Il giorno dopo la tragedia di via Torino, il silenzio che regna a Samarate ovunque è interrotto solo da una frase: «Come sta il ragazzo?». Per strada, al bar, nei negozi basta che due persone si incontrino e viene mormorata questa domanda, magari in dialetto, che trasmette ancora di più la vicinanza a Nicolò, 23 anni, che lotta per la vita dopo che suo padre Alessandro Maja l'ha gravemente ferito e ha ucciso mamma Stefania e la sorella Giulia
Accade anche nel negozio del sindaco Enrico Puricelli, dove le persone si fermano, si confrontano, cercano un conforto per poterlo mandare a loro volta idealmente al giovane.
«È importante che Nicolò ce la faccia. Faremo un momento di preghiera dedicato a lui, deve salvarsi. Con sicurezza sappiamo che l'autopsia verrà effettuata sabato, poi i funerali di Stefania e Giulia a metà settimana. Ma la sera prima faremo la veglia, ne ho parlato con don Nicola» osserva il primo cittadino, commosso. Esce dal negozio ad accendersi una sigaretta, confessa di aver fatto fatica a dormire.
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Tanti non sono riusciti a chiudere occhio la scorsa notte. In via Torino, c'è un mesto pellegrinaggio, qualcuno porta fiori, qualcuno viene anche da fuori paese a guardare, ma senza morbosità: uno sguardo, una preghiera. Alle telecamere non si fa quasi caso, conta manifestare il proprio dolore con garbo e riservatezza comunque.
«Sono fiero di come hanno reagito i miei concittadini - conclude il sindaco Puricelli - Il rispetto che hanno dimostrato di fronte alle vittime e a questa tragedia».