«Nessuno ha parlato di sostituzione della professione medica con gli infermieri ma abbiamo sempre puntato sul sostegno a forme di collaborazione fra tutte le figure sanitarie operanti nel sistema sanitario lombardo. Chi dice il contrario è in malafede e non accettiamo ricostruzioni fantasiose della realtà».
Lo dichiara Emanuele Monti, Presidente leghista della Commissione Sanità e Politiche Sociali, intervenendo per fare chiarezza sulle affermazioni attribuite alla vicepresidente e assessore regionale al Welfare Letizia Moratti per la quale gli infermieri potrebbero sostituire i medici di medicina generale, vista la grave carenza di queste figure professionali.
«La collaborazione fra medici ed infermieri è già all’avanguardia in Lombardia dove, come primi in Italia, stiamo realizzando case e ospedali di comunità. In questi luoghi, è già percepibile la sinergia fra le due figure professionali e i nostri cittadini lo stanno toccando con mano, specialmente grazie all’istituzione della figura dell’infermiere di comunità».
«Inoltre, - ricorda Monti - con le sigle sindacali dei medici di famiglia abbiamo di recente affrontato in Commissione Sanità e nelle sedi istituzionali competenti il problema concernete la loro sostituzione nel periodo estivo con i corsisti in formazione che, a causa della miopia della normativa nazionale, non potevano svolgere le sostituzioni temporanee creando non pochi disagi ai pazienti che avrebbero trovato gli ambulatori chiusi a luglio e agosto».
«Voglio, dunque, tranquillizzare la FNOMCEO e tutte le sigle di rappresentanza dei medici di famiglia perché non c’è nessuna intenzione di voler sostituire la loro figura professionale che consideriamo centrale nel nostro sistema di cura» precisa.
«Rispediamo al mittente qualsiasi attribuzione che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti perché noi siamo al fianco dei medici di famiglia e lo stiamo dimostrando con i fatti concreti. Insieme abbiamo scritto la legge di potenziamento della sanità lombarda e insieme continueremo a lavorare su progetti che mettano al centro i professionisti delle cure primarie» conclude.