iniziare, anche già domani se fosse possibile. Quando la finestra della carriera inizia a restringersi, non riesci a vedere più in là di un anno per volta perché le variabili che possono influire sul rendimento e sulle decisioni sono diverse.

Quello che posso dire è che per questa nuova stagione le condizioni intorno alla squadra e società ci sono.

Ringraziando comunque la società precedente per quello che ha fatto per i Mastini e senza nulla togliere loro, il progetto che mi è stato presentato in questi giorni come HCMV Varese Hockey appare ottimale. Ho visto persone con le idee chiare e con l’intento di creare le situazioni migliori per tutti. Ecco perché ritengo ci siano le premesse per fare una stagione bellissima, che è quello che mi auspico. Da quando sono tornato a Varese ho sempre parlato di un cerchio da chiudere e vorrei un finale di stagione da film, dopo due anni di fatiche e di sacrifici per allenarsi e giocare ovunque, rientrando a casa nostra mi piacerebbe rivedere il palaghiaccio pieno, giocare davanti al pubblico di casa e magari gioire alla fine con la C sulla mia maglia. Sarebbe fantastico.

Ultimamente il mio gioco è un po’ cambiato. In passato ho giocato spesso con Raimondi e con lui mi trovavo a occhi chiusi perché per me era come un fratello e sapevamo l’uno i movimenti dell’altro. Poi ho cambiato compagni di linea e quindi anche modo di giocare ed è inevitabile che il mio stile di gioco sia mutato e sia meno incisivo dal punto di vista statistico, ma mi sono stati affidati anche altri ruoli e altri compiti. Negli ultimi due anni, ma soprattutto l’anno scorso, ci sono stati momenti difficili nell’arco della stagione e anche quando tutto sembrava andare inversamente rispetto a come si vorrebbe ho sempre dato tutto per questa maglia. Le fatiche si mettevano da parte e ci si poneva a disposizione in base alle esigenze”.

Redazione


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