Varese - 29 marzo 2022, 11:58

Il sapore del mare e del lago da cent'anni sui banchi della Pescheria Zamberletti: «In corso Matteotti i varesini venivano a fare la spesa, oggi siamo rimasti soli ma con la stessa passione»

Luigi Piccinelli con la sorella Anna e il figlio Luca tiene in vita nel "salotto" di Varese l'unica pescheria della città: «Una volta si aveva fame e tutto andava bene, si vendevano sì e no dieci qualità di pesce, poi si passò a pezzi interi o tranci, quindi ai filetti e a cose più raffinate. Resistono persico, lavarello e luccioperca ma c'è richiesta anche di scatolame selezionato come il tonno Carloforte e le acciughe Balistreri di Bagheria. Da noi il contatto con la gente viene prima di tutto»

È una delle ultime vestigia dell’antico Corso Matteotti, quello delle botteghe e dei fondachi, dei piccoli artigiani e dei negozi “dituttounpo’”, delle quattro parole scambiate al volo tra venditore e compratore. Fa anche effetto, tra vetrine colme di occhiali, scarpe, camicie, gioielli, erboristerie chic e abbigliamento snob, leggere ancora la scritta “pescheria” e vedere esposti in bella vista dentici, branzini, triglie e scorfani, oltre a cozze e ostriche e tranci di salmone. 

Eppure da cent’anni, la Pescheria Zamberletti di Piccinelli Luigi, come recita la targa all’ingresso, serve la città e i ristoranti dal negozio in corso, ultimo baluardo rimasto della Varese che fu assieme a Ghezzi, Corvi, Gastronomia del Corso, Cantù, Galleria Ghiggini e Farmacia Centrale

«Prima di questa, la sede della pescheria era in piazza San Vittore, ma dal 1920 è in Corso Matteotti, fondata da Egidio Zamberletti e poi passata ad Armando Molinari che mi assunse come lavorante nel 1967. Avevo preso due esami a settembre e mio padre mi mandò dritto a lavorare. Da allora non ho mai smesso e, nel 1979, ho rilevato l’attività, che oggi mando avanti con mia sorella Anna e mio figlio Luca», spiega Luigi Piccinelli, classe 1954, ovviamente di Brinzio.

Luca, invece, 20 anni, ha terminato la scuola alberghiera al De Filippi di Varese e da subito è al lavoro in negozio: «Mi piace stare a contatto con la gente e ho diverse idee per il futuro, mi piacerebbe affiancare all’attività di vendita di pesce anche dei piatti pronti per mettere in pratica ciò che ho imparato a scuola. Qui forniamo pesce di qualità, di lago e mare, serviamo una decina di ristoranti della zona e degli immediati dintorni e contiamo, per fortuna, su una clientela affezionata».

Da Zamberletti, infatti, la scelta è molto vasta, si va da branzino, merluzzo, sogliola, spada, dentice, calamari e gamberi al pesce di lago come persico e luccioperca, ma anche trote e salmerini.

«I clienti più anziani sono affezionati al pesce di lago, vogliono il persico da fare con il risotto o al burro, il lavarello e il luccioperca, mentre i più giovani, che hanno meno tempo per cucinare, comprano il filetto. Vanno molto anche il tonno sott’olio e le acciughe sotto sale, ne abbiamo una bella scelta», dice Luca, che si sveglia ogni mattina alle cinque e mezzo e, se ci sono particolari arrivi o richieste, anche prima.

Anche il modo di acquistare e la tipologia di pesce sono cambiati parecchio negli anni, come sottolinea Luigi Piccinelli: «Quando iniziai a lavorare si vendevano sì e no dieci qualità di pesce, palombo, merluzzo, persico e altre specie di lago. La gente non li conosceva, e il primo cambiamento di abitudine avvenne intorno al 1975. Allora si acquistavano pesci interi o tranci, poi, dal 2000 circa, i clienti ci hanno chiesto sempre più filetti. La vita è diventata frenetica e si ha meno tempo per stare in cucina e fare fatica a pulire il pesce e filettarlo».

In negozio arrivano i pescatori del lago Maggiore e del Ceresio, la richiesta di persico e lavarello continua, e quando non c’è fornitura dai nostri specchi d’acqua, Piccinelli compera dai pescatori del lago di Garda

«Abbiamo anche cose particolari, come i gamberi viola della Liguria, gli scampi di San Benedetto e i calamaretti dell’Adriatico, e poi il carpione, fatto con triglie, sogliole e branzini. Una volta il carpione era un modo di conservare il pesce, ed era fatto con specie di non eccelsa qualità come la tinca, la carpa o la scardola. Si aveva fame e tutto andava bene, si usava soltanto l’aceto e il pesce intero, oggi si è più raffinati, si adoperano i filetti e una miscela di sapori. C’è parecchia richiesta anche di scatolame selezionato: ci vantiamo di vendere il tonno Carloforte, le acciughe salate di Girolamo Balistreri di Bagheria, una vera prelibatezza. È un’azienda con cui lavoriamo da 35 anni, ci dà la prima selezione, da 12mila latte da 10 chilogrammi l’una, ne sono uscite 400, selezionate per noi. Teniamo le acciughe a maturare per un anno prima di venderle».

In Corso Matteotti capita che sotto le feste arrivi anche il rarissimo salmone bianco dell’Alaska: «Ce lo fornisce la Coam di Morbegno, per l’ultimo Natale ne ho avuti sette da tre chili l’uno, quattro li avevo già venduti prima che arrivassero, nonostante il prezzo al chilo sia di 350 euro». Del resto Zamberletti vanta una clientela illustre: «Ai tempi del Milan di Sacchi passavano Baresi, Massaro, Tassotti, Boban, poi Stamm e Seedorf, nostri clienti sono i Trolli, Borghi padre e figlio, Luca Missoni, i Castiglioni, gli Orsi e i Mazzucchelli».

Luigi Piccinelli si lascia andare all’amarcord: «La situazione oggi è brutta, non soltanto a Varese, la crisi colpisce tutti, sono cambiate le abitudini. Oggi il corso è morto, la città è sporca e degradata, non c’è più passaggio, per fortuna ci è rimasto uno zoccolo duro di clienti. Una volta si faticava a passare, oggi i negozi presenti li si trova uguali all’Iper, qui non c’è possibilità di parcheggi e quelli che ci sono costano caro. Sono finiti i tempi quando passeggiando si incontravano i negozi del macellaio Bellorini, Lancini ortofrutta, il Ghezzi panettiere, le macellerie Turati piccola e grande, Valenzasca che contava su clienti che arrivavano da Milano a comperare il paté. Poi i formaggi di Besozzi, il gelataio Mentasti, Osvaldo il fungiatt, il salumiere Realini. In Corso Matteotti si andava per necessità, per fare la spesa. Quando ho incominciato a lavorare qui, Varese contava sette pescherie: Vanoletti, Campi e Passera, Bianchi, Azzarito, Campi, cognato dell’altro omonimo, Vinci e un altro negozio verso Masnago. Oggi siamo rimasti soli, ma per fortuna mio figlio porterà avanti l’attività».

Mario Chiodetti