In grado di stare a processo, ma incapace di intendere e di volere al momento in cui si sono verificati i fatti che lo hanno portato in carcere, con l’accusa di tentato omicidio e danneggiamento. La vicenda giudiziaria dell’uomo, un quarantenne di origine marocchina, si è conclusa ieri in Tribunale a Varese con la sua assoluzione per infermità di mente.
Oggi le cose sono diverse, grazie ai farmaci, aveva sottolineato prima della sentenza il pubblico ministero, chiedendo ai giudici del collegio di assolvere l’imputato, che lo scorso novembre, in assenza di cure, aveva assecondato i suoi istinti, legati ad un disturbo delirante di tipo persecutorio, generando il panico in una pizzeria di viale Borri.
Si presentò all’ingresso con un cric in mano, battendolo sulla porta, prima di entrare e dirigersi verso il proprietario del locale, cercando poi di colpirlo alla testa, sempre impugnando l’arnese. Il gestore della pizzeria, fortunatamente, riuscì a difendersi. Nei paraggi c’erano però dei coltelli; il quarantenne ne prese uno e cercò nuovamente di colpire l’altro, che fu ferito ad una spalla e ad un braccio, prima dell’intervento delle forze dell’ordine.
Il quarantenne era un cliente della pizzeria - è stato ricostruito durante le indagini - ma quel giorno si era messo in testa - a causa dei suoi disturbi - che il proprietario del locale rappresentava una minaccia per la sua libertà; una minaccia da affrontare - evidentemente - con il ricorso alla violenza.
In aula alla richiesta di assoluzione si è associata anche la difesa, sottolineando che le problematiche mentali dell’uomo erano state evidenziate già nel corso del dibattimento dagli operatori di polizia giudiziaria chiamati a testimoniare, prima ancora che intervenisse il parere tecnico di un perito nominato dal Tribunale.
Con la sentenza i giudici hanno inoltre stabilito l’estinzione della custodia cautelare in carcere, applicando per il quarantenne la misura della libertà vigilata per due anni. L’uomo - senza fissa dimora - verrà preso in carico da un centro psico sociale e sarà affidato ad una struttura, dove proseguirà il percorso di cura iniziato dietro le sbarre.