Calcio - 08 maggio 2022, 18:37

VIDEO. Porro: «Uomini veri hanno davanti 21 giorni per arrivare in vetta. Tre anni fa il Varese era in terza categoria»

L'allenatore che ha portato i biancorossi nei playoff: «Non è stata una prova eccezionale, ma l'abbiamo sbloccata subito... Disabato? Basta lasciarlo costruire gioco. Da qui a tre settimane può succedere di tutto»

«Uomini veri hanno obiettivi importanti: abbiamo davanti 21 giorni da uomini veri che possono portarci lontano. Questa è una prima vetta a cui siamo arrivati tra mille peripezie, sacrifici, sudore. Da qui serve la mentalità vincente» dice Gianluca Porro che, anche dopo la partita, sembra davvero nato e cresciuto nel Varese e per il Varese (clicca QUI per i video con i tifosi e QUI per le pagelle).

Porro ammette una prestazione non entusiasmante, con la consuetà onestà: «Abbiamo raggiunto l'obiettivo senza una prova eccezionale e cioè senza la giusta tensione perché quando arrivi a un centimetro degli obiettivi, succede così. Intanto l'abbiamo indirizzata e sbloccata subito, portando a casa un primo grande obiettivo per i sacrifici fatti dalla società e dai ragazzi. Tre anni fa eravamo in terza categoria e l'anno scorso c'è stata una salvezza. Quest'anno nonostante il valore della rosa, non c'era nulla di scontato».

Porro ringrazia i collaboratori, da uomo vero, e il gruppo Juniores da cui arriva e anche questo gli fa onore. Come le parole su Disabato: «Se Donato viene messo nelle condizioni di poter esprimere le caratteristiche di costruttore di gioco ha un valore importantissimo, poi in questa categoria non ne parliamo... A Casale ha fatto una partita straordinaria perché un uomo che gioca lì sa che un tocco è poco e tre sono troppi. Lui sa di essere bravo e, quindi, gli piace innamorarsi della palla e tenerla, ma ha i tempi giusti».

«Da qui a tre settimane può succedere di tutto, e servono tutti» aggiunge Porro, «contento e felice» come un tifoso del Varese.

E Porro come ha cambiato e rivitalizzato il Varese arrivando dalla Juniores? «Ho cercato di portare un po' di serenità, convinzione, autostima e fame rabbiosa rispetto a quello che avevano vissuto i giocatori e rispetto a quello che li aspettava».



Andrea Confalonieri


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