Cultura - 04 giugno 2022, 21:18

Archivifuturi al Maga: parte la rete fra istituzioni culturali

Festival ramificato fino al 12 giugno. A Gallarate, in via De Magri, due mostre che arrivano al 25 settembre: “Screens. Culture dello schermo e immagini in movimento” e “Un altro mondo si dischiude. Storia e arte in Italia tra 1948 e 1980”

Archivifuturi al Maga: parte la rete fra istituzioni culturali

Un’inaugurazione che ne schiude altre: si potrebbe sintetizzare in questi termini il momento vissuto al Maga di Gallarate nel pomeriggio di oggi, 4 giugno. Sala degli arazzi densamente popolata per l’esordio di “Archivifuturi”: dieci giorni di mostre, eventi, proposte educative, incontri, visite a studi d’artista. Il tutto apportabile a un territorio ospitale per artisti, di livello nazionale e internazionale. Che il territorio lo hanno abitato, lavorandoci, anche confrontandosi.

Il festival è organizzato dalla rete Archivi del contemporaneo – Lombardia terre d’artisti, il progetto vincitore dei Piani integrati per la cultura di Regione Lombardia. Coinvolge, oltre al Maga (capofila), l’archivio Franco Fossa (Rho), Casa Testori (Novate), archivio Missoni (Sumirago), fonazione Marcello Morandini Varese), archivio Vittorio Tavernari (Varese), il Borgo di Lucio Fontana (Comabbio), fondazione Sangregorio (Sesto Calende), Arcumeggia (Casalzuigno), museo Salvini (Coquio Trevisago) e museo Bodini (Gemonio).

Dal secondo dopoguerra, si sottolinea presentando l’iniziativa, «…l’intera area dell’Alto Milanese e dei laghi, tra le province di Varese e di Milano, vede una densa concentrazione di artisti protagonisti delle più importanti ricerche italiane: Enrico Baj, Lucio Fontana, Antonia Campi e Luigi Russolo, Dadamaino, Franco Fossa, Ottavio Missoni, Angelo Bertolino, Floriano Bodini, Giannetto Bravi, Gianfranco Brebbia Luciano Giaccari, Marcello Morandini, Marinella Pirelli, Albino Reggiori, Vittorio Tavernari, Gottardo Ortelli, Innocente Salvini, Ambrogio Pozzi, Silvio Zanella, Lilliana Bianchi, Marion Baruch, Giancarlo Sangregorio, Aldo Tagliaferro.

Al Maga, due importanti mostre aperte fino al 25 settembre (sul sito del museo, l’elenco dettagliato delle istituzioni aderenti al festival, che si dispiega fino al 12 giugno): “Screens. Culture dello schermo e immagini in movimento”, riconducibile al XXVI “Premio nazionale arti visive città di Gallarate” (artisti invitati e premiati: Rossella Biscotti, Chiara Fumai, Adelita Husni-Bey, Invernomuto, Mario Rizzi, Silvia Rosi, Vashish Soobah, Natàlia Trejbalova e Vega, premio alla carriera a Mario Gorni e Zefferina Castoldi, fondatori di Careof)) e “Un altro mondo si dischiude. Storie e arte in Italia tra 1948 e 1980».

Sandrina Bandera, presidente della fondazione Zanella che gestisce il museo, ha ringraziato «…un territorio che ha l’arte nel proprio Dna, come creatività, mestiere e lavoro. C’è da andarne fieri».

L’assessore comunale  alle Attività formative, Claudia Mazzetti, ha parlato del museo, meglio, del polo culturale gallaratese come di «un luogo che sprigiona cultura, gioia, voglia di fare. La grandezza di questa iniziativa è nella rete. Un lavoro durato anni». Riassunto da Emma Zanella, direttrice del Maga: «Con gli altri partecipanti ci siamo detti: sistemiamo ciò che abbiamo, fortifichiamo, guardiamo verso l’esterno, facciamo conoscere le ricchezze di questo ampio territorio. Abbiamo predisposto un depliant e una cartina geografica per scoprire le nostre proposte. Non solo: il festival continuerà nei prossimi due anni, grazie a Fondazione Cariplo e Fondazione comunitaria del Varesotto. Ogni ente ha creato la sua mostra, la sua proposta culturale. Storia dell’arte italiana, non solo storia dell’arte locale».

Su “Screens” e sullo strumento video, Giovanni Orsini, presidente del premio nazionale arti visive “Città di Gallarate”: «La contemporaneità ci impone di adeguarci velocemente, occorre trovare risorse per fare cultura con un occhio attento al patrimonio. E attuale caratteristica del nostro tempo è il linguaggio video». Poco importa se la scelta piace o meno, l’importante è la ricerca, la sostanza. Come quando «…negli anni Cinquanta, di fronte al Premio, la città si spaccava in due, pro e contro». Attriti che fanno la piccola e la grande storia dell’arte.

Stefano Tosi

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