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Gallarate | 22 marzo 2022, 18:00

Da Gallarate al confine con l'Ucraina: «Voglio aiutare la macchina dell'accoglienza polacca»

Bruno Carenini, manager, esperto di relazioni internazionali e giornalista, ha raggiunto la scorsa notte Korczowa: «Collaborerò con Caritas, situazione al collasso. Ho incontrato molti mercenari francesi e olandesi che vanno a combattere con gli ucraini, discorsi da brividi»

Bruno Carenini a Varsavia, foto di un precedente viaggio

Bruno Carenini a Varsavia, foto di un precedente viaggio

«Preparo le borse e mi unisco alla macchina dell'accoglienza polacca per dare un personale contributo». L'ha detto e l'ha fatto, Bruno Carenini, nato a Lecco, m residente a Gallarate, con lo sguardo da sempre sul mondo. Questa notte è arrivato in Polonia e il suono delle sirene ha tenuto subito con il fiato sospeso.

Carenini è un manager, esperto in relazioni internazionali (nel 1989 ha incontrato anche Gorbaciov) ed è stato reporter e attivista per i Democratici nelle elezioni presidenziali, attivista Human Right, blogger e molto altro. Ha annunciato sul suo blog le ragioni della sua riflessione e della partenza.

Ci aggiorna poi: «Sono arrivato stanotte a Korczowa al confine ucraino. Resto una settimana faccio 3 centri aiutando con Caritas internazionale e un po’ di lavoro di reporter.  La situazione è al collasso. Psicologicamente devastante... Stamane qui suonavano le sirene».

In viaggio verso il confine con l’Ucraina, ha anche incontrato molti mercenari francesi e olandesi che vanno a combattere per questo Paese: «Discorsi da brividi in 3 ore dì viaggio non ancora ultimato, rendono distanti i due mondi: quello umano e quello della violenza».  

Bruno Carenini - originario di Lecco, ma residente a Gallarate - visiterà i centri di Medyka, Korczowa, Rzeszow Hrebenne e Przemysl che, spiega nel suo blog, «sono i punti nevralgici di maggior afflusso, dove donne, bambini e anziani arrivano di giorno ma soprattutto di notte da percorsi nei boschi o strade ancora praticabili».

Sarà un'esperienza umana drammatica e importante, rimarca, citando amici e colleghi che «mi raccontavano di quanto, durante il bombardamento alla base militare ucraina vicina al confine, si sentissero i vetri delle stanze tremare mentre fossero nel dormiveglia dell’alba e quale sensazione di paura li avesse assaliti con i pensieri peggiori». 

Momenti in cui riflettere, capire, anche i privilegi che si hanno in una realtà libera e democratica, sottolinea ancora: «Rompere l’incantesimo può far bene, per farci tornare ogni tanto coi piedi per terra e la testa sulle spalle, diventando e crescendo uomini e donne migliori... Insieme all’aria della solidarietà respirerò quella dell’odio verso i russi, un rancore mai svanito dai cuori polacchi. Chi ha vissuto la repressione, conosciuto il sistema sovietico non ammette divagazioni, giustificazioni quando si tratta di libertà, per questo temono provocazioni, sconfinamenti, aggressioni che invece ad oggi possono solo essere sulla carta». Conclude Carenini: «Non dimenticano e sono tanti i nati e vissuti prima del 1993, anno in cui i russi lasciarono per sempre il suolo polacco, sono ancora lì, e sentono sulla pelle il soffio del regime che spia, accerchia, arresta, tortura e uccide, per questo gli ucraini sono i loro fratelli». 

Ma. Lu.

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