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Gallarate | 26 maggio 2022, 19:15

Civica per Cassani sindaco: «Moratti promette, Asst Valle Olona disattende»

Si moltiplicano le perplessità e i rilievi delle forze politiche gallaratesi sui temi legati al futuro ospedale Busto/Gallarate. E sulle ricadute, nei servizi, per il territorio, a partire dal Sant’Antonio Abate

L'ingresso del Sant'Antonio Abate

L'ingresso del Sant'Antonio Abate

Commissione Sanità a Gallarate, ospite il direttore socio sanitario Marino Dell’Acqua. Confronto, sereno ma severo, datato 24 maggio. A distanza di pochi giorni, torna sui temi approdati nella sala consiliare di palazzo Broletto la lista civica “Per Cassani sindaco”. I progetti che riguardano il nosocomio, incastonato nel tessuto urbano gallaratese, sono fonte di dubbi e perplessità. Anche per le comunicazioni via via messe a disposizione. Riflettori puntati, in sintesi, su riduzione delle volumetrie assegnate ai servizi sanitari Asst in città; ubicazione e natura delle strutture (a partire dal padiglione Boito); vicinanza di servizi dedicati a pazienti diversi per età e problematiche (anche se Dell’Acqua ha rassicurato sui percorsi di accesso); adeguatezza degli spazi riservati al Terzo settore. Ancora, contraddizioni nelle informazioni sulla presenza a Gallarate di poliambulatori (novità: sembrerebbero previsti solo nel nuovo ospedale di Beata Giuliana). Al netto dell’apprezzamento per l’approccio di Dell’Acqua, sventagliata di punti interrogativi. Di seguito, il comunicato integrale.  

Rispetto al progetto presentato a luglio 2021, la nuova ipotesi di riutilizzo degli spazi del presidio di Gallarate, vede ridursi di circa il 25% la volumetria precedentemente assegnata ai servizi sanitari della ASST in città perché nel nuovo progetto è stato escluso l’utilizzo dell’ala est del padiglione polimedico e i 2/3 dell’area di parcheggio principale. Le 3 strutture che verranno utilizzate saranno l’ex distretto di Via L. da Vinci in cui sarà ubicata la Casa di Comunità HUB con i suoi servizi mentre Villa Sironi (la ex scuola infermieri di Piazza Giovani Italia) ospiterà la Casa di Comunità SPOKE. Il DSS (Direttore Socio Sanitario, Ndr) ha sottolineato come entrambi gli stabili saranno ristrutturati e riammodernati con i fondi provenienti dal PNRR. Distanziato ed isolato dagli altri due stabili, anche in termini di servizi per gli utenti, vi è il terzo edificio che verrà ristrutturato per ospitare attività ambulatoriali e di ricovero; sarà l’ospedale storico di Largo Boito sul quale è ricaduta la scelta della ASST perché, fondamentalmente, non è un bene alienabile in quanto vincolato.

Le domande sorte spontanee, che abbiamo condiviso con molti altri colleghi in sala, riguardano l’adeguatezza di uno stabile progettato e costruito nel 1870 per ospitare 44 pazienti. Il progetto odierno prevede, su un terzo di quella superficie, 20 “ampi moderni posti letto” per l’ospedale di comunità, dove assistere i pazienti in dimissione dall’ospedale per acuti, con lo spazio ed il supporto necessario per formare i caregiver che li seguiranno a domicilio. Sarà sufficiente lo spazio e sarà economicamente conveniente la ristrutturazione di un edificio storico, vincolato e concepito con criteri per i quali la tecnologia medica moderna non era nemmeno fantascienza?

Nello stesso stabile, al primo piano, oltre all’ospedale di comunità ci saranno alcuni ambulatori dedicati alla cronicità che si affiancheranno a quelli presenti nella Casa di Comunità. Al piano rialzato si avrà raggruppata tutta l’offerta assistenziale riconducibile alla sfera della salute mentale. Il centro diurno, che accoglierebbe ed assisterebbe questi pazienti durante i giorni infrasettimanali, è collocato tra il centro psico sociale e gli ambulatori di neuropsichiatria dedicati ai piccoli pazienti affetti da disturbi sia neurologici che della sfera psichica. Ci chiediamo, in effetti, se anche questa scelta di concentrare pazienti eterogenei per gravità di patologia ed età, sia davvero funzionale.

Infine una piccola superficie, 100 metri quadri (l’equivalente di un paio di uffici spaziosi), viene riservata alle diverse associazioni che oggi operano intorno al nosocomio reclutando donatori di sangue, di organi e tessuti, o di tempo come chi presta assistenza ai pazienti ricoverati. Sarà adeguata ai servizi resi o anche queste associazioni, che sono anche strumenti di aggregazione oltre che di impegno sociale, migreranno forzatamente, magari con qualche inevitabile perdita, a Busto?

Nel Verbale del “Comitato per l’Accordo e contestuale Comitato per la promozione del nuovo Accordo di Programma”, tenutosi in Regione Lombardia lo scorso 17 dicembre 2021, si legge come il Vice Presidente Moratti, nel rassicurare i sindaci sull’importanza della sanità territoriale, ribadisse che nelle strutture da realizzarsi sul territorio comunale “…saranno previsti: adeguati servizi ambulatoriali di base e specialistici, punto prelievi, servizi di diagnostica di base, …”. In realtà, il DSS Dell’Acqua ha categoricamente escluso l’attivazione di una qualsiasi struttura poliambulatoriale in Gallarate per cui i cittadini, anche i fragili e gli anziani non inseriti nelle categorie di tutela della cronicità, dovranno recarsi all’ospedale per acuti, il nuovo ospedale, per fare una qualunque visita specialistica, un elettrocardiogramma, un trattamento riabilitativo fisioterapico, una radiografia o un’ecografia.

Concentrare l’attività ambulatoriale nell’ospedale per acuti, non è quello che riteniamo un servizio per la comunità locale; sosteniamo il nuovo ospedale come unico valido strumento di risposta alla domanda sanitaria dei nostri concittadini oggi in balia di molti disservizi ma altrettanto importante riteniamo la presenza di servizi diagnostici e ambulatoriali sul territorio tantoché, laddove nelle progettualità dell’ASST non sarà ricompreso ciò che è stato concordato e promesso a favore dei Gallaratesi, difficilmente esprimeremmo un voto favorevole ad un tale accordo di programma.   In merito alla vasta area “a disposizione” ed alienabile, il nostro pensiero è che su di essa possano gravitare le tre strutture sanitarie previste in Gallarate, ospedale di comunità, casa di comunità hub e spoke, meglio integrate e con più spazi e servizi a disposizione.

Sulla restante parte attendiamo a concretizzare le nostre proposte le disponibilità di utilizzo da parte degli stessi proprietari, la ASST, fermi restando, come sostenuto anche dalla maggior parte dei colleghi Consiglieri, di dedicarne ampia parte a strutture a funzione sociale, educativa/formativa, verde.  

Usciamo da questa Commissione soddisfatti dall’illustrazione del piano da parte del cortesissimo e disponibile Direttore Dell’Acqua ma l’idea è che al momento, più di un’operazione di edilizia sanitaria, sia stata progettata un’operazione immobiliare che tenda a recuperare più fondi possibili dal PNRR, utilizzare a tutti i costi gli spazi inalienabili mantenendo più ampia e omogenea l’area a disposizione affinché, magari, possa avere maggiori margini di mercato.

Stefano Tosi

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