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| 09 marzo 2022, 13:18

Anche nella nostra provincia il costo dei carburanti è alle stelle: ora si rischia un pericoloso effetto domino

Benzina ben oltre i 2 euro: è l'effetto della crisi Russia-Ucraina, ma non solo. Oltre a gravare direttamente sulle tasche degli automobilisti lievitano i costi di trasporto che a loro volta ricadranno sui consumatori

Anche nella nostra provincia il costo dei carburanti è alle stelle: ora si rischia un pericoloso effetto domino

Già duramente provati dal "caro energia" e dalla commistione tra carenza di materie prime e inflazione, che ha portato a considerevoli aumenti del prezzi di gran parte dei prodotti di uso quotidiano, negli ultimi giorni gli abitanti del nostro territorio (come, ovviamente, il resto degli italiani) devono fare i conti (letteralmente) anche con i rincari esponenziali del carburanti. Il cui prezzo – anche, ma non soltanto, a causa della guerra in Ucraina – è lievitato ben oltre i 2 euro/litro. In provincia di Varese stamattina la benzina arrivava a sfiorare in alcuni casi i 2,3 euro al litro.

Sicuramente il conflitto che vede opposti Russia e Ucraina, entrambi importanti produttori di gas e petrolio, e le conseguenti tensioni su scala mondiale stanno fortemente influenzando le variazioni di costo, ma da sole non bastano a spiegare la apparentemente inarrestabile impennata dei prezzi alla pompa, anche perché nel corso del 2021 l’Italia si è rifornita di greggio, in quantità variabili, da ben 22 Paesi differenti. In sostanza, per quanto la Russia rappresenti un fornitore importante, non è insostituibile. Almeno per quanto concerne il petrolio.

DALLA GUERRA IN ETIOPIA A QUELLE RECENTI: QUANTO 'PESANO' LE ACCISE

Altre "indiziate" storicamente indicate come causa dei costi esorbitanti di carburante sono le accise che lo stato ha via via introdotto. Ben 19 “tasse” che, una volta introdotte, lì sono rimaste, sommandosi con quelle precedenti e spesso seguite da ulteriori altre. L’elenco è lungo e leggendolo è legittimo farsi cogliere da un certo nervosismo.

Vi troviamo infatti, tra le altre, quella per la guerra d’Etiopia del 1935-1936 (1,90 lire, pari a 0,000981 euro odierni), quella per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 (10 lire, 0,00516 euro odierni), il post terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire, 0,0387) e via via scorrendo fino a quelle più recenti come nel caso del decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011 (0,082 euro), l’emergenza terremoti in Emilia Romagna del 2012 (0,024 euro) o le spese del ‘Decreto Fare’ del 2014 (altri 0,0024 euro). ‘Gocce’ che, messe tutte assieme, stando a recenti rilevazioni del Ministero per lo Sviluppo Economico pesano, considerando anche l’IVA al 22%, per circa il 55% del costo alla pompa.

GLI ALTRI FATTORI CHE INCIDONO SUL COSTO

Nel, purtroppo lungo, elenco di fattori che vanno ad incidere sul prezzo dei carburanti figurano poi il rapporto di cambio tra euro e dollaro, che negli ultimi giorni ha visto la moneta statunitense rinforzarsi notevolmente su quella europea. In questo momento la quotazione ha toccato 1,10 (ovvero ciascun euro viene scambiato a 1,10 dollari), di conseguenza, semplificando molto il concetto al fine di renderlo più facilmente comprensibile, in queste settimane comprare petrolio, che sui mercati internazionali viene scambiato per l’appunto in dollari, "costa" di più rispetto a periodi in cui l’Euro era molto più forte.

Va infine tenuto conto dell’andamento del prezzo del Brent, ovvero il petrolio che viene estratto nel Mare del Nord e che in tutto il mondo viene preso come riferimento per le oscillazioni dei prezzi. Pur essendo ancora abbastanza lontano dal record assoluto di 147,5 dollari al barile, toccato nel 2008, ad oggi si attesta a poco più di 129 dollari/barile. Considerato che il 20 dicembre scorso aveva fatto registrare un costo di 70 dollari al barile, è evidente che anche in questo caso vi è stato un incremento esponenziale.

Sul quale hanno sicuramente inciso le tensioni tra Russia e Ucraina, ma che è altresì fortemente influenzato da scelte economico/politiche dell’Opec+, alleanza di 23 Paesi tra i principali produttori di petrolio mondiali, che ha deciso di non incrementare oltre quanto previsto (ovvero 400.000 barili/giorno) la produzione di greggio, nonostante le richieste internazionali finalizzate a cercare di contenere i prezzi. 

LE CONSEGUENZE SULLA NOSTRA QUOTIDIANITA’

Tirando le somme, in buona sostanza le cause del costo stellare dei carburanti sono molteplici, ma la conclusione è purtroppo che, citando un modo di dire popolare, alla fine "paga Pantalone". Ovvero tutti noi cittadini, anello incontrovertibilmente più debole di una lunga catena che si snoda a livelli internazionali e nazionali e sulla quale possiamo fare poco o nulla.

Tolto preoccuparci ulteriormente considerando che gli incrementi di costi dei carburanti rischiano di generare inevitabilmente un effetto domino già all’orizzonte. Basti pensare che in questi giorni il settore pesca sta attuando uno sciopero per protestare contro il costo del gasolio e che, poiché gran parte del trasporto merci nel Paese avviene su gomma, anche gli autotrasportatori sono sul piede di guerra. E’ notizia recente, infatti, che l’Unatras (unione dell’autotrasporto che raggruppa sei sigle settoriali) ha annunciato per il 19 marzo mobilitazioni in tutta Italia “contro il caro carburante e l’immobilismo del governo”.

LE VOSTRE TESTIMONIANZE

E' voi che opinione avete riguardo gli incrementi di costo dei carburanti? Avete un distributore 'di fiducia' presso cui vi servite abitualmente o variate di volta in volta? Che prezzi avete riscontrato alla pompa? Scrivetecelo, magari allegando anche la foto dei tabelloni con i prezzi, a redazione@informazioneonline.it e vi daremo voce.

Gabriele Massaro

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