«La bolletta è passata da 4.800 a 7.400 euro in due mesi. Com'è possibile? Mica è agosto, con i condizionatori accesi... Intanto dal 20 dicembre è cambiata l’atmosfera, quante disdette…». A parlare è Gino Savino, titolare della pizzeria Capri e fiduciario della Federazione italiana pubblici esercizi a Busto Arsizio. Una situazione però diffusissima, in tutto il territorio e non solo.
Il caro corrente colpisce tutti, ma i ristoranti e le pizzerie pagano un prezzo particolarmente elevato: rincari dal 30% a fino oltre il 50%. Incassando oltretutto meno, con la quarta ondata che ha visto i locali aperti, sì, rispetto all'anno precedente, ma ha anche registrato sempre meno clienti nel clima di paura che si è creato. Intanto aumentano tutte le materie prime, dai latticini alle farine: «Dovremo aumentare i prezzi» osserva Savino. E bisogna farlo capire alla clientela, con tutti i problemi del caso.
Un anno fa, ci si lasciava alle spalle le chiusure e si ripartiva con entusiasmo (LEGGI QUI): sembra passato in realtà un secolo. Oggi regnano la preoccupazione e il disagio nel far tornare i conti e in diversi hanno approfittato di questo periodo poco vivace per usare un eufemismo, chiudendo per ferie: almeno si limitano i costi. Gli aiuti dallo Stato? Qualcuno è riuscito anche a riceverne di significativi, ma rappresentano gocce rispetto a ciò che si è perso, sottolinea Savino.
La pizzeria "Capri" è una realtà storica e ha vasti spazi: «Ora sto anche valutando se avviare altre attività in alcune sale - spiega Savino - Speriamo che il Governo intervenga sul caro energia. Una bolletta di 7.400 euro lo scorso mese, non si riesce a capire. Il mese prima 6.300 euro. Prima erano circa 4.800 euro... Ci auguriamo che la situazione rientri, non si può andare avanti così. Non siamo in estate appunto con i condizionatori accesi». Quando verrà il grande caldo, ci sarà da tremare: alla prospettiva delle bollette, però. «E saremo costretti anche a spegnere dei frigoriferi» rileva Savino.
Le cifre raccontano un panorama drammatico: «Avevamo 23 dipendenti, oggi sono 12-13. Un mio cameriere, che svolgeva quest'attività da 20 anni, ha cambiato mestiere». Ha preferito, come tanti ormai, andare a lavorare nel manifatturiero, dove lo spettro delle interruzioni di attività è meno presente.
Il caro bolletta è il peso più drammatico in questo momento. Sull'altro piatto della bilancia c'è quella clientela scesa anche sotto il 30%: fino al 18 dicembre, le cose si erano riuscite a gestire, ma poi i numeri sono scesi con l'innalzamento di quelli dei contagi e delle quarantene, oltre alla non quantificabile paura. Intanto tra chi lavora o torna a lavorare, si fanno anche i tamponi per dare ulteriore sicurezza. Un altro costo da sostenere.