Politica - 22 gennaio 2022, 11:45

IL MIO PRESIDENTE/ Quirinale, la terza volta di Maria Chiara Gadda

La deputata di Fagnano, oggi esponente di Italia Viva, partecipò alla storica rielezione di Napolitano in un momento di profonda difficoltà per la politica: «Un’esperienza per certi aspetti drammatica», ricorda. Più serena la scelta di Mattarella. Ora bisogna indicare il suo successore. Tra i tanti scenari possibili, Gadda ha una certezza: che sia a Palazzo Chigi o al Quirinale, «non possiamo permetterci di perdere Draghi in questo momento»

L'onorevole Maria Chiara Gadda

L'onorevole Maria Chiara Gadda

Ci siamo. Lunedì, con la prima “chiama”, inizieranno le operazioni di voto per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Per Maria Chiara Gadda, deputata di Fagnano Olona esponente di Italia Viva, si tratta della terza votazione. La prima, nel 2013, con la storica rielezione di Giorgio Napolitano, in un momento di profonda difficoltà per la politica. «Un’esperienza per certi aspetti drammatica» per l’allora 33enne neoparlamentare. Più serena, due anni più tardi, la scelta di Sergio Mattarella. Ora occorre trovare il suo successore: «Tanti scenari sul tavolo. Quello che non auspico – afferma Gadda – è non avere Mario Draghi né come presidente del Consiglio né come presidente della Repubblica».

La rielezione di Napolitano: «Eravamo sulle montagne russe»

«Ho vissuto queste tre esperienze in modo molto diverso – racconta Maria Chiara Gadda –. Tre contesti diversi dal punto di vista politico, con maggioranze e situazioni differenti, sociale ed economico per il Paese. Ma anche sotto il profilo personale, con una consapevolezza diversa del momento: l’esperienza e il percorso fatto incidono nella percezione e nella capacità di interpretare i passaggi».

Nel 2013, Gadda era una giovane deputata del Partito Democratico. Dalle elezioni, quelle del boom del Movimento 5 Stelle, non era emersa nessuna maggioranza. Le difficoltà del Pd di Pier Luigi Bersani, già colpito dal risultato del voto diverso dalle attese, esplosero proprio durante le votazioni per il Quirinale.
Prima l’esito fallimentare della candidatura di Franco Marini, poi la clamorosa mancata elezione di Romano Prodi, con la “congiura” dei 101, porteranno alle dimissioni di Bersani.

«Ho vissuto in maniera anche lacerante quel periodo, in cui il centrosinistra con Bersani era andato oggettivamente in cortocircuito – ricorda Gadda –. Fu una fase difficile da comprendere e da gestire anche per la tensione tangibile che c’era nel Paese. C’era un clima difficile e da giovane deputata è stata un’esperienza drammatica per certi aspetti».

«Ho affrontato momenti di spaesamento – ammette – davvero difficili per i passaggi, le riunioni e la gestione che il mio partito di allora aveva tenuto in quella fase. Eravamo sulle montagne russe. A un certo punto era difficile capire dove si stesse andando a parare».

Alla fine, la politica si aggrappò all’88enne Napolitano. «Fu necessario il suo atto di grandissima generosità per salvare la situazione. Ricordo bene l’intervento in aula a Camere riunite del presidente eletto che sferzò i partiti e tutti noi con la cenere in capo».

Diverso, due anni dopo, il clima che ha caratterizzato l’elezione di Sergio Mattarella. Il presidente del Consiglio era Matteo Renzi, che Gadda avrebbe poi seguito in Italia Viva.
«Mattarella è stato in questi mesi una guida importante anche dal punto di vista emotivo – sottolinea la deputata –. Un riferimento per le persone in un momento in cui davvero la pandemia ci aveva messo davanti uno scenario inesplorato sotto tutti i punti di vista».

La pandemia, Renzi, Draghi

Lunedì inizierà la votazione, con il grande rito laico condizionato dall’emergenza sanitaria.
«Oggi affrontiamo una pandemia e stiamo sperimentando una maggioranza ampia, che va dalla Lega a Leu, con dentro il Movimento 5 Stelle», osserva Gadda.
Che aggiunge: «Il presidente della Repubblica non può essere chiunque. Ciò non significa mettere dei veti sull’uno o sull’altro, ma sicuramente deve essere una personalità con una credibilità interna al Paese e internazionale e con la capacità politica di avere il polso della situazione nei periodi difficili.
Lo ha fatto Napolitano in quel momento, lo ha fatto Mattarella durante la pandemia. Quello del presidente della Repubblica è un ruolo istituzionale, di arbitro, ma c’è anche un ruolo importantissimo di gestione di situazioni delicate, di emergenza, di crisi».

Il nome pubblicamente più dibattuto, finora, è stato quello di Silvio Berlusconi. «Sicuramente il centrodestra, che ha tutto il diritto di presentare un nome, si è incartato su quello di Berlusconi che ha aperto un dibattito al loro interno. Credo si debba superare quella fase, anche perché le giornate scorse fatte di telefonate alla ricerca dei numeri non sono state utili o edificanti – afferma la deputata –. Dall’altro lato bisogna lavorare in modo costruttivo per trovare una figura che possa essere condivisa da un’ampia maggioranza, se possibile almeno da quella che sostiene il governo».

Gadda non si sbilancia su una sua “preferenza”: «Sul tavolo di nomi ce ne sono tanti, da Cartabia ad Amato a Casini a Pera. Spero che con responsabilità prevalga una figura che possa essere davvero garante della Costituzione e soprattutto dell’unità del Paese, un aspetto cruciale durante una pandemia».

Nei momenti cruciali di questa legislatura – il passaggio dal governo gialloverde a quello giallorosso e l’approdo di Draghi a Palazzo Chigi – il leader di Italia Viva Renzi ha sempre giocato un ruolo da protagonista.
Sarà così anche per questa partita? «Sono certa che noi faremo la nostra parte con responsabilità, mettendo davanti a tutto l’interesse del Paese – assicura Gadda –. Pur avendo numeri inferiori rispetto ad altri gruppi, Italia Viva e Matteo Renzi daranno ancora il loro contributo. Non ci tiriamo indietro».

Tra i nomi per il Colle c’è anche quello di Draghi. Dopo aver partecipato alla rielezione senza precedenti del capo dello Stato, Gadda potrebbe quindi prendere parte a un altrettanto inedito passaggio diretto da Palazzo Chigi al Quirinale.
«Draghi è una personalità con un percorso e una credibilità che gli consentono di fare “quello che vuole” – sostiene la deputata –. È un ottimo presidente del Consiglio, è stato fondamentale per avere le risorse europee per il Pnrr, e sarebbe anche un ottimo presidente della Repubblica. Certo è che poi bisognerebbe gestire contestualmente la transizione. E qui ci sono diversi scenari: c’è l’ipotesi elezioni, c’è l’ipotesi di un governo politico con i leader dei partiti, c’è l’ipotesi di un governo con una maggioranza diversa, oppure quella di continuare con questa maggioranza e portare a termine il mandato che ci siamo dati».

Di certo, «l’unica cosa che non auspico è non avere Draghi né come presidente del Consiglio né come presidente della Repubblica. Quindi con lui non bisogna sbagliare: se il suo nome sarà sul tavolo, non dovrà essere bruciato. Non possiamo permetterci di perderlo in questo momento storico».

Riccardo Canetta


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