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Storie | 20 marzo 2022, 12:11

«Prendetevi cura della mia famiglia». L'ex bimbo di Chernobyl si affida a chi l'aveva accolto 23 anni fa

Un'altra storia di amicizia e solidarietà: Roman non può lasciare l'Ucraina, ma sapeva su chi poteva contare. Questa mattina a Gallarate è arrivata la figlioletta di 7 anni, con mamma e nonna. L'emozione dell'incontro e le preghiere per lui, rimasto dove infuria la guerra

La figlioletta di Roman stringe i suoi pupazzi: ora è al sicuro

La figlioletta di Roman stringe i suoi pupazzi: ora è al sicuro

Quella famiglia l’aveva ospitato da ragazzino per più di un’estate, quando le porte delle case del territorio si aprivano per i bambini di Chernobyl. E una famiglia è per sempre: di fronte all’infuriare della guerra in Ucraina, Roman 23 anni dopo, ha saputo cosa fare, su chi contare.

«Possiamo fare qualcosa per te?»

«Prendervi cura di mia figlia, di mia moglie».

Alberto e Augusta non hanno avuto alcuna esitazione e questa mattina ecco la bimba, con la mamma e anche la nonna, giungere a Gallarate grazie a un viaggio organizzato dai volontari. La piccola teneva stretti i suoi due pupazzi - un elefante e un coniglietto - come a proteggersi e a proteggerli. È stata una grande emozione per la famiglia gallaratese incontrarle e farle entrare nelle loro vite, come era accaduto 23 anni fa.

Roman deve restare in Ucraina, gli uomini non possono lasciare il Paese. Si è sempre in contatto, con il cuore in gola: subito questa mattina gli hanno mandato il messaggio rassicurante, «sono arrivate». 

È stato un viaggio lungo, complesso. Nella telefonata di ieri, vicino al confine con la Polonia (raggiunta dalle donne a piedi, per salire poi sul pulmino), si sentivano nitidamente le esplosioni. Alberto e Augusta tengono alla riservatezza, il gesto che hanno compiuto è parso loro naturale e da non mettere sotto i riflettori, sottolineano. Noi rispettiamo la loro scelta e raccontiamo così la loro storia, in punta di piedi.

Raccogliamo anche l'emozione e i racconti del fratello di Augusta, Massimo: dei tanti giochi condivisi con Roman – spiega – della bellezza di stare insieme, di un’estate di amicizia e consapevolezza, grazie a quell’iniziativa meravigliosa dell’Aubam.

Tutti semi, che nel tempo continuavano a fiorire: difatti nell’arco degli anni ci si sentiva, ci si faceva gli auguri in occasione delle feste e il legame è rimasto. Così quando da Vyšneve è arrivata quella richiesta, la famiglia italiana di Roman sapeva cosa fare: aprire le porte, come tante stanno facendo in questo periodo per aiutare i profughi.

Ma per loro era anche come ospitare Roman, di nuovo. Quel bimbo che arrivato qui, non sapeva parlare italiano, eppure l’ha imparato piuttosto rapidamente e l'estate dopo se la cavava tranquillamente: l'esperienza dice dunque che la barriera linguistica dei primi giorni cadrà. La piccola potrà presto conoscere i nipotini di Alberto e Augusta, magari giocarci. Non sarà facile, pesano lo shock della guerra e la paura per il loro caro rimasto in Ucraina. Ma in una famiglia, tutti insieme, ci si può provare.

Marilena Lualdi

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