Da qualche tempo le api hanno trovato casa al nido Rossini di Busto Arsizio. Niente paura: si tratta di una specie molto rara innocua per l’essere umano. Il fatto che questi insetti abbiano nidificato in città rappresenta anzi un’occasione per la conservazione della biodiversità. E il Comune, in particolare l’assessorato alle Politiche educative, si è attivato per realizzare attività didattiche rivolte alle scuole.
La scoperta
«La presenza delle api risale al 2019 – racconta Paola Fanchin, coordinatrice pedagogica di asili nido e scuole materne comunali –. Venni contattata dal Rossini, poiché ovviamente c’era il timore che gli insetti fossero pericolosi per i bambini. Mi recai sul posto con un collega dell’area tecnica che è anche apicoltore, il quale immediatamente intuì che si potesse trattare di animali “speciali”».
Venne coinvolto il Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, il principale ente di ricerca dedicato alle filiere agroalimentari vigilato dal Ministero delle Politiche agricole), che confermò: era effettivamente una tipologia di api rarissima.
Le api
Anthophora plumipes è la specie in questione. «Sono api selvatiche, innocue per l’essere umano a meno che non si vada a schiacciarle con le dita – spiega Fanchin –. Nidificano sottoterra e vivono al massimo venti giorni. Sono insetti che un po’ “ci rappresentano”: ognuno ha una propria “casa” e pensa alla propria prole. Non vivono nell’alveare tipico delle api che conosciamo tutti, ma in delle specie di “villette a schiera”, con un’ottima convivenza reciproca».
I nidi si trovano in una serra dismessa adiacente al lato settentrionale dell’edificio. L’aridità causata dalla copertura in vetro ha creato le condizioni ottimali per la nidificazione e, allo stesso tempo, i vetri parzialmente danneggiati consentono alle api di muoversi verso l’estero.
«A quanto pare – spiega ancora Fanchin – hanno trovato nei paraggi dei fiori “a calice”, come quelli delle bocche di leone, per intenderci, che rispondono al loro bisogno».
La coordinatrice pedagogica sottolinea che «la particolarità sta nel fatto che abbiano trovato uno spazio in ambito cittadino. È molto raro, speciale».
Tra l’altro, durante un sopralluogo effettuato nella struttura di via Salgari dai collaboratori tecnici del Crea insieme ai rappresentanti del servizio veterinario di Ats Insubria e del Comune, sono stati trovati anche alcuni esemplari di un gasteropode - una specie di chiocciola - protetto dalla normativa europea e regionale. «Questa serra è proprio da proteggere», chiosa Fanchin.
Il progetto
Gli esperti del Crea, considerando che il sito di nidificazione in ambiente urbano costituisce un elemento di pregio per la conservazione della biodiversità e per il servizio di impollinazione svolto dalle api, ne raccomandano la tutela.
Il Comune si sta muovendo in questa direzione. «È stato coinvolto un docente di biologia, esperto in progettazione di percorsi didattici, che sta stendendo un’attività ad hoc», afferma l’assessore alle Politiche educative Daniela Cinzia Cerana.
L’esponente di giunta fa notare che «il nido Rossini ha un’entrata secondaria ed è strutturato in maniera tale da consentire la creazione di un’area separata che può essere visitata senza andare a disturbare i bambini».
Una volta definito il percorso didattico, coinvolgendo chi di dovere, «ci rivolgeremo agli stakeholder per finanziare il progetto». L’obiettivo è quello di intervenire in maniera importante sulla sistemazione dell’edificio. «I bandi attualmente esistenti non comprendono questa possibilità – precisa Cerana –. Ma rimane un’occasione da non perdere, andando a riqualificare quantomeno la parte esterna della struttura. In qualche modo bisognerà intervenire sulla serra, senza ovviamente intaccare l’habitat che si è creato».
L’obiettivo, dunque, è realizzare percorsi didattici per gli alunni delle scuole della città. Il sogno, invece, è la stesura di una tesi di laurea con la facoltà di Scienze naturali.