Calcio - 05 giugno 2022, 08:27

Moreau, il portiere del ritorno in B dopo 25 anni: «Nessuno ha i tifosi del Varese, dirigenti decisivi per la scalata. Che derby con il Como!»

Oggi il numero 1 che guidò i biancorossi dall'ultimo posto della Seconda Divisione all'impresa più grande vive in Canada con i suoi due figli, ovviamente calciatori: «Mi ruppi il menisco, ma con i lariani giocai senza troppi lamenti... Rollandi, Berton e Verderame maestri unici. In Nord America per le opportunità di lavoro e per il futuro della mia famiglia»

Mathieu Moreau insieme ai due figli Maxim ed Evan. Sotto nella gallery è con la sua Tanya

Mathieu Moreau insieme ai due figli Maxim ed Evan. Sotto nella gallery è con la sua Tanya

Mathieu Moreau, uno dei portieri più decisivi e amati dal pubblico biancorosso per la sua serietà, l'umanità e la sensibilità contagiose, è stato uno degli artefici della scalata dall'ultimo posto della Seconda Divisione alla serie B. Indimenticabile una sua partita nel piccolo campo di Carpenedolo: bombardato da tutte le parti, salvò il Varese almeno in dieci occasioni, prima della stoccata vincente e rapinosa di Mauro Milanese. Capitò la stessa cosa molte e molte altre volte.

Moreau nasce il 22 febbraio del 1983 a Quimper (Francia). Sin da ragazzino è affascinato dal ruolo del portiere e arriva a giocare nel settore giovanile del Nantes. Diciottenne, arriva all'Inter che prima lo acquista per il settore giovanile, poi lo inserisce subito in rosa come terzo portiere dietro a Toldo e Fontana. Riesce anche ad andare in panchina in campionato e nelle gare di qualificazione per la Coppa Uefa.  Terminati i due anni in nerazzurro, passa a La Spezia in prestito in C1, per poi andare alla Ternana in serie B. Passa in seguito a Lucchese e Pro Sesto per poi arrivare a Varese, dove il portierone resta dal 2008 al 2012 e contribuisce alla storica scalata dei biancorossi verso la serie B con il sergente di ferro Beppe Sannino. Raggiungiamo Mathieu in Canada, dove adesso abita, per farci raccontare il suo Varese.

Com'è arrivato a Varese?
Il mio procuratore era Oscar Damiani, amico della famiglia Sogliano. Appena appresa la notizia dell’interessamento dei biancorossi, fui lusingato: la società è ricca di tradizione e ha sempre puntato sul settore giovanile, scoprendo tanti calciatori importanti.
Sono stati anni indimenticabili, con una tifoseria straordinaria e compagni di squadra meravigliosi. Con loro abbiamo compiuto una scalata storica dalla serie C2 alla B, grazie a una dirigenza di alto livello di cui tutt'ora conservo un ricordo unico.
A Varese ho subito anche un infortunio al ginocchio con la rottura del menisco: mi feci operare durante la pausa del campionato e alla ripartenza andai tra i pali per la partitissima sempre attesa con il Como. Risentivo ancora dei postumi dell’operazione, ma la gara era troppo importante. Strinsi i denti e via, senza troppo lamentarmi. Il resto è storia. Dopo i lunghi e stressanti playoff, tornammo in B dopo 25 anni.

Vive in Canada: come mai questa scelta?
Ho smesso di giocare presto, avevo 32 anni. Sinceramente non trovavo più le motivazioni interiori giuste. Il mondo del calcio non è sempre facile. Pertanto, con la mia famiglia, abbiamo deciso di trasferirci in Canada, lasciando Travedona Monate dove mi ero ambientato benissimo.
Il Canada mi dava opportunità lavorative, oltre a un futuro per i miei due figli. Ormai sono canadese da quattro anni, e ho allenato anche i portieri nell'Accademia International Football Club. Non si può certo paragonare il calcio italiano a quello canadese, ma il movimento qui sta crescendo e ci sono interessi da parte di tante società europee e italiane. Si sta lavorando per far crescere nuovi talenti. 

I suoi figli giocano a calcio ?
Certamente: il più grande, Maxim, ha 18 anni e ha iniziato come portiere, ma poi ha preferito il ruolo di centrocampista. dove tuttora gioca in una squadra del campionato canadese. Evan, 15 anni, ha seguito le mie orme. Fa il portiere e lo seguo personalmente. Attualmente è sotto osservazione dal Frosinone, dove periodicamente svolge degli stage. Hanno il calcio nelle vene, anche se non tralasciano lo studio per potersi aprire una una diversa opportunità di vita. 

Ricorda i suoi maestri calcistici?
Il ruolo del portiere non è facile. Ci vuole grande preparazione atletica, carattere, una notevole forza psicologica ed emotiva. A Varese sinceramente ho avuto grandi maestri come Maurizio Rollandi, Ermes Berton e Oscar Vederame, che mi sono rimasti nel cuore: ancora oggi trasmetto ai ragazzini i loro insegnamenti. 

Segue il Varese?
Tramite i social sono in contatto con alcuni miei ex compagni. Seguo gli articoli online e le pagelle che vengono pubblicate su VareseNoi, dove scrive il mio amico Andrea Confalonieri, sempre diretto nei suoi commenti. Auguro ai biancorossi la scalata che abbiamo fatto noi anni fa: i tifosi e la città se lo meritano davvero. 

Segue il calcio italiano?
Certamente: seguo le sfide più importanti ma non in modo assiduo.

Nostalgia “canaglia” dell’Italia?
Ho tanti ricordi... lì ho vissuto anni meravigliosi. Ho conosciuto gente che mi ha fatto crescere come uomo e calciatore ma, ormai, ho voltato pagina. Rimane un bellissimo capitolo nel libro della vita.

Claudio Ferretti


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